Scrittura

  • Come si scrive la storia? Chi la scrive? E con quali strumenti? Ce lo racconta Paolo Pillitteri nel suo bel libro, pubblicato da Spirali, Non è vero ma ci credo. Immagini, simulacri e inganni, in cui illustra casi eclatanti di manipolazioni fotografiche e cinematografiche, talora note, spesso mai raccontate, ma sempre talmente false da sembrare vere e entrare nei libri di scuola. Come, per esempio, la foto simbolo della rivoluzione d’ottobre, l’Assalto al Palazzo d’Inverno nel 1917 o la foto sulla breccia di Porta Pia, fino alla propaganda cinematografica del ventennio fascista e

  • Voltaire diceva che la storia è il racconto di fatti ritenuti veri, mentre le fiabe sono il racconto di fatti ritenuti falsi. Non è sempre così, la storia è scritta almeno due volte, la prima dai vincitori, la seconda da chi vuole fare luce su vicende più o meno oscure, ma soprattutto deformate dalla propaganda. Purtroppo, ancora oggi non manca chi usa la storia come ancella della propaganda a tempo pieno.

  • Sono rimasto molto colpito dalla dovizia di particolari con cui sulla lapide dedicata alla Svolta della Bolognina, come ha sottolineato Marco Poli, si ricorda come Occhetto abbia “liberato l’Italia e unito le due Germanie”, tanto più se penso, per contrasto, a un’altra lapide: quella dedicata ad Aldo Moro in via Fani. Chi la legge, non capisce di cosa sia morto, per un raffreddore o perché travolto da un’Ape che distribuiva il pane; si sa solo che è morto, ma non si dice se ci sia stato qualcuno che ha causato la sua morte.

  • Dopo gli interventi dei relatori che mi hanno preceduto in questo dibattito (Non è vero ma ci credo, Bologna, 29 aprile 2010), mi resta solo da aggiungere qualche nota a margine.
    Gabriele Canè ha ripreso il tema della lapide imbroglio, che in via Fani ricorda Aldo Moro, senza dire da chi sia stato ucciso. Nel mio libro Non è vero ma ci credo (Spirali), parlo anche della statua di Moro che vidi a Maglie e che mi colpì perché gli spuntava dalla tasca “L’Unità”. Rimasi assolutamente senza parole: se c’è un uomo alternativo al mondo comunista è proprio Moro, e mettergli

  • Partiamo da lontano. L’uomo che definiamo civilizzato – abitante cioè, nella polis, la città, all’inizio scongiuro contro la sylva, la selvaggeria senza luoghi e senza dei: l’uomo inventore dell’agricoltura, della domesticazione e dell’allevamento degli animali, della divinità e soprattutto del potere e della sovranità – è rimasto neolitico, faticosamente intento a elaborare artifici, in primo luogo macchine, per sottrarsi all’angoscia.
    Ma la suprema invenzione del neolitico è stata la favola che è l’affermazione della necessità del potere, lo strumento didattico che

  • Dalla maratona di New York a quelle di Tokyo, Berlino, Chicago, Copenhagen e di tante città e regioni del pianeta, fino alla Grande Muraglia, al deserto del Sahara e al Circolo Polare Artico, sono solo alcune delle opportunità che la vostra Agenzia offre agli amanti dello sport e dell’avventura. In giugno, per esempio, si è svolta la traversata in bici dall’Adriatico al Tirreno Italy coast to coast e in luglio gli appassionati della pedalata hanno potuto scegliere fra il Danubio da Passau a Vienna e i Castelli della Loira. Se per i vostri clienti, dal 1981, il viaggio

  • Negli articoli di economia o di politica, accade spesso di leggere che “la Cina è un’opportunità”, ma raramente si sottolinea il fatto che l’opportunità può essere rappresentata anche dall’incontro che avviene nell’arte, nella poesia e nella scrittura. Su questo piano, credo non abbia senso parlare d’interscambio: la cultura vive nell’incontro, vive nella trasposizione che si compie da un continente all’altro, proprio com’è avvenuto tra la Cina e l’Italia nell’opera complessiva di Roberto Panichi e com’è evidente leggendo il libro di Shen Dali e Dong Chun, Roberto Panichi (Spirali

  • Già nella “Città del secondo rinascimento” (nel numero 15) avevo cercato di delimitare quello che si potrebbe chiamare il metodo Shen Dali. Risalivo a una dichiarazione di Aragon del 1945: “Ogni mezzo di espressione ha i propri limiti, le proprie virtù e i propri difetti. Niente è più arbitrario che tentare di sostituire la parola scritta al disegno e alla pittura. Questo si chiama critica d’arte e non mi pare di rendermene colpevole in questo momento”. È una dichiarazione estrema, netta, come di solito fanno i francesi. Ma il pensiero è molto chiaro: non si può sostituire il disegno con

  • Shen Dali

    La Cina sta cambiando e abbiamo diversi indizi per affermarlo. Sta cambiando il giudizio nei confronti degli occidentali, dei gesuiti italiani, per esempio, che hanno avuto un ruolo davvero molto importante in Cina. Basti pensare che Matteo Ricci era considerato un grande reazionario e, nel cuore della rivoluzione culturale, veniva rappresentato all’Opera di Shangai come spia. Ebbene, oggi è stato eretto un monumento in suo onore a Pechino, cosa impensabile fino a qualche tempo fa, ma questa è la dimostrazione che la Cina sta cambiando. L’Italia aveva una sola concessione coloniale in Cina

  • Dong Chun

    Vivo a Parigi da oltre dieci anni e constato che l’immagine della Cina in occidente non è ancora molto favorevole. Della Cina si afferma in maniera affrettata che è un paese chiuso e senza libertà, che vive ancora nella miseria ma che, nei settori in cui si sviluppa, rappresenta una minaccia.