IL DISPOSITIVO DELL'IMPRESA EDILE

Qualifiche dell'autore: 
titolare di Edilizia Cardillo, Modena

Intervista di Anna Spadafora

Da quanti anni è sul mercato la vostra azienda, Edilizia Cardillo, e che cosa vuol dire per voi ascoltare gli edifici?

La nostra famiglia è nel settore da circa quarant’anni, mentre la mia generazione da circa quindici. Abbiamo attraversato almeno due fasi a livello produttivo: una iniziale, in cui eseguivamo prevalentemente ristrutturazioni, e una successiva, in cui abbiamo puntato anche sul nuovo. Quello che è emerso dalla nostra esperienza è che tanto costruire ex novo quanto ristrutturare vuol dire seguire coerenze in funzione delle richieste del mercato o della nicchia di clientela che ci si prefigge di raggiungere. Infatti, nel caso di una ristrutturazione, va valutato l’oggetto in funzione della posizione, se è in un centro storico, o se è un oggetto rurale, quindi, i punti di partenza per la progettazione devono essere totalmente differenti. Tutto questo sempre in funzione della domanda-offerta, perché, se sul mercato ci sono molti oggetti invenduti in centro città, spesso le imprese puntano alla vendita, piuttosto che al pregio.

In che senso puntano alla vendita piuttosto che al pregio?

In un centro storico, generalmente si punta a fornire un prodotto qualitativamente medio-alto, di lusso, ma, qualora, in un clima di concorrenza agguerrita, ci sia molto invenduto, si cerca, pur di vendere l’oggetto, di fare prodotti qualitativamente inferiori, al fine d’intaccare il mercato. Per fortuna, molto spesso, le unità immobiliari in centro storico vengono acquisite da persone che hanno disponibilità economiche e che, quindi, sono in grado di sostenere gli alti costi di una ristrutturazione di qualità e di programmarla con l’impresa edile.

Nella vostra attività, intervengono casi in cui non riuscite ad esaudire le richieste del proprietario o del futuro acquirente, a causa di vincoli particolari o delle caratteristiche stesse dell’edificio?

I casi più eclatanti sono certamente quelli in cui gli edifici sono vincolati a livello di beni culturali o semplicemente a livello di settore urbanistico, e i singoli privati, che acquistano prima di ristrutturare, cercano di farlo in base alle proprie esigenze, non comprendono l’impossibilità di cambiarne le strutture, sia interne che esterne, e l’esigenza di ristrutturare ricalcando l’esistente. Spesso non comprendono che vanno mantenuti invariati i solai interni, le aperture, i fregi, le caratteristiche stesse dei solai, per esempio quelli di tipo misto legno-laterizio; allo stesso modo, le cornici esterne alla finestra, o le tipologie di scuretti, i colori che s’intonino con l’estetica dell’edificio e questa con l’ambiente circostante. Quando si parte dal presupposto che la casa è propria e per questo se ne può fare quello che si vuole, diventa difficile capire i vincoli esistenti. C’è per fortuna chi, acquistato un immobile di pregio, sa in partenza che le sue richieste devono andare incontro a un compromesso e la sua formazione culturale gli consente di capire che ha acquistato un bene che è anche parte del patrimonio collettivo, oltre a essere la propria casa. Questo è già un primo passo. Poi è chiaro che il cliente ha diritto di essere soddisfatto nelle sue esigenze funzionali, tant’è che acquista una casa per viverci, non certo un museo da contemplare. Ma per questo c’è la nostra equipe di tecnici, architetti, ingegneri, geometri, che seguono la progettazione e cercano di dare ciò che viene richiesto dal cliente, senza stravolgere l’edificio.

Le cose sono un po’ differenti nella ristrutturazione di edifici rurali, dove le normative sono più elastiche e, quindi, le proprietà possono sbizzarrirsi più liberamente. Non è raro che il nostro cliente abbia un’abitazione in centro storico e se ne crei una seconda in periferia, dove acquisire più libertà rispetto ai vincoli del centro e dove godere di ampi giardini, in cui ospitare grandi feste con gli amici senza disturbare i vicini.

La vostra azienda è nota per la precisione, la serietà e la cura che offre.

Cura per noi vuol dire capire che non ci sono solo normative che dipendono dall’esigenza di mantenere un palazzo storico così com’è, ma anche normative che si riferiscono alla struttura dell’edificio che ha determinate caratteristiche che non possono essere modificate, pena il crollo dell’edificio stesso. Le normative non sono solo burocrazia, hanno anche un motivo tecnico. Cambiare gli appoggi fisici degli assestamenti strutturali di un edificio storico può comportare dissesti della struttura stessa. Tant’è che oggi, con le nuove normative antisismiche, vengono messi in atto accorgimenti al fine di consolidare ulteriormente la struttura. Mentre un tempo si cercava soltanto di non cambiare la stabilità statica ormai acquisita, ora invece si cerca di dare una maggiore stabilità statica e allo stesso tempo anche dinamica.

Nelle ristrutturazioni generali, l’edificio va analizzato all’inizio, prima della fase progettuale, ma poi va ascoltato anche durante i lavori. E non è facile. Molto spesso un progetto va riveduto e aggiornato in funzione delle necessità specifiche che vengono a crearsi in corso d’opera. Nel caso del restauro, poi, aumenta il grado di competenza specifica e di responsabilità richieste ai professionisti che lo eseguono. Inoltre, nelle nuove costruzioni, come nelle ristrutturazioni, non dobbiamo dimenticare che un conto è una linea tracciata al computer e un altro è la linea che deve essere trasferita nell’opera. A maggior ragione perché i professionisti che lavorano all’opera non sempre e non subito sono d’accordo fra loro: lo strutturista fa la sua progettazione, l’architetto è attento all’estetica, il designer e l’arredatore rivendicano il loro diritto di espressione artistica. Trovare coerenza nel progetto finale vuol dire fare incontrare tre progetti che spesso non coincidono. Sembra banale, ma questo implica molto tempo e sopra tutto ascoltare i dettagli che ciascun professionista mette in evidenza nel proprio progetto per andare verso la qualità.