GLI ALBERI PER LA QUALITÀ DELLA VITA

Qualifiche dell'autore: 
docente di Patologia vegetale all'Università di Bologna

Intervista di Sergio Dalla Val

Perché le piante, soprattutto arboree, sono fondamentali per la vivibilità nelle città?

Prima di tutto perché, se in mezzo alle zone cementificate non sono presenti zone alberate e giardini con molte piante, l’estetica generale delle città è estremamente danneggiata. Sono state selezionate specie di piante particolarmente belle che, ammalandosi poco, sono adatte a resistere nelle zone più inquinate delle nostre città. Quindi, piazze, strade, viali hanno la possibilità di diventare belli e accoglienti anche per i turisti, con piante nuove e colorate. Le nostre città del futuro, per favorire gli insediamenti abitativi e le attività commerciali e turistiche in nuove zone, devono prevedere molte piante, come tutte le città dell’Europa del nord. Ma non c’è solo un motivo estetico, le piante sono essenziali soprattutto perché ci aiutano a migliorare la qualità della vita.

La prima capacità degli alberi è quella di abbattere l’inquinamento atmosferico presente nelle aree urbane. Poiché le piante, fisiologicamente, devono costantemente filtrare l’aria con le loro foglie, attraverso l’aria assorbono CO2, fondamentale alla fotosintesi clorofilliana. Una pianta di circa venticinque, trent’anni può filtrare fino a due o tre tonnellate di aria al giorno, aria inquinata da molecole tossiche, ossidi di azoto, sostanze che contengono piombo o cloro o fluoro, che provengono da attività commerciali dell’area suburbana. Tutte queste molecole tossiche vengono metabolizzate attraverso gli enzimi fogliari e l’aria che ne esce è, oltre che ampiamente arricchita di ossigeno, quasi completamente pura. Non solo: le piante assorbono costantemente acqua dal terreno e la reimmettono nell’aria sotto forma di vapore acqueo, umidificando l’ambiente. Quindi, d’estate rendono meno secca l’aria delle nostre città, che purtroppo scontano un pericoloso effetto serra, soprattutto dovuto alle superfici riflettenti.

Inoltre, le piante permettono di diminuire l’inquinamento acustico o luminoso perché frammentano le onde sonore e luminose. Quindi occorrono piante vicino alle discoteche e ai luoghi dove di notte sono in funzione fari potenti e di giorno arrivano rumori assordanti. O intorno alle autostrade: per esempio, Bologna adesso ha riscoperto il valore della fascia boscata, ovvero l’esigenza di proteggere la città circondandola di piante che creino un diaframma protettivo tra la città e gli abitanti rispetto alle aree di traffico.

Perché gli alberi non sono stati mai piantati in grandi quantità?

Soprattutto per una forma di pigrizia e per i loro costi, perché piantare alberi a dimora vuol dire che poi per due, tre, quattro anni bisogna seguirli continuamente. E quindi è un investimento che molte volte dà i suoi frutti solo nel futuro. Bisogna invertire questa tendenza e per farlo c’è solo un sistema: sensibilizzare l’opinione pubblica delle grandi città e dei piccoli centri, perchè facciano pressione sugli amministratori pubblici affinché investano di più sul verde. Piuttosto che fare tutta quella serie di opere di disincentivazione del traffico privato, quindi dissuasori di velocità, marciapiedi taglienti, imbuti nelle strade, una lotta forte all’inquinamento deve avvenire piantando nelle arterie di lunga percorrenza e di grande traffico molti alberi. Ci sono specie botaniche, per esempio, la ginco biloba o il frassino, che hanno una capacità filtrante molto elevata. È evidente che bisogna scegliere la specie giusta: mai piantare platani, ippocastani o magnolie, perché sono piante che non resistono all’inquinamento atmosferico. La scelta delle specie botaniche deve essere molto accurata e commissionata a esperti da parte del Comune.

In varie sue pubblicazioni, sostiene che gli alberi hanno effetti salutari non solo rispetto all’inquinamento…

Ricerche scientifiche condotte sia negli Stati uniti sia in Giappone sia in Canada hanno dimostrato una cosa molto importante: nelle città in cui ci sono ampi spazi verdi con parchi e viali dove si possa camminare la mattina, anche andando al lavoro, a contatto con le piante, ci sono meno suicidi, psicosi e anche stupri e soprattutto meno ricorso agli psichiatri, rispetto a città con più o meno lo stesso numero di abitanti ma molto cementificate. Nakamura, uno scienziato giapponese, ha pubblicato nel 1985 una ricerca in cui si dimostra che negli ospedali con ampi parchi e ampie zone verdi i pazienti hanno un tono dell’umore molto migliore e si sottopongono più amichevolmente alle cure. Le stesse guarigioni sono più numerose, soprattutto se si tratta di problemi cardiaci o legati all’ipotensione. Altri studi avanzati in Australia dimostrano che il colore verde delle foglie ha un effetto rasserenante nei confronti del nostro apparato psichico. Molte delle nostre tensioni calano se c’è un ambiente con del verde. Non a caso, negli ospedali i medici indossano divise verdi e il colore verde ormai è usato in architettura per fare staccionate, per esempio. Insomma, il verde è molto prevalente oggi.

Ma c’è di più. È sorto a Firenze l’Istituto di neurobiologia vegetale. Fino a pochi anni fa, si era sicuri o quasi che le piante non trasmettessero impulsi nervosi e quindi non potessero comunicare nulla. Oggi, molti studi, iniziati negli Stati Uniti e in Giappone e proseguiti anche in Italia in questo istituto, hanno dimostrato invece che le piante hanno una parvenza di tessuto nervoso, presente soprattutto negli apici radicali e dei rami, per cui trasmettono onde, riuscendo anche a comunicare tra loro.

Questi studi stanno dimostrando – e siamo solo agli inizi – come le piante trasmettono radiazioni chimiche ma emettono anche segnali e soprattutto riescono a captare le sensazioni. Poiché alcune persone particolarmente sensibili riescono a captare onde elettromagnetiche, di cui ogni corpo è permeato, questo potrebbe spiegare l’affermazione di chi dice di comunicare con le piante. Qualche anno fa si veniva considerati pazzi se si diceva che le piante erano capaci di trasmettere sensazioni e segnali, ora non più.