L'EDILIZIA COME VALORE PER LA CITTÀ
L’impresa Scianti, in quasi centocinquant’anni, ha costruito a Modena opere di grande importanza e ha ristrutturato palazzi storici come il teatro Storchi e il Collegio San Carlo. Che cosa può dirci della vostra esperienza?
La nostra attività nasce nel 1861 con il mio bisnonno, Pietro, e oggi, con i miei figli Camilla e Giuseppe, che lavorano con me, è arrivata alla quinta generazione. Questa la premessa, il resto è vita quotidiana, il nostro mestiere è fatto di trasformazioni costanti, è difficile programmare come fa un’impresa di produzione. Ma occorre dire che chi ha tenuto in piedi l’Italia negli ultimi dieci anni è stato proprio il nostro settore, l’edilizia, mentre tutti gli altri erano in grande crisi. Adesso che si parla di ripresa, noi incominciamo a risentire di qualche problema. Nel campo pubblico il problema c’è sempre stato, perché la concorrenza è agguerrita. Nel campo privato, si è costruito molto, perché c’erano i presupposti, ma adesso le nuove costruzioni incontrano qualche difficoltà a trovare un mercato. E quindi c’è un momento di riflessione, un rallentamento che si spera inviti a studiare nuove strategie.
A proposito di nuove strategie, voi date molta importanza alla formazione all’interno dell’azienda?
Noi contiamo prevalentemente sulla formazione. Per esempio, mia figlia, che è il direttore amministrativo, fa costantemente corsi di aggiornamento, non solo nel suo campo ma anche in quello della sicurezza. I nostri operai e capi cantiere, che sono stati selezionati in base alla loro formazione, si tengono sempre aggiornati e sono in grado di gestirsi autonomamente in tutti i settori, compreso quello della sicurezza, cui diamo una grande importanza perché, nonostante tutto, gli incidenti continuano a verificarsi, non solo per il tipo di lavoro, che – diversamente dal lavoro in fabbrica – è all’aperto, quindi esposto a vari pericoli, ma anche per motivi banalissimi: per esempio, molti incidenti avvengono dopo il pasto di mezzogiorno, che evidentemente appesantisce, creando un calo dell’attenzione e della capacità di risposta. Noi abbiamo organizzato varie iniziative per creare sensibilità intorno al problema della sicurezza e i nostri geometri impiegano più tempo a controllare le norme di sicurezza sui cantieri che a svolgere il loro compito specifico. Per non parlare del problema dei cottimisti: per i capi cantiere diventa piuttosto difficile tenere in carreggiata intere squadre di persone che non conoscono neppure la nostra lingua e sono abituate nel loro paese a non avere norme e regole. Persone che spesso cercano il pericolo, anziché prendere precauzioni per evitarlo.
Quindi, possiamo dire che l’edilizia deve pagare anche questo tributo. Ma, d’altra parte, i costruttori sono una particolarità, un’anomalia, fra gli industriali. Il nostro modo di ragionare e pensare è molto diverso da quello dei nostri colleghi imprenditori. Ma è una differenza che ci fa anche piacere...
Si riferisce al fatto che voi intervenite nella politica della città, oltre che puntare al profitto?
Tutti lavorano per guadagnare, però nel nostro settore c’è molta attenzione alla ricerca di soluzioni che possano migliorare la qualità della vita della città: dall’ambiente all’energia alternativa: la ricerca della bioedilizia è un esempio. E noi viviamo quotidianamente il dibattito sulla qualità della vita nella città. Per noi l’assessore all’Urbanistica del Comune, Daniele Sitta, è l’interlocutore di tutti i giorni, mentre un imprenditore metalmeccanico non è tenuto neppure a sapere chi sia. E nella discussione costante con gli amministratori, interesse della collettività e interesse del costruttore possono integrarsi molto bene. Anche se nel nostro settore non mancano personaggi che ritengono che la legge debba essere interpretata a loro vantaggio o piegata secondo le loro necessità. Questo non può accadere e noi l’abbiamo capito. Credo che sempre più i costruttori debbano collaborare tra loro e con le amministrazioni…
Pensa che a Modena sia possibile?
Sui grandi interventi pubblici, i rapporti di collaborazione tra le imprese private, le cooperative, le associazioni e l’amministrazione comunale hanno dato e stanno dando frutti considerevoli. Tra le varie iniziative, cito il quartiere Corassori, la Manifattura Tabacchi, a cui stiamo lavorando attualmente, e Cittanova 2000, che ci vedrà impegnati nel prossimo futuro, tutti interventi che una sigla da sola non sarebbe stata in grado di fare o non sarebbe stato giusto che facesse, ma che insieme, nell’interesse della città, riusciremo a portare a termine. Però, c’è sempre da tenere alta la guardia per evitare l’assalto alla diligenza: anche l’impero romano è stato assalito da tanti barbari che, a forza di sferrare colpi, alla fine hanno sfondato. Questo noi lo temiamo per gli interventi futuri, che l’assessore Sitta descrive spesso nelle sue interviste e che noi sollecitiamo che vengano messi sul mercato al più presto.
A Modena c’è stato un periodo aureo, in cui la collaborazione e gli accordi per i grandi interventi sono stati proficui. Speriamo che questo modo di operare, che è stato molto vantaggioso per la città, possa proseguire anche in futuro.