GLI ANNI VERDI DI VILLA GIULIA
L’aumento dei costi dell’energia e l’incremento delle varianti da Covid non hanno impedito a tanti imprenditori di proseguire nella propria scommessa. Nella vostra struttura, Villa Giulia, la difficoltà ha favorito occasioni d’invenzione per il rilancio del vostro progetto. Ne è un esempio l’inaugurazione del “Boschetto dei centenari”, che arricchisce il giardino della Villa e dove ciascun centenario viene salutato con la nascita di un nuovo albero, l’albero della vita. È un modo per dire che anche a cento anni la vita resta una questione aperta…
Il compleanno dei cento anni di una nostra residente, che si è svolto in gennaio scorso, è stata l’occasione per creare il “Boschetto dei centenari”. In questo momento, nella nostra struttura sono “nati” quasi quattro centenari e nel nostro boschetto abbiamo piantato un albero per ciascuno. In questa occasione, abbiamo saputo anche che il Comune di Pianoro usa piantare un albero quando nasce un bambino e trovo molto bello questo tipo di progetti, perché mette in evidenza il tempo che non finisce, sia per il bambino sia per l’anziano.
Dovremmo cancellare dal vocabolario parole come “ospizio”, perché appartengono alla mentalità del secolo scorso. Oggi esistono strutture residenziali specifiche per i bisogni degli anziani. Come portiamo i bambini all’asilo e alla scuola materna perché offrono competenze specifiche rispetto ai loro bisogni, così gli anziani arrivano nelle strutture come la nostra perché ricevono tutto ciò di cui hanno bisogno.
Voi avete sempre preferito all’uso indiscriminato di farmaci l’avvio di nuovi progetti che stimolano l’attività dell’anziano, sia fisica sia intellettuale…
L’età media dei residenti di Villa Giulia è di circa 87 anni, di cui 95% donne e 5% uomini. Quest’innalzamento dell’aspettativa di vita implica un iter di vita a più lungo termine, ma anche l’esposizione a un deterioramento cognitivo maggiore. L’incidenza dell’Alzheimer, per esempio, è diventata rilevante soltanto negli ultimi decenni. Abbiamo constatato che l’utilizzo di farmaci negli anziani ricoverati è sempre più frequente fino a rasentare l’abuso. Gli anziani che vivono in casa, per esempio, sono frequentemente affidati a badanti spesso prive di competenze farmacologiche e sanitarie, abituate a somministrare farmaci per quietare i disagi dei loro assistiti.
Purtroppo, l’abuso dei farmaci è molto diffuso ed è veramente deleterio. In questi casi, la condizione di sedazione dell’anziano, per esempio, comporta che stazionino più spesso a letto, che mangino e bevano poco, e che, a causa del movimento ridotto, siano più esposti a lesioni da decubito, aprendo la strada a patologie aggiuntive. Certamente, se l’anziano è sedato e allettato, occorrerà disporre di un numero ridotto di personale assistenziale. Ma la qualità di vita dell’ospite sarà incomparabilmente differente se promuoviamo fino all’ultimo giorno di vita le capacità dei nostri anziani, anche quelle residue.
Per queste considerazioni, nella nostra struttura preferiamo utilizzare terapie non farmacologiche, quali la terapia occupazionale, la ginnastica in acqua e la creazione di laboratori a cui l’anziano possa partecipare. Peraltro, abbiamo cura di diversificare le attività dedicate agli ospiti residenti, perché per esempio non tutti amano leggere il giornale, guardare la televisione o ascoltare la musica. Per ciascuno di loro predisponiamo progetti personalizzati, ecco perché, nel momento in cui si presentano i disagi tipici dell’età, cerchiamo di capire come intervenire di concerto con il nostro geriatra, che ha competenze specifiche nelle malattie della terza e della quarta età.
Quali suggerimenti lei può dare al legislatore per intervenire in modo efficace nel settore?
L’anziano è spesso relegato al comparto sanitario, perché è considerato non più utile economicamente alla società. La mia esperienza di quarantuno anni nel settore mi conferma che questo approccio è sbagliato. In Giappone, per esempio, dove mi sono recata per uno Study Tour riguardante le strutture per anziani e da cui ho tratto spunti innovativi per la mia attività, all’anziano sono assicurati il massimo accudimento e la massima valorizzazione. Prima della fase Covid, nella nostra struttura abbiamo promosso scambi generazionali fra i nostri anziani e i bambini dell’attiguo asilo: i bambini non vedevano le sedie a rotelle, per esempio, e sembrava quasi che gli uni e gli altri traessero da questo incontro un’occasione di rilancio della vita. Domani, quei bambini saranno uomini e donne che costruiranno un’altra civiltà, grazie anche a incontri come questi.