L’EMOZIONE UNICA DELL’OPERA D’ARTE

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presidente di Pagani Automobili Spa, San Cesario sul Panaro (MO)

“Quando ci impegniamo al 100 per cento e facciamo tutto quello che è possibile e anche di più… quando lavoriamo come matti per raggiungere il massimo, senza avere abbastanza tempo, senza avere le risorse, senza avere l’esperienza… Se alla fine otteniamo l’80 per cento, io sono contento”. Incomincia così la Storia di un sogno (edizioni Arteimmagine) del bambino che voleva costruire l’auto più bella del mondo e che, nel 1999, presenta la Zonda C12, il suo ottavo progetto che, come tutti gli altri, è dedicato alla moglie Cristina.
La vita del giovane Horacio corre veloce come il vento, e Zonda è il nome del vento che soffia sulle Ande dell’Argentina, mentre Huayra rievoca il nome del dio che guida le brezze, i venti e gli uragani delle montagne della cordigliera Andina. La sua esperienza dimostra come nulla sia più concreto del sogno, che, come l’anomalia, non rispetta alcuno standard e procede dall’apertura fino alla cifra, elementi essenziali alla costruzione della città del secondo rinascimento… Ciò che faccio ciascun giorno mi sembra poco frequente ma quasi normale, il problema è che la normalità è oggi diventata mediocrità. Ho avuto la grande fortuna di avere la passione per l’arte e per la tecnica fin da ragazzo e ho cercato di metterle a frutto in modo che diventassero il mio lavoro quotidiano. L’amore per l’arte mi ha spinto a disegnare e a lavorare con le mani fin dall’età di dieci anni. A quell’epoca, avevo anche uno spiccato interesse per le materie scientifiche, perciò ero molto curioso di capire com’erano costruite le cose e ho trovato che nell’automobile disegno e scienza non si escludevano.
Poi, è intervenuto un incontro che ha in qualche modo indirizzato la mia vita, attraverso due pagine di una rivista americana, la “Reader’s Digest”, che leggeva mio padre. In un articolo che narrava la vita di Leonardo da Vinci, ho letto che l’arte e la scienza potevano camminare mano nella mano. Ho subito pensato che, se Leonardo era riuscito a integrare le due cose cinquecento anni fa, potevo farlo anch’io. Questa lettura ha dato l’avvio a una ricerca che mi ha permesso di coltivare la mia curiosità e di costruire la mia prima moto a 15 anni e la mia prima macchina da corsa a 21. Traevo la mia ispirazione dai miti emiliani della Ferrari, della Lamborghini e della Maserati, che rappresentano la Motor Valley, già nota nel mondo.
Quando poi sono arrivato in Italia, all’età di 26 anni, e ho incominciato a lavorare in Lamborghini, ho ritenuto ancora più utile la lezione di Leonardo e credo lo sia ancora oggi.
Il nostro modo di lavorare ha questa impronta: ciascuna volta cerchiamo di costruire un’automobile che sia bella, perché la bellezza trasmette un messaggio e racconta qualcosa, che, come avviene per l’opera d’arte, ci spinge a non poterne fare più a meno.
Inoltre, ritengo che costruire con questo spirito sia anche una forma di rispetto verso una tradizione culturale come la nostra. Se oggi viviamo in un immenso museo all’aperto come l’Italia è perché il Rinascimento non è stato tanto un periodo storico ma un modo concreto di vivere. Se ancora oggi non ci stanchiamo di scoprire ogni volta ciascun paesino dell’Italia, trovando opere straordinarie, evidentemente ciò accade perché in quel periodo c’era una cultura diffusa. Sono giunto alla conclusione che la chiave di volta del Rinascimento sia l’intellettualità manuale: il passaggio dell’idea dalla mente che crea, sogna, soffre, immagina, lavora, alla mano che esegue, fino all’opera d’arte.
L’esperienza del secondo rinascimento indica che l’articolazione del pensiero avviene con la mano… La mia interpretazione del Rinascimento implica che l’idea passi dal cuore. Il cuore è quello che dà quel valore aggiunto che non è misurabile.
Come si può misurare l’amore, per esempio? Ricordo che, quando ero bambino, mia madre mi chiedeva quanto le volessi bene e io rispondevo “Fino al cielo”, che era come dire qualcosa di infinito e, quindi, d’irrappresentabile. Come si può misurare l’arte? Oggi si misura l’opera d’arte con il valore economico, che però viene indicato attraverso i parametri di beni di consumo. Invece, l’emozione che trasmette l’opera d’arte non è misurabile.
Quando era diffusa la cultura dell’arte nel Rinascimento, gli artigiani erano anche artisti. Per costruire le automobili che noi vendiamo – il cui valore va dai 2 ai 10 milioni di euro – occorre dare qualcosa in più, altrimenti non avrebbe senso acquistare un’auto inutilizzabile per andare a fare la spesa o per accompagnare i bambini a scuola, per esempio. Perciò, ritengo che quello che trasmette un’auto italiana o un’opera d’arte sia un’emozione talmente intensa che fa sì che non ce ne possiamo privare.
Per noi ciascuna macchina è un vestito su misura, non c’è una macchina che sia uguale all’altra perché ciascuna di esse è il frutto del nostro lavoro di bottega. Noi abbiamo prodotto 136 Zonda (150 con la versione da pista) in diciotto anni e 130 Huayra dal 2011 a oggi. Nell’era della cosiddetta crisi, noi abbiamo prenotazioni per i prossimi tre anni. Essere una bottega che fa vestiti su misura per i clienti vuol dire tenere conto del sogno di ciascuno. La nostra missione è quella di capire e interpretare quell’elemento che fa scaturire l’emozione di acquistare un’opera d’arte.
Mechané è un termine greco che significa macchina e anche invenzione. La cultura come invenzione non è qualcosa che possa essere attestata da riconoscimenti istituzionali… Leonardo parlava dell’esperienza.
L’indicazione di Leonardo è preziosa perché nessuna invenzione e nessuna cultura sono possibili senza l’esperienza. Riguardo alla cultura intesa come scolastica o universitaria, proprio ieri ho risposto alla mail di un ragazzo di tredici anni che mi ha scritto di avere una grande passione per l’automobile e ha chiesto un consiglio su cosa fare da grande.
Io non mi sento all’altezza di dare consigli, però posso dare suggerimenti sulle esperienze acquisite. La scuola e l’università possono dare un grande supporto, ma – ho risposto – “quando hai fatto tutto questo molto bene, hai appena inserito la terza marcia”, parodiando il viaggio alla guida di un’automobile. Attualmente, una buona parte delle macchine è dotata di sette marce. Io ho avuto la possibilità di lavorare con persone che hanno studiato nelle migliori università del mondo, ma ho capito che soltanto le persone umili, in ascolto costante, possono avvalersi anche degli studi universitari. Chi invece è privo di umiltà, benché sia plurilaureato e pluridecorato, risulta anche più arrogante e presuntuoso perché ha stampato in faccia il marchio di essere bravo. Ma non ha nessuna possibilità di crescere, perché pensa di essere arrivato al traguardo.