ESIGENZE DI TUTELA E NORMATIVE DI SICUREZZA

Qualifiche dell'autore: 
architetto, direttore della Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio per le province di Bologna, Modena, Parma, Piacenza e Reggio Emilia

Sono lieta di ospitare la presentazione del libro di Roberto Cecchi, I beni culturali. Testimonianza materiale di civiltà, alla Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio che, come istituto periferico del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, è sicuramente la sede più rappresentativa.

Rispetto ai molti testi dedicati ai beni culturali, il libro propone un’efficace analisi dell’argomento da cui traspare l’esperienza di Cecchi quale figura di spicco da tempo ai vertici dell’amministrazione dei beni culturali, ma anche la sua esperienza passata di soprintendente per i beni architettonici. Leggendo il libro, comprendo che parliamo lo stesso linguaggio e questo m’incoraggia. Non è frequente avere interlocutori che conoscano a fondo i problemi e le realtà degli uffici periferici.

L’Autore evidenzia come i risultati dell’indagine svolta dalla Commissione Franceschini nel 1967 siano ancora attuali e come da essi sia possibile trarre orientamenti utili alla soluzione di problemi ancora aperti nel settore della tutela. La valutazione importante cui giunge la Commissione, che l’Autore ritiene “una rivoluzione copernicana di cui pochi si accorsero”, è che “la tutela non si risolve solo nell’intervento sul singolo oggetto […] ma si rivolge al documento, al contesto stratificato. Occorre progettare in termini di contesto” e “quest’intendere e operare in termini di tutela diffusa” comporta un intervento anche sull’impianto organizzativo centrale e periferico dell’amministrazione dei beni culturali “ben diverso rispetto a quello necessario per occuparsi soltanto dei valori emergenti”. Come soprintendente, condivido pienamente. Mi confronto quotidianamente con norme che cerco di applicare nel modo più corretto possibile, ma mi rendo conto che esse, pensate per risolvere alcuni problemi, ne trascurano altri e spesso non tengono conto dei diversi settori coinvolti e del contesto normativo. Ad esempio, nell’ambito delle leggi sulla sicurezza delle persone e delle cose, le disposizioni vigenti non considerano le norme operanti in materia di tutela dei beni culturali. Pertanto, per ottemperare agli obblighi di legge sulla sicurezza, i professionisti propongono spesso progetti di adeguamento impiantistico che la Soprintendenza, in applicazione delle norme di tutela del patrimonio culturale, non può approvare. Ovviamente, nella stesura delle proposte, i progettisti devono tenere conto del fatto che i vigili del fuoco, al contrario, non approverebbero i progetti valutati ammissibili dalla Soprintendenza; infatti, nel rispetto delle norme di loro competenza, spesso, in contesti di valore culturale, chiedono di aggiungere scale per aumentare le vie di fuga, di ampliare vani, di costruire corridoi, di demolire parti murarie significative. Occorre quindi comunicare ai professionisti i motivi che ostano all’approvazione dei progetti da parte della Soprintendenza, ove questi comportino trasformazioni tali da pregiudicare la lettura del contesto stratificato del bene soggetto a tutela e la perdita delle tracce di quella “testimonianza materiale di civiltà” di cui parla Roberto Cecchi nel suo libro. A volte, quando la situazione si fa critica, la Soprintendenza chiede d’incontrare i vigili del fuoco per concertare, pur con grandi difficoltà, soluzioni che in qualche misura consentono di ottemperare alle numerose e contrastanti disposizioni normative. Ma non può funzionare sempre così. Ciò comporta un grande dispendio di energie sia da parte delle amministrazioni pubbliche coinvolte nei procedimenti, sia da parte dei cittadini; occorrerebbe invece intervenire in sede di stesura degli atti normativi, tenendo conto delle diverse esigenze di tutela in discussione per evitare o quanto meno ridurre l’insorgenza di problemi nella fase di applicazione delle leggi. Non può meravigliare, allora, se i cittadini, non consapevoli dei problemi sopra accennati, vedono nei soprintendenti burocrati che aggravano i procedimenti a danno loro e dei professionisti. La situazione non è certo migliorata con la riforma del Ministero per i Beni e le Attività Culturali introdotta dal D.P.R. 173/2004, laddove non c’è chiarezza nella definizione dei ruoli e delle competenze attribuite agli istituti periferici; e questo mi stupisce. Oggi disponiamo di norme che agevolano il cittadino, gli offrono la possibilità di snellimenti procedurali per produrre un minor numero di documenti e ottenere risposte alle istanze in tempi brevi. Tuttavia, il legislatore non ha tenuto conto della criticità del contesto in cui opera la pubblica amministrazione, spesso afflitta da carenza di risorse umane e strumentali. Accade così che la Soprintendenza riceva un’enormità di domande di accesso agli atti che prevedono tempi procedimentali brevissimi e, paradossalmente, debba occuparsene tempestivamente, anziché seguire in via prioritaria i procedimenti di stretta competenza in materia di tutela, che prevedono, secondo i casi, tempi procedimentali più ampi. Le domande di accesso sono correlate per lo più a contenziosi tra privati cittadini e riguardano questioni che esulano dalla tutela dei beni culturali. Da soprintendente, mi chiedo come mai il legislatore, che dovrebbe avere chiaro il contesto normativo generale, non riesca a proporre leggi che nel risolvere un determinato problema tengano conto anche delle norme vigenti relative agli altri settori coinvolti.

Dovremmo trovare una soluzione che conduca allo snellimento e alla chiarezza normativa. Questa è una delle strade da percorrere. Leggendo il libro di Roberto Cecchi, mi sono resa conto che di contesto si può parlare anche in ambito normativo. Mi auguro che questo libro possa suscitare interesse non solo negli addetti ai lavori, ma anche nel cittadino – perché conosca come stanno veramente le cose nel settore dei beni culturali – oltre che nel legislatore, perché possa proporre norme più chiare per semplificare la vita a tutti.