LA DOC "MODENA", UN NUOVO STRUMENTO PER LA VENDITA DEI VINI TIPICI NEL MONDO
Con la promulgazione da parte del Ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali dei decreti relativi al riconoscimento della DOC. “Modena” e alle modifiche dei disciplinari di produzione dei vini DOC. Lambrusco di Sorbara, Lambrusco Salamino di Santa Croce e Lambrusco Grasparossa di Castelvetro, i produttori avranno la possibilità di affiancare il marchio DOC. “Modena” ai vini tipici delle nostre zone. Con quali vantaggi?
È stata una scelta importante da parte dei produttori perché, a distanza di quasi quarant’anni, in questo modo si sono rinnovate le DOC. del 1970 (Lambrusco di Sorbara, Lambrusco Salamino di Santa Croce, Lambrusco Grasparossa di Castelvetro), con una revisione dei prodotti e, finalmente, con l’introduzione della DOC. Modena, un nome molto importante nel campo agroalimentare che auspichiamo possa dare ulteriore impulso alla vendita dei nostri prodotti, soprattutto nei mercati esteri.
Anche perché Modena gode della fama di altri prodotti tipici…
Pensiamo all’Aceto Balsamico, al Parmigiano Reggiano e al Prosciutto di Modena, per non parlare del mito di cui la nostra città gode nel settore delle auto sportive, dalla Ferrari alla Maserati. Quindi, il marchio DOC. Modena per i produttori di Lambrusco è un biglietto da visita importante.
Un’altra novità di questo riconoscimento sta nell’individuazione della tipologia spumante in tutte le DOC. di Modena, anche nei tre Lambruschi storici. Con il supporto di documenti che risalgono al 1840 abbiamo dimostrato la presenza nel nostro territorio della tipologia spumante, confermando tra l’altro che esiste una grande correlazione tra i nostri Lambruschi e lo champagne. All’esposizione universale di Parigi del 1900 l’unico vino italiano premiato fu il Lambrusco di Modena, nonostante tra noi e i francesi ci fosse già una certa rivalità. Lo champagne e il Lambrusco sono ottenuti entrambi da rifermentazione o da fermentazione naturale in bottiglia, con metodo tradizionale, o in autoclave, con l’ausilio di una tecnologia moderna.
Il Lambrusco è un vino che si fa apprezzare per la sua immediatezza, ma di recente, anche grazie al lavoro del vostro Consorzio, sta incominciando a essere valorizzato al pari di altri vini più impegnativi…
È un vino fresco, semplice, di degustazione immediata, ma ciò non ha impedito che guadagnasse rapidamente terreno presso gli intenditori. Quest’anno, per esempio, al concorso internazionale del Vinitaly, i Lambruschi modenesi – che hanno partecipato per la prima volta come vini frizzanti – hanno conquistato ben tre medaglie d’oro delle quattro disponibili.
Quanto contano le metodiche di produzione per il raggiungimento di questi risultati?
In questi ultimi vent’anni le metodiche di produzione dei Lambruschi si sono avvalse di importanti investimenti nelle tecniche di coltivazione, nelle cantine di trasformazione e nei sistemi d’imbottigliamento. Anche gli investimenti nella ricerca – non inferiori a quelli necessari a produrre altri vini di qualità – sono finalizzati a ottenere la possibilità di conservare e mantenere al massimo il profumo e le caratteristiche organolettiche del prodotto, attraverso l’utilizzo di tecnologie molto raffinate e il supporto di enologi esperti: quindi grande professionalità e aggiornamento costante e continuo.
Le tecnologie acquisite dai produttori di Lambrusco sono quelle ritenute indispensabili a mantenere la tradizione…
Sicuramente le tecnologie sono state una vera e propria testa di ponte attraverso cui è stata recuperata anche quella tipologia spumante che era sempre stata presente nella nostra realtà vitivinicola. Alcune aziende produttrici, pur non potendo vendere al pubblico con la sigla DOC. il prodotto spumante, lo commercializzano comunque come vino spumante di qualità e sappiamo che da circa vent’anni esiste una buona presenza di questo prodotto non solo nella ristorazione modenese: molti ristoranti rinomati offrono i vini spumanti di qualità prodotti nelle cantine modenesi.
In che modo i prodotti tipici, come rappresentanti del made in Italy, diventano anche ambasciatori del nostro patrimonio culturale nel mondo?
I prodotti agroalimentari che hanno un legame con il territorio sono una forma di cultura e di promozione del patrimonio culturale, artistico e industriale del nostro paese. Ma credo che non esista un altro paese al mondo con un patrimonio agroalimentare come il nostro. E se l’Italia e i suoi prodotti non riescono a ottenere i riconoscimenti, la valorizzazione e la tutela che meriterebbero è soltanto a causa del nostro minore peso politico in ambito comunitario. Le azioni di tutela legale dei nostri prodotti in ambito comunitario sono sempre molto sofferte. Ne sappiamo qualcosa nelle nostre battaglie per tutelare il Lambrusco dalle scimmiottature messe in atto da produttori della Spagna e di alcuni paesi dell’Est ammessi di recente nell’Unione Europea. Oltre a sottrarre quote di mercato ai nostri produttori, queste usurpazioni del marchio, spesso abbinato a nomi di fantasia, richiedono forti azioni legali con il conseguente impiego di ingenti risorse finanziarie, che invece potrebbero essere destinate alle necessarie iniziative di promozione del prodotto e della cultura che esso porta con sé.