Nel suo ultimo libro,
Dirsi tutto. L’arte della comunicazione totale (Lindau), lei scrive che “ogni sistema di segni, anche il più articolato e raffinato,
si appoggia a quello della lingua verbale” e che dunque “il mondo per noi
esiste veramente soltanto perché lo nominiamo, è un effetto della parola”. Che
cosa comporta questo per la vita civile, in particolare per l’economia,
l’impresa, la politica, in cui sembra che debbano prevalere, secondo lo slogan,
i fatti e non le parole?