OCCORRE UNA FORMAZIONE PER I BENI CULTURALI
Nel 1975, nasceva in Italia una nuova amministrazione nei Beni Culturali, dopo anni di silenzio in questo settore. Questa nuova amministrazione si chiamava Ministero per i Beni Culturali e Ambientali. Molti credono che esista ancora, perché ormai è entrata nelle orecchie di tutti, ma in realtà oggi si chiama Ministero per i Beni e le Attività Culturali.
Che cosa distingue queste due amministrazioni? Nel 1975 si concludeva un dibattito, che era stato cogente negli anni successivi alla seconda guerra mondiale: che cosa ci fosse da conoscere e tutelare nel territorio nazionale. Nel 1999, il Ministro Veltroni vede proporre tematiche che prima non erano state al centro dell’attenzione: l’accento si sposta dall’intervento sul territorio alla parola “museo”. Per inciso, notiamo che la parola “museo” è usata comunemente in modo improprio, in quanto dovrebbe essere riferita soltanto ai musei di raccolte archeologiche, di frammenti archeologici, di sculture antiche, da distinguere dalle pinacoteche e dalle gallerie. Il Ministero riscopre quell’aspetto che ha fatto importante per secoli il nostro paese agli occhi degli stranieri, che facevano il gran tour in questo museo all’aperto che è tutta l’Italia. La materialità del prodotto artistico era direttamente sperimentata da questi grandi viaggiatori, che tornavano al loro paese dopo avere non solo visitato ma, quando era possibile, anche acquistato le opere, e spesso dopo essere entrati negli atelier degli artisti, perché anche questo faceva parte di quel complemento necessario alla formazione di chi poi avrebbe avuto compiti di responsabilità e di guida nel proprio paese.
In Italia, l’estensione del concetto di bene artistico ha portato a perdere la materialità del prodotto artistico, tanto che il restauro è stato delegato a pochi chirurghi della situazione, mentre altri si occupavano soltanto degli aspetti legislativi e letterari. Porre l’accento di nuovo sulle raccolte e sulla possibilità che le raccolte vengano esposte – pensate che prima si parlava solo di depositi – è stato importante in un clima in cui i grandi viaggiatori non ci sono più. Vedere le cose, cercare di capirle, non è una cosa da addetti ai lavori. Torniamo a confrontarci con il manufatto.
Al visitatore di oggi va proposto un messaggio diverso, deve capire non tanto i concetti dell’artisticità o della storicità – che lasciamo a Benedetto Croce –, ma che lui è proprietario di questi beni e deve capire che cosa significano.
Allora, un’attività che il nostro Ministero dovrebbe sviluppare è quella didattica: formare gli insegnanti, gli studenti, i genitori e noi funzionari.