Ferdinando Cionti

  • Il saggio Liberare la giustizia. (Ju stice Unchained), di cui lei è autore con Dario Fertilio, ha un indubbio pregio: riesce a farci penetrare nei meccanismi complessi della giustizia italiana, a criticarli e a proporre soluzioni alternative, mantenendo un linguaggio diretto e facilmente comprensibile. Ma le singole riforme da voi suggerite sono numerose. Qual è la più importante?

    Posso dirle quale riforma è divenuta di gran lunga la più importante, dopo la pubblicazione di Liberare la giustizia.

  • Nonostante il marchio, in quanto argomento di natura tecnico-giuridica, possa sembrare piuttosto noioso, il libro di Naomi Klein, No logo – dove troviamo un’obiezione radicale al marchio –, gli ha fatto assumere una popolarità e un valore tali da suscitare molto interesse, soprattutto per le sue implicazioni con la globalizzazione. Si può essere favorevoli o meno, ma non si può prescindere dal marchio, che è uno degli strumenti fondamentali della globalizzazione, ed è anche appassionante capire come una semplice parola possa assumere sia un valore economico enorme sia un’

  • Prima che nei comuni italiani, e in particolare a Venezia, fosse inventato il capitalismo, era convinzione diffusa che i beni esistenti in natura fossero finiti, come quelli immobiliari, che costituivano la ricchezza complessiva di una comunità, cosicché i singoli ne erano già proprietari “per censo o eredità” o li sottraevano agli altri; inoltre, ciascun bene aveva un determinato valore corrispondente a un determinato giusto prezzo, cosicché qualsiasi aumento ingiustificato comportava un approfittarsi (nell’accezione negativa del termine) dell’ignoranza o del bisogno

  • Non vi racconterò il contenuto di Sì, logo (Spirali). Tengo troppo a questo mio lavoro per rovinarmelo e rovinarvelo. Vi racconterò come e perché il marchio, che ne è l’oggetto, è divenuto il centro del mio interesse professionale e scientifico.