LA TENSIONE ALLA QUALITÀ E ALLA SUA ISTANZA, LA SALUTE

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amministratore della Casa Residenza Anziani Villa Giulia Srl, Pianoro (BO)

L’entusiasmo e la tensione non svaniscono con l’età, perché le età sono le età della vita, come lei ha constatato nel convegno “Seniores. L’età, il fare, la città” (Bologna, 27 settembre 2022). In particolare, la tensione, termine spesso tradotto con l’accezione negativa di stress, è imprescindibile dalla vita, è la tensione pragmatica verso il valore. Questa tensione è la forza che non si esaurisce e lei, i suoi soci e i collaboratori ne date prova ciascun giorno nella vostra Casa di Residenza per Anziani, Villa Giulia. In che modo lei constata l’entusiasmo e la forza come inesauribili nel suo progetto?

L’entusiasmo è strettamente legato alla forza, per me è sempre stato la condizione per fare, per proseguire nelle difficoltà e, soprattutto, mi ha sempre consentito di lanciare nuove scommesse e di raggiungere nuovi traguardi. Se manca entusiasmo manca anche la forza: senza l’entusiasmo come condizione della vita svanisce tutto.

Inoltre, l’entusiasmo non interviene all’improvviso, ma nasce giorno per giorno: man mano che facciamo qualcosa cogliamo l’occasione per fare altre cose nuove. Nel mio caso, per esempio, l’entusiasmo mi consente di accettare la trasformazione che interviene quando si presentano opportunità che contribuiscono a migliorare Villa Giulia, tramite nuovi progetti e obiettivi. Da quarantacinque anni, cioè da quando abbiamo incominciato a lavorare nel settore, sono intervenute molte modifiche normative e sono state necessarie trasformazioni strutturali.

Senza entusiasmo non è nemmeno possibile crescere, soprattutto in un’attività come la nostra, un’attività di assistenza che si rivolge a uomini e donne delle cosiddette terza e quarta età, che hanno necessità precise e che hanno ancora tanto da dare e da cogliere della vita. A me accade che l’entusiasmo si alimenti anche ascoltando, per esempio, il racconto della loro vita, in cui emerge quanto ciascuno abbia costruito lungo il proprio percorso e che, attraverso la testimonianza, oggi dona alle nuove generazioni. Devo dire che non mi sono mai stancata di questo entusiasmo ed è una cosa molto bella. Comunemente si pensa che l’entusiasmo si possa affievolire con l’età e invece non è così, perché è come una fiammella che si rinnova giorno per giorno.

Nel vostro settore è intervenuta una grande trasformazione dopo gli anni dell’emergenza da Covid-19. Come avete rilanciato?

Sono sicura che l’entusiasmo sia alimentato anche dalla novità, dallo sviluppo di nuove attività, ma anche dai risultati, quelli ottenuti ti consentono di proseguire e ti spingono a creare nuove sinergie e opportunità. Quindi, l’entusiasmo racchiude in sé un mix di componenti. Dopo gli anni del Covid sono cambiate molte normative per l’amministrazione delle RSA, con un carico di prescrizioni ulteriori, talmente numerose che talvolta non sappiamo nemmeno quali siano i risvolti dell’applicazione di alcune di esse. Il Covid è stata un’esperienza unica e, spero, irripetibile, ma nel dramma, comunque, non è mai mancato l’entusiasmo per l’avvenire. La pandemia non ha inciso sull’entusiasmo che ti permette di constatare l’avanzamento delle cose che stai facendo. Questo è avvenuto anche quando alcuni dei nostri residenti venivano colpiti dal Covid: noi proseguivamo a curarli con entusiasmo, cercando di alleviarne le sofferenze e moltissimi degli oltre cento residenti sono guariti. Nonostante la malattia, l’entusiasmo non ci impediva di far tornare ciascuno di loro agli appuntamenti della giornata e della vita. Un aneddoto di quegli anni da cui trarre lezione è il caso della signora Giulia Buson, che compirà centotre anni a settembre, la quale aveva chiesto che le fosse affiancata la “dama di compagnia” per riuscire a guarire dal Covid, nonostante fosse già quasi del tutto autosufficiente. Lei aveva inteso qualcosa della tensione della parola e si era accorta che trovava ulteriore forza in un dispositivo con un’altra signora che aveva il compito di dedicarle ulteriore attenzione: ecco perché non chiedeva un’“infermiera” ma la “dama di compagnia”. Anche se aveva un’accezione sociale, oggi possiamo dire che compito delle dame di compagnia era quello di proseguire un dispositivo di parola con le nobildonne delle corti europee. La signora Buson ha colto l’importanza di questo dispositivo, perché parlando noi viviamo e, anche oltre i cento anni, non perdiamo l’entusiasmo della vita.