IL NOSTRO CONTINUO ANDARE

Immagine: 
Qualifiche dell'autore: 
scrittore, drammaturgo, segretario dell’Unione degli scrittori dell’Ucraina

Cari amici, lo scrittore può essere felice solo quando sa che da qualche parte, lontano, in altri paesi, in altre città, ci sarà sempre qualcuno che in quel preciso momento ha scoperto un suo libro. Ma la felicità più grande per lo scrittore è vedere gli occhi dei suoi lettori, condurre con loro dal vivo un dialogo, rispondere alle loro infinite domande. Sfortunatamente, oggi non ho la possibilità di vedere i vostri occhi, di ascoltare le vostre domande e di ragionare con voi su che cosa mai sia la felicità ebraica. Lo scrittore senza il suo lettore è un uomo molto solo, e chi è solo sta male perfino in paradiso.

Ciò nonostante, vi sono sinceramente grato per esservi riuniti oggi in questa sala. Sono grato a Elena che mi dà la possibilità di chiacchierare con voi nella splendida lingua italiana. Sono grato a tutti voi, persone elette, che non hanno ancora perduto la brutta abitudine di leggere libri.

Che cosa rende interessante la vita per uno scrittore? I suoi paradossi. Mi torna in mente la prima di una mia pièce nella città di Černovcy, situata in Bucovina. I miei genitori, poveri, semplici ebrei, in quei giorni sembravano gentiluomini di corte del Re Salomone! La pièce del loro giovane figlio era stata messa in scena in un famoso teatro e il suo nome faceva bella mostra di sé nelle locandine affisse in ogni angolo. La tradizione vuole che, dopo lo spettacolo, l’autore organizzi un banchetto per gli attori, e qui i miei genitori sono stati veramente superbi, perché più che un banchetto è stata una specie di festa nuziale ebraica, con l’immancabile pesce farcito e tutte le varie leccornie che l’accompagnano. Dopo lo spettacolo, quando il banchetto era al culmine, mio padre ha chiesto timidamente a un letterato presente: “Allora, che ne dice?”. Costui, pensando che mio padre si riferisse allo spettacolo, ha incominciato a elogiare l’autore e a criticare gli attori, al che mio padre, datogli un’occhiata sbalordita, gli ha detto: “E chi se ne importa dello spettacolo, io le ho chiesto se le è piaciuto il pesce farcito!”.

Ricordando questo episodio della mia vita, solo adesso ho incominciato a capire che l’unica cosa che veramente interessa a un uomo è l’apprezzamento del suo lavoro. A me pareva che i miei genitori non comprendessero e non accettassero la mia scelta professionale, secondo loro i libri veri potevano essere scritti solo in cielo e venire trasmessi agli uomini grazie a Mosè. E come si fa a ringraziare il cielo per il successo teatrale del proprio figlio? Lo si può fare anche con il pesce farcito. Ciò che conta è che alla gente piacciano sia il libro sia il pesce farcito.

A noi, purtroppo, manca sempre qualcosa: quando siamo bambini, ci manca il tempo per i giochi, quando siamo giovani, ci mancano i soldi per mantenere la famiglia, poi cominciano a mancarci i genitori che se ne sono andati all’altro mondo e, infine, incominci a capire che ti manca il tempo per farti perdonare i tuoi molti peccati. Tra parentesi, Dio perdona sempre, è questa la sua professione...

Ho il sospetto che una delle domande che sono state preparate per me in questa sala riguardi il mio modo d’intendere la felicità ebraica. Nell’ultimo racconto del mio libro io ne do una definizione, l’eroe infatti dice: “La felicità ebraica è quando tu vai, vai e non riesci mai ad arrivare”. Ed ecco che anch’io, a causa di una malattia, non sono riuscito ad arrivare qui da voi, ma sono certo che non mancherà l’occasione e che mi sarà possibile incontrarvi perché, indipendentemente dal fatto che il nostro è un continuo andare, e lo stiamo facendo ormai da qualche millennio, fermarci è molto difficile, neppure le malattie ci riescono.

Vi prego di scusarmi per questo mio chiamiamolo “incidente” di viaggio, per questa tappa forzata, e siate certi che in questo momento vi penso, v’invio mentalmente auguri di pace e di prosperità e sono certo che avremo ancora modo di incontrarci in questa vita.

 Il vostro Anatolij Krym


**Anatolij Krym ha inviato questa lettera ai lettori che hanno partecipato ai dibattiti dal titolo La scrittura della felicità, che si sono tenuti il 15 novembre 2012 a Bologna e a Modena, in occasione della pubblicazione dei suoi libri presso Spirali edizioni.