PROMUOVIAMO IL SECONDO RINASCIMENTO DELL’ALTO RENO TERME
Il comune dell’Alto Reno Terme fa parte della città
metropolitana di Bologna ed è sede amministrativa dell’Unione dell’Alto Reno,
ente montano che aggrega i comuni dell’Alto Reno Terme, Camugnano e Lizzano in
Belvedere. Istituito nel gennaio 2016, è compreso nella categoria dei
cosiddetti comuni sparsi in seguito alla fusione dei territori comunali di
Porretta Terme, attuale capoluogo, e Granaglione.
Situato nell’Appennino tosco-emiliano nella valle del fiume
Reno e al confine con la provincia di Pistoia, il comune è caratterizzato da
una variegata geomorfologia, che, nella combinazione fra diverse specie vegetali
e acque termali che sgorgano dalle numerose sorgenti, costituisce una
combinazione unica al mondo di elementi, già apprezzata dagli Etruschi, dai Romani
e dai suoi visitatori più illustri, come Lorenzo il Magnifico, Niccolò
Machiavelli, Andrea Mantegna e Gioacchino Rossini.
Lei è stato attivo promotore della nascita del comune
dell’Alto Reno Terme, cosa comporta amministrare un territorio tanto unico
quanto particolare? Rispetto a tutto l’Appennino e al medio Appennino della
provincia bolognese, quello tosco-emiliano è una zona in cui la morfologia e
l’orografia sono assai diverse. Il paesaggio di Granaglione, per esempio, ha
una conformazione geologica specifica rispetto a quella di Porretta. Le valli
hanno un’acclività accentuata che in passato rendeva molto difficile praticare
l’attività agricola tradizionale, a differenza di quanto avveniva nel
territorio di Porretta, Gaggio Montano e Castel di Casio. In seguito
all’abbandono di quella microattività agricola che permetteva la coltivazione di
terrazzamenti, la natura ha riconquistato tutto il territorio di Granaglione,
che oggi è stato riconosciuto quello con la più alta densità di verde d’Europa,
in rapporto alla sua superficie, e questo dà un’idea della qualità ambientale
e, in particolare, dell’aria che qui si respira. Grazie alle condizioni
ambientali favorevoli discende la qualità dell’acqua, che ha caratteristiche
organolettiche uniche.
Pendici meno accentuate e prevalenza di terreno parzialmente
argilloso, sono invece elementi peculiari della morfologia e della geologia del
terreno dell’ex comune di Porretta Terme. I 7000 abitanti residenti nell’Alto
Reno Terme hanno perciò esigenze molto diverse. Nel corso del Novecento, Granaglione
ha registrato un’alta percentuale di emigrazione, dovuta alla difficoltà di
coltivare i terreni per la propria sussistenza. Molte famiglie sono partite per
trovare impiego nella FIAT di Torino oppure in Francia, Svizzera, Germania e
nei paesi del Sudamerica, soprattutto in Argentina e in Brasile. Durante il
periodo estivo è quindi maggiore l’immigrazione dei nativi. A Porretta, invece,
l’emigrazione è stata minore grazie alla fiorente attività termale – che oggi
sta lentamente acquisendo un ritmo in virtù della recente ristrutturazione
degli stabilimenti termali – e al pendolarismo legato alle diverse attività
produttive presenti nella zona. Sin dal secolo scorso, gli abitanti integravano
la coltivazione del fondo agricolo all’attività d’impiego nella DEMM,
l’industria metalmeccanica e casa motociclistica che occupava più di
milletrecento operai, a cui si aggiungeva un importante indotto industriale.
Cosa comporta il suo statuto di sindaco di una popolazione
stanziata in un territorio così vario? Non è facile gestire una popolazione che
ha esigenze differenti dal punto di vista socio-economico, perché, come le
dicevo prima, ha vissuto periodi anche lunghi organizzandosi in maniera molto
diversa. I paesi più piccoli del fondo valle di questo comune sparso, sono
abitati da due, tre o dieci famiglie, quindi occorre una grande sensibilità per
garantire la giusta attenzione a chi continua a sacrificarsi per conservare il
territorio di queste località decentrate. Altra attenzione e altra sensibilità occorrono,
invece, per l’area di Porretta, dove i servizi sono più impegnativi da gestire.
Porretta ha sempre offerto opportunità che non c’erano nei paesi
circostanti. La densità di attività, per esempio commerciali, è notevole per
essere una località di montagna ed è la conseguenza di una tradizione che viene
da lontano. Il lavoro amministrativo richiede grande impegno perché concerne
tutta la collettività, non soltanto quella del nuovo comune, ma anche quella
delle aree vicine che confluiscono a Porretta, come Castel di Casio, Gaggio
Montano e Lizzano in Belvedere.
In questo territorio hanno sede anche molte eccellenze
dell’impresa italiana… Qui operano varie industrie di rilievo, come Palmieri
Group, che è leader mondiale nella produzione di teste meccaniche utilizzate
per l’attività di perforazione, ma anche Saeco, Caffitaly, Metalcastello e
altre. La manifattura è da sempre un elemento peculiare di queste terre, basti
pensare che sin dal 1800 qui erano diffuse le famose ferriere. Sfruttando la
forza motrice dell’acqua, era possibile azionare un maglio di notevoli
dimensioni che permetteva di forgiare il ferro, producendo quindi utensili da
taglio per la lavorazione agricola, come vomeri, vanghe e attrezzi che
servivano per procurare il sostentamento di una realtà rurale com’era quella
dell’Alto Reno.
È una bellissima combinazione fra natura e industria
quella che si incontra attraversando le strade di questa parte dell’Appennino.
Nella prima metà del Novecento, proprio l’ex comune di Porretta Terme è
divenuto un esempio brillante di come la natura si combina con l’industria e
con il turismo, attraverso il distretto delle terme di Porretta… Le terme,
assieme alla DEMM e ad altre attività erano il fiore all’occhiello dell’Appennino
tosco-emiliano che permetteva di garantire occupazione e di attrarre illustri
personalità da tutto il mondo. Molte erano le famiglie la cui economia
dipendeva dall’impiego, soprattutto delle donne, nell’attività termale, che per
molti anni è stata un volano per l’economia del territorio.
Dopo l’imponente restauro degli stabilimenti termali
sostenuto dalla Banca di Bologna, che recentemente ha acquistato anche le Terme
Alte e due alberghi, bisogna sperare che altri investano nell’albergo che ha
qualificato Porretta e le terme, il famoso Hotel delle Acque, con le sue 170
camere.
Revocati i sostegni statali, l’industria termale è andata
in crisi in Italia. Cosa possono fare le istituzioni e le amministrazioni locali
per rilanciare la cultura termale tipicamente italiana? Non è facile dare
una risposta. Tutto deriva da un approccio diverso alla salute rispetto ai
periodi d’oro delle terme in Italia. Per quanto riguarda le terme di Porretta,
in particolare, è compito dell’amministrazione valorizzare al massimo le
peculiarità terapeutiche dell’attività termale, che, più che una forma di
benessere, è invece maggiormente legata a un’attività sanitaria.
La salute non è una questione meramente sanitaria, se per
“sanitario” intendiamo “medicalizzato”… È vero, però gli stabilimenti
termali che sono ripartiti sono legati al fitness, quindi alla cura del corpo
con strategie mirate, più che alla sanitarizzazione. Il nostro è uno
stabilimento che garantisce terapie legate alla salute del corpo.
Chi fa le inalazioni, mi dicono, durante l’inverno sta bene
fino alla successiva stagione. Quindi, riteniamo che il valore aggiunto del
benessere connesso alla cura del corpo non sia marginale, e comunque può
concorrere a rilanciare la cura termale, che non è farmacologica.
Ma la letteratura scientifica, ed eminenti rappresentanti
anche del settore medico, hanno classificato al secondo posto a livello europeo
le acque salsobromoiodiche di Porretta, perché le caratteristiche
organolettiche della nostra acqua non si riscontrano in altre acque termali.
Combinate alla qualità dell’aria e alla morfologia della flora, queste acque
sono un’ulteriore eccellenza di Porretta, che oltre alle inalazioni o ai bagni
in acqua salsobromoiodica, consente di beneficiare di altre qualità del
territorio. Credo che l’amministrazione possa impegnarsi a favorire questo
percorso.
Qual è il suo sogno per l’Alto Reno Terme? I sogni
sono tanti, ma sono anche obbiettivi ambiziosi e difficili. Il mio sogno è
vedere rinascere il territorio di Alto Reno Terme nel suo complesso, quindi
fare in modo che i paesi più distanti e disagiati possano mantenere un minimo
di vita per tramandare le loro tradizioni. Naturalmente, unito a questo, sogno
di riportare Porretta e Granaglione ai fasti degli anni d’oro.
Purtroppo, abbiamo attraversato una fase discendente che ha
travolto tutti, ma resta il desiderio e l’auspicio di rilanciare Porretta,
perché da qui può ripartire il rinascimento dell’Alto Reno, magari anche
attraverso le eccellenze industriali che sono note nel mondo e hanno scelto di
restare qui a produrre.
Tutti insieme, sinergicamente, possiamo riportare questo
territorio ai fasti del passato e rilanciare una nuova prosperità nel cuore di questa
parte dell’Appennino. È una bella impresa.
Lei ha amministrato per trent’anni Granaglione, dal 1985
al 2015, e oggi amministra come sindaco il comune di Alto Reno Terme. Da dove
trae la forza per continuare ad amministrare comunità così diverse? Certamente,
le esigenze sono peculiari.
Chi abita a 1400 metri di altezza e deve spalare la neve che
si accumula davanti alla porta di casa mi chiede perché deve continuare a
vivere qui.
Rispetto a chi vive nella valle, la popolazione di montagna,
avendo vissuto periodi di grande sacrificio, è esigente.
E giustamente. Bisogna amare molto questo territorio per
amministrarlo, avendo una parola per ciascuno e facendosi promotori in Regione
di progetti per il suo rilancio.