L’ETÀ, LE DONNE, L’ASSISTENZA SANITARIA

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presidente di C.A.M.P.A., Cassa Nazionale Assistenza Malattie Professionali Artisti e Lavoratori Autonomi

 

La mission della C.A.M.P.A. è quella di fornire assistenza sanitaria e più in generale assistenza alle persone, anche al di là degli aspetti puramente sanitari. Naturalmente, più le persone sono anziane e più l’assistenza è necessaria, e il nostro vanto è di assistere gli iscritti senza limiti di età, tant’è che in C.A.M.P.A. abbiamo moltissimi soci di età avanzata e addirittura alcuni centenari. Tutti sanno che le compagnie di assicurazioni hanno dei vincoli: per esempio Unisalute – che ha vinto il bando della Cassa Nazionale Forense per l’assistenza sanitaria degli avvocati – pone il limite assoluto di assistenza a ottant’anni. Mi sono chiesto come ciò sia accettabile, essendoci avvocati, o loro familiari, che hanno superato questa età. Per questo dicevo che è un nostro vanto non avere questo tipo di limiti.

Poiché Caterina Giannelli mi ha invitato a ricordare alcuni esempi di donne incontrate nella mia vita, ho focalizzato la memoria su don ne importanti, alcune delle quali anche più anziane di me, che mi hanno colpito per le loro grandi capacità, sia umane che professionali.

Per esempio, Angela Sbaiz, che è stata la prima presidente donna del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Bologna, e anche consigliere comunale della Democrazia Cristiana fino al 1975, anno nel quale le subentrai. L’incontro con lei avviò un rapporto personale molto arricchente, sia in quanto avvocato di grande livello sia per la sua competenza politica.

Sempre in riferimento alla mia attività professionale, ho avuto la fortuna, anche perché all’epoca ero assistente volontario del professor Franco Bricola alla cattedra di Diritto Penale, di essere invitato a fare parte del Consiglio direttivo della prima Camera Penale dell’Emilia Romagna, appena creata, che era caratterizzata dall’essere composta sia da avvocati sia da magistrati. In tale veste venivo chiamato tutti gli anni a partecipare a Perugia a un convegno internazionale, organizzato dall’Associazione Centro Internazionale Magistrati “Luigi Severini”, cui partecipavano molti magistrati e avvocati di vari Paesi. Tra questi ricordo due figure in particolare: una era Carla Del Ponte, procuratore dello Stato al Tribuna le di Lugano. Era una donna molto intelligente e magistrata bravissima, che divenne poi molto nota anche in Italia prima per le famose vicende di Mani pulite, nelle quali fu coinvolta poiché alcuni politici italiani avevano risorse occulte a Lugano, poi per essere stata nomi nata procuratore capo della Corte penale internazionale dell’Aja per i crimini di guerra compiuti nella ex Jugoslavia dal 1999 al 2007.

Un’altra donna, in quel caso avvocato, che partecipava sempre ai convegni di Perugia, era Tina Lagostena Bassi, della quale credo molti abbiano sentito parlare. Era un’avvocatessa bravissima e anche una donna dalle qualità eccezionali. Anche con lei, come con la Del Ponte, al di là dei momenti in cui si svolgevano i convegni, trascorrevamo giornate piacevolissime a parlare di tante cose. Lei è stata molto importante per l’affermazione dei diritti delle donne, ed era particolarmente famosa per le sue vigorose difese delle donne vittime di stupro. Pur troppo, nei processi di stupro spesso accadeva che i difensori degli stupratori cercassero di trasformare i colpevoli in vittime, dicendo che erano state le donne a creare le con dizioni del delitto. Lagostena Bassi ha fatto delle battaglie giudiziarie durissime per rovesciare questo schema, e per cambiare la mentalità al riguardo: difese di questo tipo oggi sono sempre meno accettabili.

Anche Nilde Iotti è fra le donne importanti che ho conosciuto partecipando ai convegni di Perugia. Era intervenuta ad un convegno, nel quale ero relatore, quando era Presidente della Camera dei Deputati. Abbiamo conversato a lungo a quattro occhi e mi colpì il trovarmi in sintonia, pur essendo politica mente distante, con il suo approccio conservatore sui temi etici. Del resto si era laureata a Milano all’Università Cattolica, anche se non era assolutamente praticante, tanto che quando morì volle un funerale laico. Nonostante la posizione del suo partito, era decisamente contraria all’aborto e mi disse di essere preoccupata per le giovani compagne che non si rendevano conto che si stava entrando in una fase di per dita di senso etico, che un domani avrebbe potuto portare a conseguenze nefaste.