STRATEGIE VINCENTI NEL SETTORE TRATTAMENTO ACQUA
In questo numero del giornale abbiamo voluto fare una fotografia dell’Italia che lavora, nonostante il momento difficile che, come nel resto del pianeta, le nostre imprese stanno attraversando. Quali sono le strategie che il Gruppo Barchemicals, leader dal 1984 nel settore del trattamento acqua, ha adottato per intensificare la sua attività e per ovviare ai cali di fatturato intrinseci a questa congiuntura economica?
La scelta che abbiamo adottato è la conseguenza di un processo che si è avviato circa tre anni fa, quando abbiamo incominciato a investire per creare una massa critica importante. A maggior ragione in questo periodo, in cui riteniamo che ci siano molte più opportunità di fare acquisizioni e favorire start-up, abbiamo coinvolto alcuni investitori per costituire una piccola holding, che aggrega in modo organico alcune aziende del nostro settore. L’operazione sta riuscendo e questo sta creando una controtendenza della holding nel suo complesso, rispetto a quella che è la riduzione fisiologica del fatturato delle singole imprese.
Quali sono state le reazioni e le iniziative del vostro settore in quest’ultimo periodo?
Penso che il nostro settore sia caratterizzato dalle stesse dinamiche degli altri. È risaputo che le grandi aziende del settore edile e dell’impiantistica, dalla fine del 2008 ad aprile di quest’anno, hanno subito cali di fatturato fino al 40-50 per cento. Nel settore dei servizi, il calo è stato inferiore, ma ha pur sempre raggiunto picchi del 20 per cento, per poi segnare una ripresa in aprile. Anche se devo dire che, nelle nicchie di pubblico più elevate, alcuni nostri rivenditori sono in controtendenza e stanno lavorando più degli altri anni, mentre altri sono entrati completamente in crisi. Credo che in questa differenza abbia inciso molto anche la capacità di reagire e di reimpostare il proprio business da parte di alcune aziende. Questi sono i momenti in cui lo spirito, la professionalità e i talenti dell’imprenditore emergono maggiormente.
Chi ha preso la via dei licenziamenti o addirittura della cessazione dell’attività in seguito alla diminuzione degli ordini ha preso la via facile…
Sicuramente, e aggiungo che chi si è lasciato prendere dalla paura ha lasciato spazio agli altri. Chi licenzia metà del personale non può sperare di raddoppiare il fatturato, ha già preventivato che ridurrà la produzione. Credo che si tratti anche di un meccanismo induttivo: se tu prevedi che il fatturato andrà male, ti accontenterai che vada male; se tu tenti di reagire, anche se non hai la certezza, hai qualche possibilità di riuscita in più. Le grandi aziende di proprietà di fondi hanno reagito in modo consono alla loro natura: i fondi sono stati smantellati e, di conseguenza, dovendo fare cassa, hanno svenduto completamente. Le aziende padronali hanno reagito in modo diverso: sia per la tendenza a non abbandonare la partita, sia per un senso di responsabilità e correttezza nei confronti dei dipendenti, molte di queste aziende hanno avuto una tenuta maggiore. In fin dei conti, nell’azienda padronale, c’è un enorme ammortizzatore che è il titolare: una persona che scommette nella propria azienda, nella propria struttura, credo che possa rinunciare per un anno o due a darsi lo stipendio, cosa che non potrebbe mai concepire una multinazionale. Questo non garantisce che un modello d’impresa vinca sicuramente sull’altro. Ma credo che se l’imprenditore redige un programma che prevede che nel giro due, tre anni l’azienda ritorni ai valori precedenti la crisi, abbia i termini per farlo. In momenti come quello attuale si fa veramente impresa e s’impara anche a fare impresa.
Per fare impresa, valorizzando al massimo il capitale intellettuale che contribuisce alla riuscita, quanto è importante l’assenza di paura, o il fatto che quando c’è venga superata?
Credo che non ci sia nessun imprenditore che non abbia qualche dubbio. Tuttavia, l’imprenditore che ha già dietro le spalle diverse esperienze, positive o negative che siano, sa che comunque, se reagisce dinanzi alle difficoltà, ha maggiori probabilità di riuscita, anche se nessuno può prevedere il futuro. Poi la riuscita dipende molto anche dalla squadra: una squadra affiatata comporta un’influenza reciproca, un circolo virtuoso che può creare nuovi stimoli e dare risultati eccellenti anche in momenti di crisi.
Il vostro Gruppo ha sempre dato molta importanza alla formazione dei collaboratori e non a caso le aziende che ne fanno parte – Engineering Corporation, Progetto Acqua, System Energy, Swim Company e RPI – sono nate come spin-off per dare opportunità ad alcuni collaboratori di diventare soci…
In generale, non solo nel nostro settore, constato la necessità della formazione per riprendere e reinventare il mestiere, anche rivisitandolo attraverso le nuove tecnologie. Per noi che veniamo dal settore chimico, considerato un settore inquinante, oggi è essenziale puntare su tecnologie pulite, anche perché vediamo che il pubblico è sensibile ai temi della salvaguardia ambientale. Ma se ci pensiamo, è sempre accaduto così nel marketing: dinanzi a un prodotto vecchio e obsoleto, il cliente chiede solo il prezzo, ma quando sul mercato viene proposto un prodotto innovativo, il pubblico ne è attratto e incuriosito e spesso non bada a spese pur di averlo.