DOVE C’È FARE C’È VITA
Il 20 novembre scorso si è svolta l’annuale sfilata di alta moda promossa dalla direzione di Villa Giulia, in cui, per l’occasione, i residenti costituiscono la giuria, con il compito di votare l’abito più bello. Com’è nata questa idea?
Abbiamo incominciato circa tre o quattro anni fa e quest’anno abbiamo
intitolato la sfilata “OSS, modelle per un giorno”. Questo progetto, che è
stato sospeso negli anni scorsi a causa del Covid, vede impegnato il personale
di Villa Giulia insieme ai residenti. La prima sfilata si è svolta con abiti da
giorno, la seconda con modelle che indossavano abiti lunghi e accompagnate da modelli
in smoking, in tight, in abito scuro e da cerimonia. La particolarità di questa
sfilata è costituita dalle modelle, che sono le collaboratrici di Villa Giulia, ossia le nostre impiegate,
le OSS e una cuoca, oltre alla direttrice (che sono poi io). Non è mancato il
tappeto rosso che attraversava tutta la promenade all’interno di Villa Giulia e
le residenti, vestite in abiti eleganti, truccate e profumate, hanno composto
la giuria che ha votato l’abito più bello.
Un progetto di questo genere è una novità assoluta nel settore. Mettersi in
gioco con abiti insoliti è come indossare un’altra maschera, si tratta quindi
di un approccio non medicalizzante, ma proprio del gioco. I componenti della
giuria, i residenti, hanno partecipato accomodati come sui divani di un
atelier, per un giorno hanno lasciato la sedia a rotelle. Ma la novità di
quest’anno è stata la special guest: Nonna Rock. Emilia Mascolo è nota al
pubblico televisivo come Nonna Rock, perché ha partecipato a “The Voice Senior”. La serata si è conclusa con un brindisi, che abbiamo
chiamato un verre d’amitié, un bicchiere dell’amicizia, fra i residenti, le
modelle e i modelli.
Villa Giulia è salita agli onori delle cronache anche perché i suoi residenti hanno partecipato ad alcune opere di beneficienza, producendo bellissime borse in maglia, oltre alle Pigotte...
Esattamente e, proprio poche settimane fa, abbiamo ricevuto anche il premio
dall’UNICEF. Un giorno alla settimana, spesso il venerdì, i nostri residenti
producono in laboratorio le Pigotte (le cosiddette bambole di pezza). Tutti i
residenti contribuiscono alla riuscita di questo progetto, lavorando in gruppo
e ciascuno a suo modo: chi fa i gomitoli, chi attacca i capelli, chi cuce le
formine, chi veste le bamboline. Poi, le Pigotte sono donate all’UNICEF, che
dalla vendita ricava i fondi per aiutare i bambini che vivono in paesi in
guerra o per pagare le vaccinazioni anti-poliomielite ai bambini di alcune regioni africane.
Fra gli altri progetti, ha riscosso grande apprezzamento la produzione di
ponchos, di borse e mantelle con lavorazioni all’uncinetto. L’idea è venuta perché
ci siamo chiesti cosa potevamo fare per esempio con la lana donata dai parenti
di nostri ospiti. Alcune residenti erano capaci di lavorare all’uncinetto e con
gli avanzi abbiamo incominciato a tessere la classica coperta della nonna,
riciclando lana dai colori bellissimi (oltre a fare beneficenza siamo anche sostenibili).
Abbiamo già venduto moltissime borse, donando il ricavato al Piccolo Principe,
una casa-famiglia di Granarolo (BO), che accoglie ragazzini disagiati e
genitori in difficoltà.
Queste iniziative premiano l’ingegno dei vostri
residenti. Quali sono gli effetti di cura che lei ha constatato?
Di per sé l’aspetto sanitario non basta, anche se non può mancare. Nella mia esperienza ho constatato che la vita finisce nell’istante in cui ci si abbandona. Nel momento in cui l’anziano decide di interrompere la vita, il decadimento è inarrestabile, quindi non è una questione meramente fisica. La vita non deve essere una limitazione del fare, quindi un’umiliazione. Dove c’è fare c’è vita e Villa Giulia è per la vita.