DOPO L'IGP, SI AUSPICA L'UNIONE DEI CONSORZI DEL BALSAMICO DI MODENA
Dopo quattordici anni di battaglia – alla quale la vostra azienda ha contribuito, insieme al Consorzio Aceto Balsamico di Modena, di cui attualmente è presidente il vostro stesso presidente, Cesare Mazzetti –, è arrivato il riconoscimento IGP per l’Aceto Balsamico di Modena…
È una conquista molto importante per la protezione di un prodotto tipico locale, che da troppo tempo è stato oggetto di imitazione da parte di produttori europei, in particolare di quei paesi che hanno fatto opposizione alla nostra domanda: Grecia, Germania e Francia. Ma è un risultato che aiuta a trovare un po’ di unità fra gli stessi produttori e i loro consorzi, poiché il disciplinare per l’uso della denominazione IGP è abbastanza stringente e stabilisce regole certe e chiare, comuni e uguali per tutti sotto il profilo della produzione, della commercializzazione e della presentazione del prodotto, mentre la normativa del 1965 lasciava molto spazio ai produttori.
Un primo effetto importante è la diffida dei tre consorzi uniti (Consorzio Aceto Balsamico di Modena, Consorzio Produzione Certificata Aceto Balsamico Modenese e Comitato Produttori Indipendenti Aceto Balsamico di Modena) contro un produttore greco che, poche settimane fa, ha presentato e messo in commercio, in Austria, un prodotto denominato Greek Balsamessig, usando proprio la denominazione “aceto balsamico”. Prima della pubblicazione del regolamento per il riconoscimento dell’IGP, c’erano iniziative dei singoli consorzi senza il coinvolgimento delle istituzioni, mentre ora pare che l’ottenimento del riconoscimento nel settore un’unità di cui, peraltro, si sentiva la necessità: i litigi sull’Aceto Balsamico sono famosi a Modena.
Può citare alcune regole contenute nel disciplinare?
Per esempio, adesso i produttori sono obbligati a usare almeno il 20 per cento di mosto con una densità minima relativa a 20° C di 1,24 e questo porterà all’innalzamento della qualità minima.
Inoltre, la produzione è legata a sette vitigni storicamente utilizzati per la produzione (Trebbiani e Lambruschi, tipici della nostra zona) e vitigni predominanti nella Regione Emilia-Romagna (Sangiovese, Fortana, Montuni e Lancellotta). Questo è sicuramente un fattore importante per legare il prodotto al territorio e porterà a una localizzazione degli approvvigionamenti. A dire il vero, il nostro Consorzio si era battuto perché venisse introdotta nel regolamento la delimitazione delle zone di origine, affinché si potessero utilizzare solo mosti provenienti dall’Emilia-Romagna, ma la CE ha dichiarato questa delimitazione contraria al libero scambio e alla libera circolazione delle merci. Anche se questa dichiarazione è incoerente, considerando che stiamo parlando di un prodotto tipico, abbiamo dovuto accettarla. Ma, tutto sommato, questo non annulla il risultato ottenuto, che finalmente ci consente di difendere il prodotto dalle contraffazioni. Un altro aspetto molto positivo è la chiarezza che viene introdotta per la presentazione delle confezioni al pubblico. È stata mantenuta la capacità minima per l’Aceto Balsamico di Modena (250 ml) – anche per evitare confusioni con il prodotto Tradizionale –, sulle etichette verrà indicata la denominazione IGP, utilizzando il marchio della Comunità Europea, e non si potranno più marcare le etichette con aggettivi qualificativi o numeri, che potrebbero trarre in inganno il consumatore con allusioni all’invecchiamento del prodotto. Di fatto, saranno tolti dal mercato quei prodotti borderline che utilizzavano l’aggettivo “tradizionale” in maniera più o meno esplicita e lecita.
Il vostro presidente Cesare Mazzetti, essendo stato impegnato in prima persona nelle riunioni che in questi mesi si sono tenute al Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, potrebbe rivelare anche qualche retroscena di questa battaglia…
Quello che posso dire è che durante quest’ultima legislatura il Ministero ha profuso un notevole impegno, soprattutto mantenendo una posizione decisa nei confronti degli stati che hanno fatto opposizione alla richiesta di riconoscimento. Addirittura, arrivando a minacciare, che, se fosse mancato il rispetto nei confronti dei nostri prodotti, noi, di conseguenza, avremmo mancato di rispetto ai loro. Di fronte a questo, i francesi hanno fatto retromarcia. Era incontestabile l’origine di prodotti come l’Aceto Balsamico di Modena e l’Aceto Balsamico Tradizionale di Modena: la storia è ricca di testimonianze millenarie che la confermano. Sarebbe stato come mettere in discussione l’origine dello champagne o del cognac. La Grecia, invece, ha assunto una posizione più subdola, pubblicando una legge che autorizza la produzione di aceto balsamico. Ma il Ministero ha già presentato opposizione alla CE per cercare di risolvere la vicenda.
L’Aceto Balsamico è un’eccellenza apprezzata in tutto il mondo che porta ricchezza al nostro paese. Questo nuovo riconoscimento può contribuire a un’azione congiunta di produttori e consorzi per la sua promozione e diffusione?
Certamente. Tutti gli sforzi e le risorse che fino ad oggi i consorzi hanno profuso per ottenere l’IGP potranno essere deviati, dirottati e utilizzati verso la comunicazione e la promozione. Anzi, sarebbe auspicabile anche la costituzione di un’unione dei consorzi, in modo da avere obiettivi comuni e chiari e maggiore potere contrattuale.