Dario Fertilio

  • La giustizia, finalmente. Dopo decenni di gestione oligarchica, lontana da una cultura liberale, si parla del Terzo Potere in Italia con l’intenzione di riformarlo. Ed è giusto rendere al ministro Nordio ciò che gli spetta: almeno nelle intenzioni, il suo disegno di legge è un passo importante volto a sottrarre la giurisdizione a un’area grigia e fuori controllo, inquinata da condizionamenti politici appena mascherati e da pratiche spartitorie, attraversata da pulsioni corporative che hanno fatto parlare di un “partito dei giudici”.

  • Il mio libro del 1994, Le notizie del diavolo. La parabola ignota della disinformazione (Spirali), riguardava i media cartacei, radiofonici e televisivi. Più recentemente, nel 2019, con Ultime notizie dal diavolo (Guerini), ho allargato l’indagine alla disinformazione informatica, che ha accresciuto la portata delle varie distorsioni. Ci troviamo ora alle soglie di una fase successiva, “cibernetica”. Essa è all’insegna di quei sistemi di software generativi, apparentemente creativi, in grado di darci “una lettura originale della realtà”. Ma quest’ultima

  • Per attenermi al tema dell’incontro, La comunicazione, le fake news, i totalitarismi, vorrei esplorare ciò che tiene insieme questi tre elementi: la comunicazione, le fake news, o le notizie del diavolo – come le chiamavamo quando è uscito Le notizie del diavolo. La parabola ignota della disinformazione (Spirali, 1994) – e i totalitarismi. Per inciso, nel 2019 è uscita una seconda versione del libro, Ultime notizie dal diavolo. I segreti della disinformazione dall’antichità alle fake news (Guerini Scientifica), che tiene in considerazione i nuovi

  • Nel suo ultimo libro, Dirsi tutto. L’arte della comunicazione totale (Lindau), lei scrive che “ogni sistema di segni, anche il più articolato e raffinato, si appoggia a quello della lingua verbale” e che dunque “il mondo per noi esiste veramente soltanto perché lo nominiamo, è un effetto della parola”. Che cosa comporta questo per la vita civile, in particolare per l’economia, l’impresa, la politica, in cui sembra che debbano prevalere, secondo lo slogan, i fatti e non le parole?

  • Il primo titolo che avevo pensato per il mio libro Il virus totalitario (Rubbettino) era La falce uncinata, per collegare con i loro simboli i due grandi totalitarismi del Novecento, il comunismo bolscevico e il nazionalsocialismo hitleriano. Che cosa li caratterizzava e che cosa li unificava? Il comunismo è la promessa universale di portare sulla terra la giustizia e un paradiso in cui tutti avrebbero avuto secondo le loro necessità e dato secondo le loro possibilità. Il nazionalsocialismo, il suo grande fratello nemico, prometteva lacrime e sangue a chi non faceva parte