L'ORO NERO MODENESE

Qualifiche dell'autore: 
presidente del Consorzio Tutela Aceto Balsamico Tradizionale di Modena

In qualità di presidente del Consorzio Tutela Aceto Balsamico Tradizionale di Modena, voglio dare il benvenuto a ciascuno di voi e in particolare desidero salutare Ferdinando Cionti, qui con noi per condividere le sue competenze ed esperienze a livello nazionale e internazionale sulle norme che regolano la costituzione e la tutela del marchio. Dal 2004, il Consorzio riunisce nel consiglio di amministrazione sia le istituzioni sia le rappresentanze di tutte le realtà produttive, e il mio compito è stato fin dall’inizio quello di ricostruire l’immagine e dare nuova credibilità al nostro marchio. Un compito reso ancora più difficile dal fatto di dovere svolgerlo a contatto con i rappresentanti di mondi in forte contrasto reciproco.

La storia del Balsamico a Modena, infatti, è quella di una vera e propria guerra fra produttori, durata quasi un ventennio, che ha rischiato di causare la perdita della DOP – riconoscimento che il prodotto aveva avuto nei primi mesi del 2000 – e che in seguito ha provocato il sequestro da parte dei NAS di tutta la produzione dell’anno 2002, ben 98.000 bottiglie di Tradizionale, per difformità dalle norme legislative e dalla disciplinare. A ciò vanno aggiunte una serie di diatribe, un continuo azzuffarsi, è proprio il caso di dire, sulla natura dei prodotti. Una situazione che, complessivamente, ha portato a una significativa perdita d’immagine, che produttori e istituzioni modenesi non potevano più tollerare. Non avrei potuto assumere questo impegno senza l’appoggio del presidente della Camera di Commercio, Alberto Mantovani, che ha dato tutto il sostegno possibile, anche materiale, finanziando, per esempio, il centro dimostrativo d’imbottigliamento dell’Aceto Balsamico Tradizionale. Ringrazio anche Vincenzo Saccani che, con la Consorteria dell’Aceto Balsamico Tradizionale, di cui è Gran Maestro, ha contribuito a questo nostro successo.

Sapevamo di dover ricostruire un marchio e un’immagine unitaria del Balsamico, da far conoscere anche al di fuori della provincia. Come ho già accennato, per molto tempo, il mondo del Balsamico è stato caratterizzato dalla guerra insensata fra due prodotti che in realtà sono molto diversi e complementari: il pregiato Aceto Balsamico Tradizionale di Modena, nella bottiglietta prevista dal Ministero e disegnata da Giugiaro, e l’Aceto Balsamico di Modena, impropriamente definito “industriale”, che troviamo sugli scaffali dei supermercati italiani e internazionali, un comparto economico molto importante nella provincia di Modena e in attesa del riconoscimento IGP. La situazione, un po’ alla volta, ha incominciato a cambiare: i produttori dell’Aceto Balsamico “industriale” si sono subito dimostrati strenui difensori dell’identità e della dignità del Tradizionale. Allo stesso modo, i produttori dell’Aceto Balsamico Tradizionale si sono impegnati ancora di più nella collaborazione con il CERMET e con l’Istituto tecnico dei controlli, che permettono al Tradizionale di raggiungere sempre più alti standard qualitativi. Insieme, hanno operato affinché le attività del Consorzio fossero orientate a sostenere i produttori più piccoli che, oltre a essere numerosissimi, sono i veri custodi della tradizione di questo prodotto. In particolare, abbiamo realizzato un meccanismo di aste sulla base non del prezzo ma della qualità, attraverso le quali il Consorzio acquista dai piccoli produttori le bottigliette necessarie agli eventi promozionali, alla vendita alle istituzioni o agli enti di promozione. Abbiamo avviato iniziative come Una bottiglia mille aceti, per sottolineare la dignità e l’individualità produttiva di ciascun singolo produttore. Abbiamo offerto e fornito ai produttori un servizio di redazione consortile in grado di realizzare redazionali e pagine pubblicitarie utili per il lancio promozionale delle singole aziende. Abbiamo realizzato un sito web, che riserva ampio spazio a tutte le realtà produttive dei singoli associati. Si tratta di iniziative che non è frequente vedere realizzate in realtà consortili, dove tipicamente il controllo viene svolto dai soci più importanti. Noi siamo riusciti a farlo, anche grazie all’aiuto della Consorteria dell’Aceto Balsamico Tradizionale, della Camera di Commercio e della Provincia. Siamo riusciti a ricreare il marchio, che è ogni giorno più richiesto e apprezzato. Dai sessanta soci del 2004 oggi siamo passati a oltre trecentoventi, e credo che questo esprima in maniera chiara il livello di adesione al progetto. Personalmente, non da produttore ma da degustatore, consumatore ed estimatore di questo prodotto che chiamiamo “l’oro nero modenese”, sono orgoglioso di poter lavorare insieme ai produttori di Balsamico e spero di contribuire così alla crescita di una realtà unica al mondo, che va promossa e salvaguardata.