BISOGNA ASCOLTARE PER INTENDERE CIÒ CHE OCCORRE

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direttore generale di Emil Banca Credito Cooperativo

A proposito del titolo di questo convegno, L’età, le donne, il fare (Bologna, 13 giugno 2023), parto dicendo che io sono cresciuto nella dialettica tra un papà maschilista e una mamma femminista, cercando sempre di prendere il meglio da entrambi. Poi, quando mio padre è andato in pensione, in casa il dibattito ha preso una piega diversa perché mia madre aveva incominciato a lavorare e a guadagnare. Il tema dell’indi pendenza economica, infatti, è molto importante anche per le donne, non soltanto per i giovani. Questa constatazione viene anche dall’esperienza di volontariato con ActionAid, organizzazione internazionale impegnata sul tema dei diritti delle donne e dei bambini, dalla quale ho appreso molto, anche per il mio lavoro: a conferma che il volontariato non è soltanto una questione di dare, perché si riceve anche molto. Mi ricorderò sempre un episodio avvenuto in Uganda, dove avevamo impiantato un pozzo e poi siamo andati a visitare l’area: le donne continuavano a fare 6 o 7 chilometri a piedi per andare a prendere l’acqua dal fiume. Quando abbiamo chiesto: “Come mai? Vi abbiamo costruito il pozzo e voi continuate ad andare al fiume?”, loro hanno risposto: “Ma a noi piace andare al fiume, stare insieme, confrontarci, chiacchierare”. Abbiamo capito che le cose non si devo no assolutamente imporre, pensando di avere la soluzione in tasca, ma bi sogna sempre ascoltare per intendere ciò che occorre davvero.

A questa mia esperienza, acquisita prima di entrare in Emil Banca, si aggiunge quella in Banca Etica, in cui come direttore generale ho contribuito ad aprire il primo sportello l’8 marzo 1999. Avevamo scelto quel la data perché volevamo sottolineare l’impegno di una banca molto orientata al femminile, sia per la composizione degli organi collegiali amministrativi sia per le iniziative rivolte alle socie e alle im ùprenditrici del terzo settore. Queste esperienze, insieme all’educazione ricevuta in fa miglia, mi hanno permesso di sviluppare grande attenzione a tutte le diversità, non soltanto a quella tra uomo e donna ma anche a quella fra giovani e anziani, perché, poi, ogni comunità, compresa quella di Emil Banca, è costituita da persone e bi sogna cercare di valorizzarle, sempre.

Nella nostra banca non stiamo puntando al solo equilibrio di gene re, ma proprio in questi giorni stiamo per ottenere la certificazione della parità di genere. La dottoressa Capelli ha seguito in prima persona tutta la procedura. A volte questa certificazione è data per scontata, perché non siamo nei paesi in via di sviluppo, dove molto spesso non vengono rispettati i diritti di donne e bambini. In realtà, sappiamo che i vertici delle banche sono spesso declinati al maschile e anche noi, nonostante la nostra grande attenzione al tema, soltanto recentemente abbiamo nomi nato il primo dirigente donna. Ma noi abbiamo emanato anche regolamenti che offrono l’opportunità di avere maggiore flessibilità negli orari e nel luogo di lavoro, infatti ora è possibile lavorare anche altrove, magari vicino a casa. Questo è un grande vantaggio, soprattutto per chi ha famiglia e quindi in maggior misura per le donne, che spesso continuano ad accudire i figli, ma anche per noi uomini, perché i mariti e i padri incominciano a dare un contributo in casa sin dai primi anni di vita dei loro bambini. È inutile curare la parità di retribuzione se non si parte a monte dalla situazione che ha penalizzato tante donne e che potrebbe penalizzarle ancora. Questo approccio è intervenuto perché siamo una Banca di Credito Cooperativo.

Le banche di Credito Cooperativo sono nate centocinquant’anni fa per combattere l’usura, quindi per risolvere la mancanza di accesso al credito, soprattutto in agricoltura e poi nel mondo artigiano. La debolezza, a volte, non dipende soltanto da una questione economica, ma anche da una questione culturale, dalla mancanza di opportunità per poter conoscere altre esperienze.

Noi raccogliamo i risparmi e li prestiamo solo ai clienti dei nostri territori, moltissimi dei quali sono soci, quindi dobbiamo raccogliere e prestare tutto nell’area che va da Ferrara a Bologna, fino a Piacenza. Quindi, per noi che lavoriamo solo qui, il territorio è ancora più importante, perché se sta bene possiamo pensare di stare bene anche noi. Termino dicendo un’ultima cosa che riguarda gli anziani, categoria spesso non molto amata dalle banche (a parte gli anziani che hanno molti risparmi). Per i motivi che ho raccontato, noi invece con gli anziani abbiamo un rapporto molto forte. Il 28% dei nostri soci ha superato i sessantotto anni. Noi vogliamo coltivare il rapporto con loro, perché anch’essi ci aiutano a mante nere viva la diversità generazionale, che è sempre una ricchezza.