UN INVENTARIO PER L'AVVENIRE
Intervista di Sergio Dalla Val
Lei sta lavorando da circa nove anni a un progetto straordinario, KEO, per il quale ha coinvolto l’UNESCO, l’ONU, i governi, le università e le accademie di molti paesi. Può darci una testimonianza?
Da artista, ho pensato a un satellite, KEO (nome composto dalle tre lettere più utilizzate nelle varie lingue del pianeta), che tornerà sulla terra fra cinquantamila anni per dire qual è l’uomo di oggi. È anche un regalo all’uomo di oggi, una condivisione che consente di capire le nostre differenze e di vivere meglio insieme. Fra qualche mese, il satellite partirà per il suo lungo volo, ma prima ciascun abitante del pianeta potrà inviare quattro pagine, in cui, con assoluta libertà, potrà scrivere i suoi sogni, le sue aspirazioni, la sua vita, che sia ricco o povero, che abiti in questo o quell’angolo del pianeta. Raccolti per posta o via internet, senza alcuna censura, i messaggi saranno incisi su dischi di vetro affinché possano resistere alla prova del tempo.
KEO porterà con sé anche campioni di elementi vitali e un diamante, e sarà protetto da scudi contro gli attacchi del tempo e degli ostacoli. A differenza degli altri satelliti, avrà grandissime ali e farà milioni di orbite che lo riporteranno al suolo natale fra cinquantamila anni, quando creerà un’aurora boreale artificiale per segnalarsi ai nostri discendenti che troveranno i nostri regali archeologici, le nostre speranze, il dono degli uomini di oggi. Chissà quale sarà il mondo che KEO troverà sulla terra.
Quanti messaggi ha ricevuto finora?
L’Italia non è molto rappresentata dai messaggi. Ha risposto un abitante del pianeta su quattromila, ma vogliamo andare molto più in là. KEO è stato concepito per portare agli uomini di domani la ricchezza di oggi.
Attualmente nel mondo esistono seimila lingue e tante specie che potrebbero sparire. Anche per questo, KEO è un invito a fare un inventario per dare un’idea del passato all’uomo del futuro. Quale sarà la lingua più diffusa nel pianeta fra cinquantamila anni? E la razza? Prevarrà il benessere o la miseria più totale?
Il mondo si trasforma sotto i nostri occhi. Allora, KEO introdurrà nel satellite archeologico tutto quello che verrà scritto. Cosa dirà una giovane parigina? E un’anziana giapponese? Cerchiamo di fare un’opera creativa affinché la specie umana s’incontri senza limiti di tempo.
Allora, il suo è un atto artistico?
Sì, è un atto artistico che mi fa tornare al modo classico d’intendere l’artista: non chi mostra il risultato del suo lavoro una volta compiuto, ma chi propone un progetto da fare insieme. È un atto artistico collettivo.
È sicuro che il progetto andrà a compimento?
Sicuramente. Una Commissione dell’Unione Europea è parte di questo progetto. Ci sono trenta imprese, come il Centro Spaziale Europeo, l’Unesco e altri partner, che hanno donato venti milioni di dollari, ma sono necessari altri finanziamenti.
Che cosa ha a che fare il suo progetto con la sua attività d’artista? Perché è stato un artista a pensarlo e non, per esempio, una società d’informatica?
Nella mia vita ho attraversato vari modi di fare arte, ho utilizzato tutte le tecniche tradizionali – il pennello, la pennellessa – e poi ho privilegiato le nuove tecnologie. Questo mi ha consentito d’inventare nuovi processi di produzione artistica, nuove modalità di scultura, tecnologie che mi sono servite per il progetto KEO. Dopo di che mi sono detto che occorreva un processo enormemente differente: normalmente, un autore crea un poema e il lettore è messo in gioco dal poema.
Lo stesso accade nella musica: danzando, si appropria di un brano musicale e, ascoltando, si arricchisce di ciò che l’altro gli dà con la sua opera. E allora ho pensato che forse nell’altro esistono cose forti che egli stesso ha dimenticato di avere esplorato. Quindi, se gli proponi un’emozione: “Che cosa vuoi dire di te stesso ai tuoi discendenti molto molto lontani?”, in quel momento gli brillano gli occhi: “Ah, bella idea”, e va a cercare in se stesso ciò che non sapeva di volere dire.
Sono un artista, ma sono anche uno scienziato, posso capire il mondo attraverso la scienza, attraverso le cifre e posso parlare con gli ingegneri.
Questo mi ha permesso, quando ho pensato al progetto KEO e anche in seguito, un’apertura intellettuale tale da fare incontrare il mio progetto con gli strumenti che mi servivano per realizzarlo.
Allora, i nostri lettori possono partecipare a quest’opera collettiva?
Certamente, possono inviare un testo di quattro pagine al sito www.keo.org. Attualmente, molti ministeri dell’educazione di vari paesi invitano i professori a parlare di KEO in classe e i ragazzi che sentono parlare di KEO poi ne parlano ai genitori. Così aumentiamo sempre più il numero di persone che possono avvalersi di questa opportunità.