LA TERZA ETÀ: L’ETÀ DELLA GIOIA

Qualifiche dell'autore: 
amministratore della Casa Residenza Anziani Villa Giulia Srl, Pianoro (BO)

Durante i primi mesi della pandemia da Covid-19, l’OMS ha lanciato l’allarme sul numero elevato di decessi fra gli anziani residenti nelle case di cura dei paesi europei e anche in Italia è stata confermata questa tendenza. Tuttavia, l’Italia, che secondo Eurostat resta il paese con la maggiore percentuale di anziani in Europa (con una previsione di aumento nel 2050 da un quinto a un terzo della popolazione), è anche il paese con la migliore qualità della vita per l’anziano, grazie alla sua antica tradizione di accoglienza e ospitalità. Basti pensare che paesi extra UE stanno investendo nell’acquisto di case di cura e luoghi di riposo e ristoro per i propri anziani più abbienti. La vostra CRA, Villa Giulia, è un esempio di eccellenza nel panorama nazionale e internazionale. Ma come avete gestito l’emergenza sanitaria? Occorre distinguere la RSA, Residenza Sanitaria Assistenziale, che ha una più marcata assistenza sanitaria, dalla CRA, Casa Residenza per Anziani, come siamo noi. I nostri ospiti, quindi, sono residenti in una struttura che è come una casa. Ma la nostra potrebbe essere intesa anche come una piccola città del secondo rinascimento, dove si svolgono attività e iniziative differenti e varie. Questo è sempre stato lo stile di Villa Giulia, nata nel 1986 dalla scommessa di mia madre, che aveva il progetto di rilanciare la cosiddetta terza età come età della gioia – anche se noi possiamo dire di avere accolto anziani alla soglia della “quarta” età. All’interno di Villa Giulia, quindi, riusciamo a garantire i servizi assistenziale, alberghiero, medico e infermieristico, fisioterapico e anche di animazione occupazionale.
Anche noi siamo stati investiti dalla pandemia, alla fine del 2020, ma siamo riusciti a gestire l’emergenza senza ricorrere all’intervento della Protezione Civile, come invece è accaduto in altre strutture. La nostra forza non è stata soltanto quella di avere collaboratori molto scrupolosi e residenti che si sono attenuti alle indicazioni, ma anche avere instaurato negli anni dispositivi di amicizia. È necessario, quindi, incominciare a ribadire che le strutture di assistenza e residenza per anziani non sono luoghi di morte.
Lo testimoniano i nostri anziani. 105 anni è l’età di una residente che è guarita brillantemente dal Covid, mentre risiedeva in Villa Giulia. 101 anni è invece l’età di un’anziana insegnante che ha contratto il Covid. Diceva di non riuscire a fare niente da sola, perché era impossibilitata a muoversi a causa del Covid e ha chiesto l’affiancamento della dama di compagnia.
È stata l’occasione per lei di avviare un ulteriore dispositivo di parola per affrontare anche questa prova. Siamo riusciti a superare l’emergenza e abbiamo continuato con l’attività di screening di tamponi periodici, assicurando il vaccino a tutti, compresa la direzione della società.
La parola “anziano” non include più soltanto la terza età, ma anche la quarta età. Questi residenti vivono bene perché sono impegnati in iniziative differenti e varie, e non hanno bisogno di terapia farmacologica particolare.
Da noi, addirittura, si studia l’inglese al sabato mattina. Abbiamo progetti dedicati a ciascun ospite, quindi non soltanto a gruppi. Nella nostra residenza, la varietà di progetti assicura la vita differente, perché non si tratta solo di far trascorrere le ore della giornata. Ciascun giorno è scandito da appuntamenti diversi, al mattino e al pomeriggio. Non invece alla sera, perché i residenti hanno l’esigenza di andare a letto presto, altrimenti organizzeremmo qualcosa anche nelle ore serali. Al mattino, l’animatore legge il quotidiano e intrattiene attività occupazionali insieme agli ospiti. Sette anni fa circa, abbiamo avviato il progetto di confezionare le Pigotte per l’UNICEF, tradizionali bambole di pezza. Per molti dei residenti è l’occasione di ricordare la propria infanzia. Inoltre, facciamo teatro, comunicazione e giornalismo, e la R.O.T., la terapia di orientamento allo spazio e al tempo, per contrastare il deterioramento cognitivo. Per quanto riguarda i nostri collaboratori, invece, abbiamo costituito un gruppo wellness: ciascun martedì e giovedì la nostra direzione ha avviato un progetto di welfare aziendale, instaurando un rapporto di collaborazione con una coach per l’attività fisica nella nostra palestra. In settembre scorso il gruppo welness ha partecipato alla Maratona Alzheimer di Cesenatico e alla Race for the cure per la lotta ai tumori del seno, che si è svolta a Pianoro, dove abbiamo la sede. La nostra vita è un po’ diversa dalle altre CRA, perché è varia. Attualmente, stiamo preparando un saggio di danza con il gruppo wellness e le residenti, dal momento che anche loro tutti i giorni fanno un tipo di ginnastica dolce.
È bellissima questa integrazione fra le attività dei residenti e quelle degli operatori.