COME AMMINISTRARE PER LA SALUTE
Dal 2016, a seguito della fusione di Porretta Terme e
Granaglione, il nuovo comune di Alto Reno Terme è diventato sempre più meta di
turismo e la sua amministrazione ha avviato un programma per valorizzare e
rilanciare le eccellenze culturali e del paesaggio. Fra queste spiccano la
combinazione vincente di aria, acqua, flora e fauna che rendono il soggiorno in
Alto Reno Terme un’occasione di ristoro per la salute, tanto che il nuovo comune
è stato classificato al secondo posto fra i vincitori del progetto europeo EDEN,
la più grande rete al mondo nel settore del turismo sostenibile, che decreta le
mete italiane paradisi del benessere, ovvero le destinazioni più salutari
selezionate dall’Europa con Mibact (Ministero per i beni e le attività
culturali e per il turismo), ed Enit (Agenzia nazionale italiana del turismo)… L’intenso
lavoro di equipe che abbiamo organizzato negli ultimi anni ci ha permesso di
raggiungere anche questo risultato, ottenuto dopo un attento esame effettuato
dal Comitato di Valutazione, composto da due rappresentanti del Dipartimento
del Turismo e di Enit. Il 9 gennaio scorso, quindi, siamo stati convocati a
Roma, nella sede del Mibact, per incontrare gli altri quattro comuni vincitori,
fra i trenta candidati al progetto che promuove il circuito Eden delle nuove località
salubri.
A proposito di salute, in che termini riscontra una
questione di salute nella sua pratica di sindaco? Oggi è diffusa
l’abitudine alla polemica sulla politica, ecco perché per un amministratore
pubblico diventa veramente importante mantenere occasioni di parola con i
cittadini. In questo modo ci rendiamo conto di come viene recepito il nostro
operato.
Mantenere sempre la porta aperta, però, è estremamente
faticoso. Faccio il sindaco da trentaquattro anni ed è molto cambiato il modo
di porsi del cittadino rispetto alle problematiche della città: negli anni
ottanta, aveva maggiore fiducia nelle istituzioni, oggi è più spregiudicato,
anche perché utilizza mezzi di comunicazione che gli consentono di commentare in
modo diretto e immediato informazioni in ogni ambito, attraverso il web. Venti
o trent’anni fa era più semplice amministrare perché ci si confrontava spesso
attraverso i consigli di frazione, che oggi è più difficile utilizzare, anche
perché i cittadini partecipano sempre meno.
Il disinteresse è diffuso sia nelle zone di provincia sia
nei paesi e nelle città ed è favorito anche dalla delega, che è intesa come
deresponsabilizzazione, per cui è scontato criticare il proprio rappresentante,
mentre nelle piazze si svolgono manifestazioni di protesta.
Sempre più spesso i manifestanti si trovano nelle piazze
spinti dalla paura più che dall’esigenza di un dibattito costruttivo, impedito
dal “botta e risposta” o dagli slogan diffusi sui social, in cui proliferano anche
monologhi polemici.
Lei svolge l’attività di amministratore dagli ultimi anni
del Novecento, proseguendo nei primi vent’anni del Duemila fino a oggi. Quali
sono le differenze che coglie nelle istanze dei cittadini? Negli anni
ottanta, le richieste principali da parte dell’amministrato erano rivolte all’ottenimento
di servizi adeguati e qualificati. La funzione dell’amministrazione era quella
di garantire alla comunità i servizi pubblici nella loro articolazione più
ampia.
Oggi, invece, la modalità di rivolgersi alle istituzioni è
quella della predica e della pretesa senza criterio. L’amministratore è
contestato a priori e sulle questioni più disparate: dalla carta abbandonata
sulla strada, al ritardo del treno, al tempo di attesa nella fila per
l’espletamento di un servizio è sempre colpa dell’amministrazione pubblica.
Manca l’accortezza di discernere quali siano le responsabilità.
Fino a qualche decennio fa, inoltre, le limitazioni
finanziarie conseguenti alla strategia di finanza derivata, secondo cui lo
stato erogava le risorse e le ripartiva a seconda della dimensione e
dell’ubicazione del comune, esigevano che quasi tutto il bilancio comunale
fosse redatto sulla base di trasferimenti perequativi da parte dello stato
parametrati alle dimensioni e alla popolazione del comune.
Oggi, invece, con l’autonomia impositiva, le imposte dirette
(come ICI e Addizionale Comunale Irpef) sono le principali fonti di
finanziamento comunali. Da questo si capisce la differenza di gettito fiscale
fra i diversi comuni di pianura, di valle e di montagna, in particolare nella provincia
di Bologna. Negli anni ottanta c’era una tutela attraverso coefficienti di compensazione
per queste zone meno ricche, mentre ora è rimasta soltanto una sorta di
perequazione da parte dello stato nei confronti dei piccoli comuni che non
hanno la possibilità di sostenere la spesa pubblica interna.
È quindi più difficile amministrare le risorse, perché
dobbiamo fare fronte alle difficoltà con le entrate locali, mentre i desiderata
dei cittadini sono diventati i più disparati.
L’amministrazione, quindi, è sempre più la destinataria
dell’esasperazione del cittadino… Durante la stesura del progetto del palazzetto
dello sport, un’opera notevole che ha richiesto l’investimento di milioni di
euro, abbiamo organizzato un incontro pubblico. Il problema di questi incontri
è che basta veramente poco perché il dibattito si focalizzi su dettagli non
essenziali, come per esempio il cestino della spazzatura.
In un incontro pubblico l’amministratore dovrebbe avere la
possibilità di precisare quanto sta facendo, ma l’essenziale non viene
affrontato perché i partecipanti si appuntano su questioni marginali. E, anche
quando la discussione entra nel merito, le motivazioni sono sopraffatte dalla polemica.
Certamente, nei casi in cui è provata la negligenza, bisogna intervenire, anche
se in un dibattito pubblico non è sempre possibile dare una giustificazione. Ma
anche quando riusciamo a offrire chiarimenti, nei social c’è chi incomincia a
fare il processo, rendendo di fatto impossibile intervenire.
Io sono convinto che accanto a persone che hanno sempre
partecipato ai dibattiti pubblici in modo costruttivo, ne intervengano altre
nei social senza freni inibitori, rendendo il confronto asettico, perché
deresponsabilizza scrivere in modo anonimo. Inoltre, dilaga sempre più la mentalità
del “diamo addosso a chi amministra”, per attaccare l’autorità in senso lato.
Dai ministri, ai magistrati, ai rappresentanti delle varie categorie più
influenti, tutti concorrono a questi attacchi e si apre la caccia al nemico.
Nel sessantotto, il nemico era ben individuato, c’era
disagio rispetto all’autoritarismo e le obiezioni poggiavano su un terreno culturale.
Fino ad allora c’era stata la preoccupazione di trovare il posto di lavoro per
riuscire a superare la miseria che gravava sulle famiglie. Ma, raggiunto il
benessere economico, è subentrato anche il modo di reagire a chi opprimeva e di
proporre idee nuove. Oggi è impossibile amministrare avvalendosi di dibattiti in
cui emergano suggerimenti o proposte, perché manca lo spirito costruttivo. Il
cittadino non si sente partecipe perché rinuncia egli stesso a proporre e si
limita alla protesta, proprio ora che potrebbe avanzare idee costruttive. Per
questo cerco di avere un rapporto diretto con una parte, la più numerosa
possibile, dei cittadini, accogliendoli in ufficio o intervenendo nelle
riunioni pubbliche, dove però la partecipazione è carente.
In materia di salute possiamo concludere che anche
lasciare “la porta aperta” dell’amministratore è un dispositivo di salute, sia
per l’amministratore sia per il cittadino.
E questo è il nostro modo di cercare la salute.