BOLOGNA E I SUOI PORTICI
Intervista di Anna Spadafora
Grazie al Consorzio APICE, abbiamo sentito parlare di Porticon, l’associazione per il restauro dei portici di Bologna, di cui lei è coordinatrice. Quando è nata e come?
L’8 marzo 2005, in occasione di un convegno in Municipio dedicato al tema Le donne e il lavoro sommerso, con un gruppo di imprenditrici abbiamo pensato di attirare l’attenzione della nostra città sul degrado dei portici di San Luca, il cordone ombelicale tra la città e il santuario. Si è costituito un comitato promotore formato da una rete di associazioni civiche: Società Aperta, Impegno civico, Associazione Roger, il Timone e il Circolo Manfredini. A queste si sono affiancate la Curia di Bologna, la Fondazione Cassa di Risparmio e l’APICE. Inizialmente, potevamo essere confusi con il Comitato istituzionale per il restauro dei portici, di cui fanno parte il Comune, il museo della Madonna di San Luca e la Curia, a cui allora mancava il presidente e che aveva esaurito le sue risorse. Ci siamo costituiti come associazione e abbiamo redatto lo statuto per potere supportarli autonomamente, chiamandoci Associazione Bologna per i portici. Dopo un anno, è nata Porticon, con questo nome, fortemente simbolico, inventato dal direttore di APICE, Piero Giusti.
Rolando Dondarini, docente del dipartimento di Storia dell’Università di Bologna, ha proposto di organizzare un’iniziativa concomitante alla Settimana per la storia, la maratona che è partita il giorno di San Petronio e terminata il 21 ottobre: Porticon come Teleton. La Banca Popolare dell’Emilia Romagna ci ha fornito un conto corrente e un numero telefonico; la Coop Adriatica ha installato dei box presso i suoi supermercati e dieci negozi ospitano dei salvadanai giganti perché anche le persone anziane e i bambini siano facilitati. Controllando la rendicontazione dell’accredito, abbiamo scoperto versamenti da quindici euro, anche chi ha poche possibilità vuole partecipare: è meraviglioso. Ogni anno ripeteremo l’iniziativa a ridosso della festa di San Petronio in modo che diventi un appuntamento per la città.
È già partito il progetto di restauro?
Pierluigi Bottino, ingegnere del Comune di Bologna, aveva già elaborato un progetto completo di capitolato e elenco dei prezzi per il restauro di diciannove archi del tratto di città di via Saragozza, quindi, sappiamo che occorrono cinquecento milioni di euro. Con le risorse stanziate dalla giunta Guazzaloca furono restaurati molti archi, ma ne rimane ancora un quantitativo importante. Ultimamente, si stanno muovendo alcuni privati: il Rotary Club San Lazzaro di Bologna ha adottato una lunetta e l’Associazione Italiana Nuove Dirigenti d’Impresa ha destinato i soldi del premio Aidda al restauro di un’altra. L’APICE sta inoltre organizzando un gruppo di costruttori disponibili a fare pubblicità alle loro imprese sui ponteggi dei restauri.
Il portico di San Luca non è importante solo per la sua architettura ma anche perché è stato impreziosito nei secoli con sculture e dipinti donati dalle ricche famiglie bolognesi.
Diceva che il portico di San Luca è una sorta di cordone ombelicale tra il santuario e la città. Si potrebbe quasi intendere come una metafora del filo della vita.
Il portico di San Luca è anche la vita. Chiunque arriva in auto, in aereo o in treno, vede il santuario che svetta in cima e sa di essere arrivato, si sente a casa. Questo appartiene a ciascuno di noi. La mia generazione passeggiava lungo i brigali, andavamo ad amoreggiare lungo i sentierini. Inoltre, la Madonna di San Luca è piena di grazie ricevute e questo ci fa capire che è un punto di riferimento per i cittadini. Anche chi non è credente o cristiano ritrova in questo magnifico monumento il piacere della passeggiata protetta dagli archi. Alla curva di San Luca è legato anche lo stadio, quindi, la nostra squadra.
C’è una vera simbologia intorno al portico, non solo cristiana ma anche profondamente laica, è un simbolo della bolognesità, come le due torri, i tortellini e la mortadella. I portici di San Luca però sono molto preziosi, la loro importanza è riconosciuta anche all’estero, l’equipe di una televisione giapponese gli ha dedicato una trasmissione che ha avuto un’audience straordinaria.
Oltre ai portici di San Luca ce ne sono anche tanti altri che hanno bisogno di interventi, questi sono la priorità ma ci chiamiamo “Associazione Bologna per i Portici” perché pensiamo anche a tutti gli altri.
Dunque questo filo per la vita porta verso l’infinito.
Ottima interpretazione. Noi andiamo avanti ma pensiamo anche di lasciare un testimone alle nuove generazioni. Speriamo che in futuro l’UNESCO ci riconosca patrimonio dell’umanità e intervenga con un po’ di risorse.
Indubbiamente, il patrimonio dell’umanità è anche quello che distingue Bologna in tutto il mondo.
Certamente. Poi, oltre alla particolarità dell’architettura, i portici nascondono segreti dietro le porte chiuse: giardini, testimonianze di un passato prestigioso delle antiche famiglie bolognesi, luoghi di accoglienza per le bambine meno fortunate come il collegio delle orfanelle. Bisogna superare la convinzione che i portici di San Luca siano della Curia, sono di tutti noi, dobbiamo combatterne il degrado e educare i bambini a rispettarli e amarli. Per questo bisogna ringraziare Rolando Dondarini, i coniugi Lanzi, che curano il museo di San Luca, e Renato Sabbi, che hanno preso in carico la cura nei confronti dei portici e che trasmettono la loro passione per la storia di questo monumento, tanto che anch’io che non faccio il loro lavoro ne sono stata benevolmente contaminata.
È vita anche per questo, c’è una trasmissione continua.
Si può dire che avete costituito, e state facendo crescere sempre più, un dispositivo per la qualità di ciò che resta, il restauro in fondo è questo: non solo una conservazione dei monumenti, ma anche una via per giungere a un’altra modernità.
Abbiamo riunito tante forze, ciascuna con competenze diverse, e i risultati ci sono.