LE RUGHE E LA PIEGA DELLA VITA

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artista e curatrice indipendente di mostre d’arte

Il mio compito è quello dell’artista, è il compito dell’arte: porre delle questioni. L’età, le donne, il fare: in questo convegno (Bologna, 13 giugno 2023) abbiamo sentito parlare di vecchiaia e di età, abbiamo sentito parlare di griglia temporale, di gabbia e di identità. Ciò che accade in questo momento è che la medicina cerca di farci campare cent’anni. Ma la stessa medicina poi cerca di accopparci a ottanta, perché sembra che dopo gli ottant’anni non valga più la pena di operarci. La prospettiva che ci hanno offerto è costituita da protocolli e quindi, quando entriamo nel meccanismo di una sanità che dovrebbe curarci e tutelarci, scopriamo di essere come in un girone infernale e non abbiamo più la possibilità d’intervenire, di dire la nostra – così come ci ha raccontato l’avvocatessa Brunelli Monzani – quando abbiamo qualche necessità. A ottant’anni e dopo questa età siamo considerati un problema, nonostante la medicina cerchi di farci vivere più a lungo. Quindi il tema è: la nostra la vita. L’atteggiamento molto diffuso è di rincorrere la nostra vita e, quando interviene un problema, andiamo dal medico che deve risolverlo immediatamente, per questo gli demandiamo qualsiasi cosa. Ma siamo noi i primi medici di noi stessi e siamo anche gli unici che si conoscono davvero. E allora dovremmo anche imporci di più anche nei riguardi dei medici, perché è vero che ciascuno ha un fisico di verso e i farmaci non hanno lo stesso effetto per tutti.

Un’altra idea sbagliata: l’età. Una volta si diceva che i vecchi sono saggi. Quindi l’età diventa sinonimo di saggezza. Ma questo è un paradigma che non sempre corrisponde al vero. La ruga è un altro paradigma che riguarda le donne. Spesso è in tesa come sinonimo di bruttezza, come qualcosa di negativo, che agli uomini non piace, perché invece apprezzerebbero le pelli levigate, gommate, sode, e così via. Anche questo è un pregiudizio.

Io sono un po’ stanca di tutte queste celebrazioni sulle donne, in quanto le fanno rientrare in una categoria discriminata. Allora, per l’8 di marzo scorso ho deciso di celebrare le rughe, che sono la vera libertà per le donne e uno fra gli ultimi tabù, con una mostra dedicata. La ruga è un elemento prezioso, in quanto ci parla di noi.

La mia produzione artistica in torno alle rughe è incominciata nel 2017, come proposta per una mostra il cui tema erano gli archivi. Allora io ho pensato che noi ce ne portiamo appresso uno, sulla nostra pelle: le rughe, ma anche i nei, le cicatrici. Perciò ho deciso di organizzare la mostra di opere dedicate alle rughe proprio l’8 marzo, nella libreria Il secondo rinascimento. I libri con sentono il rovesciamento dei paradigmi, che dipendono soprattutto da una questione culturale. Con queste opere il mio compito – ma anche l’esigenza che mi accompagna da sempre – è il rifiuto di qualsiasi paradigma, stigma o cosa intesa come già data.

Le donne: fra le mie opere oggi ho portato delle piccole sculture. Le ho intitolate “l’insostenibile leggerezza”, “le inafferrabili”, perché rap presentano le donne. Sono ispirate a statue votive etrusche, simbolo della deità. Ma noi donne siamo anche una combinazione di acrobate flâneuse, di Barbie, di rose con le spine. Sinuose. Adattabili. Sostituibili. Anche intercambiabili. Trasparenti. Evanescenti. Leggere però inafferrabili, sospese e sfuggenti. Libere da legami. Imprendibili.

Ho scoperto l’impossibilità dell’autoritratto. Anche in questo caso noi non siamo mai le stesse persone. Guardandoci allo specchio possiamo ricordare come eravamo a vent’anni. Poi, passano altri quarant’anni senza preoccuparci troppo e non ricordiamo più come eravamo. Dopo, ci riguardiamo allo specchio e non ci riconosciamo più per le rughe e il cosiddetto rilassamento cutaneo. La vita ci espone alla trasformazione continua. Io ho sempre rifiutato il paradigma dell’identità, perché dà la sensazione di essere imbrigliati. Pirandello aveva inteso benissimo questo. “Io” sono tante donne: posso essere l’amica, la madre, la sorella, l’amante, la moglie, ma posso esse re anche mio fratello. Noi abbiamo un patrimonio immenso: la nostra storia, quella che ci portiamo dentro, i nostri geni. La risposta definitiva può venire soltanto da voi ed è la risposta migliore, nemmeno la scienza ve la può dare, quindi nemmeno il vostro medico. Se siete felici e state bene con voi stessi, potrete constatare che la vostra intelligenza fa la metà del lavoro della medicina, quindi non affidatevi soltanto alla medicina.