COME CRESCE L'IMPRESA
Intervista di Alessandra Pellacani
Quali sono le novità intervenute nell’ultimo anno nel Gruppo Argenta?
Il dato più eclatante che abbiamo registrato nel 2005 è un aumento del fatturato di circa il trenta per cento, crescita che ha mantenuto la sua tendenza anche nel 2006, con trenta milioni di euro in più. Ma, al di là del fatturato, l’obiettivo del nostro gruppo è e deve essere sempre più la crescita professionale, la nostra gestione deve avere sempre più un’impronta manageriale, anche perché stiamo facendo un altro importante salto di qualità: nel 2007, il fatturato deve aumentare del settanta per cento e lo staff deve essere formato per gestire e raggiungere gli obiettivi che ci siamo dati. Le risorse umane sono ciò che assicurano la riuscita, a partire dai manager, ai quadri, agli operatori, agli addetti alle vendite e ai responsabili commerciali, tenendo conto del fatto che il marketing ha un ruolo molto importante nel nostro settore. Un altro obiettivo estremamente importante è l’implementazione del software, che c’impone di fare un grande salto di qualità sotto il profilo organizzativo, manageriale e qualitativo.
In che senso per voi è così importante?
Il software consente di avere a disposizione tutti i dati aziendali, dal progetto industriale al controllo di gestione, di seguirne l’andamento e di dare a ciascuno la consapevolezza di tutto ciò che avviene nelle attività del gruppo. Questo aiuta notevolmente a fare squadra e a valorizzare sempre più le risorse umane: ciascuno, soprattutto chi ha un ruolo di responsabilità nell’azienda, interpretando i dati, può rendersi conto di ciò che può e dev’essere modificato o migliorato.
C’è un valore del Gruppo Argenta che non si limita a quello economico e finanziario, e come possiamo constatarlo?
Oltre che dalla gestione altamente professionale del progetto finanziario, credo che il Gruppo Argenta tragga il proprio valore dalle risorse umane e da quelle informatiche. Fare impresa oggi, però, vuol dire mantenere costanti non solo la creatività e la fantasia, che sono i capisaldi del fare impresa, ma anche una sana ambizione. Noi puntiamo a essere sempre azienda leader nel nostro settore, perché a essere secondi non si vince niente. Ecco perché per noi è fondamentale l’innovazione, sia nelle tecnologie sia nei metodi di vendita e di servizio al cliente. Ma questo dovrebbe valere in ciascun settore. Inoltre, per giungere alla riuscita ci vuole molta passione. Un leader, e io mi ritengo tale, deve avere moltissima passione. Spero naturalmente di non essere deluso dai giovani. Indubbiamente, il contributo dei genitori fa tanto nell’educazione, ma un’azienda, soprattutto per certi valori, è una grande famiglia.
In che modo la sua esperienza nel Gruppo Argenta può essere d’esempio ai capitani dell’avvenire?
Spero di esprimere nei prossimi anni ancora qualcosa che ho in mente per quanto riguarda questi quattro capisaldi: l’espansione del gruppo, la formazione delle risorse umane, il progetto finanziario e il profitto. Spero cioè di creare le condizioni perché il solco a cui ho dato l’input e che ho tracciato – non da solo, naturalmente, perché le cose si fanno in squadra – diventi tanto profondo che i miei insegnamenti restino: è questa la mia ambizione. Questo è ciò che auguro alle giovani generazioni e che sono certo che – almeno le giovani generazioni che lavorano con me – porteranno avanti. Perché ne hanno l’obbligo e la responsabilità e perché fare impresa vuol dire creare posti di lavoro e garantirli. Chi arriva dopo di me e non entra in questa logica smette di fare impresa. Fare impresa è un gioco, in cui occorre distribuire sempre meglio la ricchezza che si produce. Però bisogna anche far capire che fare profitto va in questa direzione, non va a vantaggio di una sola persona o di pochi, anche se, giustamente, chi investe, chi rischia non fa un’opera di beneficenza, ma vuole guadagnare. Lo vogliono tutti, anche le cooperative. Poi magari la cooperativa ha valori statutari diversi da quelli dell’impresa, ma se non fa profitto anche la cooperativa non va avanti, non può creare posti di lavoro.
Un altro augurio che faccio alle nuove generazioni è di riuscire a trovare sempre il modo di parlare dei problemi. La carenza nel progetto e nel programma dell’impresa è una carenza di comunicazione e di confronto. Certo, l’arrabbiatura può intervenire per chiunque, ma dev’essere uno stimolo per incontrarsi di nuovo, per parlare e soprattutto perché gli incontri – al di là dell’amicizia che si crea all’interno dell’azienda – mirino sempre al contributo della responsabilità di ciascuno, al consolidamento futuro. E consolidare vuol dire accettare le proprie responsabilità, vuol dire portarle avanti con quella sana ambizione che io continuo a predicare. Sana ambizione, per tutti e soprattutto per i giovani, perché è questo lo stimolo che occorre per non appiattirsi e per cercare sempre di migliorare. Ma per fare questo c’è moltissimo da lavorare, soprattutto per l’imprenditore che deve essere sempre presente in azienda, oltre che fisicamente, con le idee e con il cervello.
Anche se non è facile, se un imprenditore fa propri questi valori e questi obiettivi, credo che non faccia neanche fatica a lavorare. Ribadisco spesso che la sera si può tornare a casa stanchi, ma non angosciati: anche colui che svolge il lavoro apparentemente più umile nell’azienda, dev’essere sereno nell’affrontare il proprio ruolo, perché è importante, ed è così che evidentemente le cose si portano a conclusione, senza l’arroganza dei capetti, ma con la comunicazione costante, continuativa e di alto spessore. E per fare questo bisogna entrare nel merito delle cose, in tutte le circostanze della nostra vita, e avere consapevolezza.