COME L’ALTO RENO TERME HA SCONFITTO IL CORONAVIRUS
Mentre il turismo in Italia è fra i settori che più hanno
risentito dell’emergenza da Covid-19, l’Appennino tosco emiliano ha registrato
un aumento esponenziale di richieste di acquisto e affitto di case, in particolare
nelle aree di Porretta Terme e Granaglione. Il dato in costante crescita è anche
frutto della politica di rilancio e comunicazione della sua amministrazione, incominciata
negli ultimi anni, quindi già prima della pandemia. In quali modi siete intervenuti
per rispondere all’emergenza di questo coronavirus? Noi siamo abituati a
camminare e a muoverci molto di più rispetto a chi vive nelle città. Sottrarre
le persone in maniera forzosa a questa libertà e distoglierle da questa
abitudine durante il lockdown è stato traumatico. Nel nostro municipio abbiamo
organizzato il lavoro dei vari uffici ricorrendo il più possibile allo smart
working, cioè al telelavoro, fornendo ai dipendenti l’attrezzatura idonea per
lavorare da casa. Ma abbiamo anche deciso che nel palazzo municipale fosse
assicurata la presenza di uno o due dipendenti per ciascun piano, in modo da
rappresentare i vari settori. Per quanto riguarda la Polizia Municipale,
l’ufficio più vicino alle necessità dei cittadini, abbiamo preteso che restasse
aperto con un numero telefonico specifico per l’emergenza, cui risponde sempre un
agente. Abbiamo svolto anche un controllo abbastanza attento del territorio che
ci ha permesso di registrare, fino ad ora, soltanto una decina di casi d’infezione.
Forse siete stati favoriti anche dalla qualità del vostro
microclima… La qualità dell’aria nella nostra valle è già di per sé
curativa. Proprio l’aria salubre ha impedito alla pandemia di estendersi fino
alle nostre aree.
L’emissione di ossigeno da parte di una quantità notevolissima
di piante, infatti, unita alle acque termali, specifiche per la salute di
polmoni, fegato e di tutti i nostri organi vitali, ha contribuito a preservarci
dall’infezione.
Ecco perché oggi la qualità dell’aria della nostra valle è
un valore aggiunto da proporre a chi abita in città, per trovare ristoro e per
ossigenare il corpo, anche soltanto per una giornata.
Il fatto che qui non sia avvenuta la diffusione del virus,
salvo qualche raro caso importato dalle città, potrebbe derivare dal modo di
vivere all’aria aperta dei nostri cittadini. Essi hanno la possibilità di
respirare una concentrazione di ossigeno maggiore rispetto a quella di chi
abita in città.
Grazie alle grandi estensioni delle aree boschive dell’Alto
Reno Terme, infatti, le polveri sottili da noi praticamente non esistono. Del
resto, l’area di Granaglione (ora Alto Reno Terme, n.d.r) è considerata la più
verde d’Europa, tenendo conto della densità di abitanti.
Quali sono state le richieste principali dei cittadini? Nella
prima fase dell’emergenza le mascherine non erano reperibili, né in farmacia né
in altri punti vendita.
La nostra funzione era indicare dove si potessero trovare e
poi noi stessi abbiamo acquistato e distribuito settemila mascherine, di cui
una minima parte proveniente dalla Protezione civile, attraverso i volontari
delle associazioni che hanno imbustato ciascuna di esse in contenitori asettici.
Un altro tipo di richieste per ottenere un sostegno economico
sono state espresse da molte famiglie. Abbiamo provveduto allora a distribuire
buonispesa, organizzando un’altra forma di aiuto: il famoso carrello per la
“spesa sospesa”, posto all’ingresso dei supermercati o al termine del percorso
di acquisto.
Ciascuno poteva deporvi come donazione alimenti o altri
prodotti acquistati, che poi erano confezionati in sacchetti di spesa e
consegnati agli indigenti. Abbiamo raccolto molte donazioni di prodotti
alimentari e siamo rimasti piacevolmente sorpresi della generosa risposta
ricevuta. I buoni spesa sono stati realizzati con dei buoni a prova di
contraffazione, che abbiamo fatto consegnare dai volontari alle tante famiglie
di richiedenti.
Ringrazio in modo speciale i volontari che hanno dimostrato
grande partecipazione e senza i quali la gestione dell’emergenza sarebbe stata assai
problematica. Fra le moltissime associazioni di volontariato un ringraziamento sentito
va al Lions Club Porretta Terme-Alto Reno e al Club Alpino Sezione di Porretta
Terme, che ci hanno aiutato a confezionare i sacchetti con le mascherine. Il
grande lavoro di solidarietà ci fa sentire orgogliosi di avere cittadini di
questo tipo.
Quale immagine porterà con sé di questi ultimi mesi? Io
arrivavo nel palazzo comunale alla mattina alle nove circa e tornavo a casa
intorno alle diciannove. Di tanto in tanto compivo un giro per le strade, in
modo da controllare la situazione in paese, e sono rimasto colpito dalla grande
responsabilità dimostrata dai concittadini durante i mesi più difficili del
lockdown. Vedere le vie di Porretta deserte, soprattutto nelle ore serali, mi
dava l’impressione di essere in un mondo irreale, pensando ai giorni prima
della pandemia, quando le strade erano frequentate e il paese era in festa.
Questa immagine è stata davvero impressionante. Sono tanti gli altri aneddoti
legati alla difficoltà di stare chiusi in casa che potrei raccontare. Un nostro
cittadino, per esempio, all’ora canonica delle 14.00, era uso aggirarsi per le
strade e, quando è stato fermato dai vigili urbani, ha affermato di non
resistere alla passeggiata lungo il suo fiume Reno.
Era disposto ad essere multato pur di non rinunciare alla
sua consueta passeggiata dopo il pranzo. Chi vive nel nostro Appennino è
abituato a camminare all’aria aperta, per questo è ancora più difficile che
accetti la reclusione in casa.
L’altro aspetto, che comunque non riguarda soltanto la
nostra comunità, riguarda i molti cittadini rimasti soli in età avanzata. Per
loro la situazione è stata più pesante, perché nella nostra comunità il bar è
ancora luogo di aggregazione in cui si è soliti ritrovarsi per chiacchierare
con gli amici. I vigili mi hanno raccontato di tanti casi di insofferenza alle
norme di contenimento, per questo spesso siamo intervenuti con comprensione.
L’amministratore deve saper gestire queste situazioni,
discernendo tra la violazione della legge e invece l’esigenza di libertà.
Siete riusciti a celebrare, seppure in forma ridotta,
anche il 25 aprile….
In questa occasione abbiamo ricevuto un messaggio di augurio
al popolo italiano e in particolare al nostro territorio da parte del
rappresentante in Italia del governo brasiliano, il colonnello André Luiz
Franco.
Ne siamo orgogliosi, perché con lui avevamo in programma d’inaugurare
il 25 aprile un monumento dedicato alla commemorazione della brigata brasiliana
della seconda guerra mondiale, la famosa FEB. Questa brigata aveva il quartiere
generale proprio qui a Porretta, in via Matteotti, in un albergo vicino alle
vecchie terme, dove abbiamo allestito uno spazio per collocare il busto del
generale Joao Batista Mascarenhas de Morais, l’ufficiale che aveva organizzato
la resistenza sulla Linea Gotica. Proprio in questa zona si sono tenuti diversi
combattimenti in cui sono morti molti militari brasiliani. Anche quest’anno, non
è mancata la corona deposta in memoria degli italiani e dei brasiliani che
hanno contribuito alla liberazione dell’Italia.
Dunque nel vostro Comune la vita non si è mai fermata,
anche nel periodo più virulento della pandemia. Ma ora, con la riapertura di
tutte le attività, siamo entrati in un altro tempo… Stiamo riprendendo i
progetti avviati, fra cui la valorizzazione della ferrovia Transappenninica.
Abbiamo raggiunto, infatti, l’accordo di programma con altre istituzioni, in particolare
la Città Metropolitana di Bologna, la Regione Emilia Romagna e la Regione
Toscana. Il coinvolgimento di queste istituzioni ha l’obiettivo di aumentare il
valore del progetto, promuovendo l’Appennino tosco emiliano. Prima del
coronavirus, infatti, avevamo pensato di valorizzare le opere infrastrutturali
di questa linea ferrata, inaugurata nel 1864, evidenziandone il valore
storico-architettonico e monumentale. Oggi, invece, l’esigenza è rivolta di più
alla qualificazione delle zone attraversate dalla linea ferroviaria, dunque
delle aree tra l’Emilia Romagna e la Toscana, caratterizzate da un tipo di
turismo lento. Cerchiamo di valorizzare questi angoli suggestivi che sono
sicuramente rigeneranti, come ha dimostrato la mancata diffusione del Covid-19,
ovviamente integrandoli con le proposte dell’enogastronomia, dei percorsi di trekking
e di quelli ciclabili.