Catellani Enrico

  • Quali sono i servizi che, in quarant’anni di attività, i professionisti di Centrum hanno fornito per la sicurezza nei luoghi deputati ai beni culturali?

  • Questo numero del giornale ospita le testimonianze di chi come voi non lavora con l’obiettivo di sconfiggere un nemico, ma conduce una battaglia per la riuscita. In questa direzione è importante la rete di 11.000 clienti che si rivolgono a voi anche a distanza di vent’anni e si possono definire quasi amici di Centrum.

  • Alla riuscita di un’azienda concorrono diversi fattori, tra cui la sicurezza, che non è secondaria. In che modo, in quindici anni – anzi, trenta, se si considera l’esperienza delle persone che fanno parte dello staff –, Centrum ha contribuito alla sicurezza di aziende pubbliche e private di vari settori, fornendo servizi sempre più avanzati, e fornendo loro impianti e sistemi di prevenzione a tutela del patrimonio e delle persone.

  • Con le sue tecnologie all’avanguardia, Centrum contribuisce alla sicurezza di circa settemila clienti in tutta Italia, fra aziende, enti pubblici e privati. E oggi ha una nuova proposta nella gestione delle chiavi, il Key-Management, che dà un apporto non solo alla sicurezza, ma anche alla semplicità, soprattutto in un’organizzazione complessa, dove le chiavi sono tante e sono un importante strumento di controllo e di azione. Può dirci qualcosa di più su questo strumento?

    Se la semplicità è il traguardo dei modelli gestionali adottati, la chiave è il tramite per lo

  • Centrum ha circa settemila clienti in tutta Italia. Come ha contribuito con i suoi servizi a diffondere la politica della sicurezza e quali sono i benefici per le aziende che ne usufruiscono?

    Nel nostro paese la sicurezza è sì considerata un costo, in molti altri invece è uno strumento per guadagnare in salute, qualità della vita e tranquillità. È risaputo che i sistemi di rilevazione incendio, per esempio, in America e nei maggiori paesi europei sono considerati uno strumento per prevenire gli incendi, in Italia invece, ancora oggi, s’