A DIFFERENTI ESIGENZE DIFFERENTI STRUTTURE
Intervista di Pasquale Petrocelli
Lei ha una lunga esperienza nelle case di riposo. Che cos’è cambiato in questi anni?
Inizialmente le case di riposo erano nate come luoghi che richiamavano l’idea di un albergo per anziani a carattere familiare. Questa concezione si è sensibilmente evoluta, poiché è subentrata una normativa estensiva promulgata dalle amministrazioni pubbliche, che ha trasformato le case di riposo in strutture sanitarie tout court e ha comportato che venisse meno pertanto quell’atmosfera di familiarità che caratterizzava le vecchie case di riposo. Le case di riposo, sorte per necessità sociale, sono diventate grandi strutture con normative che richiedono una complessa tipologia di personale addetto: dal coordinatore al medico generico, dai medici specialisti agli assistenti con compiti diversificati, ai fisioterapisti e ai podologi, con la conseguente crescita dei costi gestionali che ovviamente ricadono sugli ospiti.
La normativa, sempre più spesso creata da burocrati – dotati di un’approfondita conoscenza teorica dell’apparato legislativo, ma privi di esperienza pratica –, non ha tenuto nel debito conto che il settore dell’assistenza agli anziani presenta una vasta tipologia, che può andare dalle megastrutture – sicuramente necessarie nella società attuale, ma estremamente costose – alle piccole strutture con le caratteristiche della famiglia allargata dove l’anziano è ospite e non paziente.
Quali sono i vantaggi delle piccole strutture?
Attraverso l’esperienza personale acquisita come medico ospedaliero nel passato e nella pratica medica attuale nelle case di riposo, ho maturato la certezza che le piccole strutture offrono condizioni di soggiorno, supporto assistenziale e relazioni interpersonali di gran lunga migliori delle strutture complesse che, a mio parere, sono particolarmente adatte a ospitare anziani involuti psichicamente e compromessi dal punto di vista fisico. L’anziano autosufficiente fisicamente e intellettualmente ancora attivo mal si adatta a convivere in una realtà con ospiti in uno stato di salute ormai irrecuperabile, pena – posso dirlo per esperienza professionale – una rapida e inesorabile involuzione. Il fatto che la normativa mantenga rigidi i suoi parametri, indipendentemente dalle dimensioni e tipologia di una struttura, incide pesantemente sulle piccole realtà, destinate pertanto in un futuro prossimo all’estinzione.
La mia attenzione è rivolta in modo particolare al costo economico: la casa di riposo attuale strutturalmente complessa, con personale diversificato, sicuramente necessaria per un certo tipo di utenza, con costi gestionali elevati e di conseguenza con ricadute pesanti sulle rette, non dovrebbe sopprimere – a seguito di una normativa che equipara le strutture piccole alle grandi – le piccole strutture rivolte a ospiti non necessariamente infermi, in cui personale addestrato ma meno diversificato comporterebbe costi più facilmente sostenibili.
A mio parere l’assistenza agli anziani, problema sempre più di pressante attualità, dovrebbe essere affrontato con una visione più ampia, coinvolgendo nella formulazione della normativa, oltre alle amministrazioni pubbliche, anche gli operatori privati del settore, che peraltro spesso peccano di ipocrita indifferenza.