Tra gli aspetti che ho apprezzato maggiormente nel libro di Lucien Sfez, Tecnica e ideologia (Spirali), anche se per l’autore sono connotati negativamente, c’è la considerazione che le tecnologie traggono con sé un immaginario a “bassa intensità”, che non riesce a diventare ideologia, ossia a raggiungere un livello simbolico avanzato – come nella mitologia, nelle religioni e, in molti casi, nella politica di epoche precedenti –, ma rimane in una sorta di doppio legame: da una parte, c’è una sorta di “tecnoutopia in progress”, le tecnologie si vendono prevalentemente all’interno di