La modernità della parola non si afferma attraverso
l’egemonia e la gerarchia, bensì sfatandole. Nell’atto
di parola, non già nell’utopia. La modernità non si afferma attraverso il
predominio o la supremazia, come vuole il pregiudizio arcaizzante. Non si fonda
su una tavola dei valori stabiliti, dei valori convenzionali. La giustizia
dell’oggetto, cioè non soggettiva e non convenzionale, e il diritto e la ragione dell’Altro, cioè non
propri e non sociali, sono originari: procedono dall’equità, dal due. La Carta
che può sancirli non è la carta convenzionale, non è la carta