UNO STRUMENTO PREZIOSO PER L’IMPRENDITORE

Qualifiche dell'autore: 
assessore allo Sviluppo sostenibile e Lavoro del Comune di Ferrara

Io non sono uno studioso regolare di economia e non conoscevo direttamente l’opera di Fontela. L’ho trovato citato varie volte e questa è stata un’occasione per leggere un suo libro, occasione fortunata perché ho trovato il libro interessantissimo; l’ho letto di seguito, come se fosse un giallo, per vedere come andava a finire. Alla fine non ho trovato l’assassino, ma qualche idea in più su quanto sia complesso il mestiere di chi voglia dare vita a imprese economiche non effimere, e che siano in grado di seguire la rapida evoluzione di tutta la realtà socio-economica del mondo. Data la molteplicità dei rapporti che le varie imprese e le varie nazioni hanno, è illusorio pensare che ci si possa limitare a una determinata area, che sia quella del Mercato Comune, o del mercato dell’Estremo Oriente. Le interrelazioni sono talmente complesse e complicate che il mercato è diventato globale.
Il titolo del libro non gli rende giustizia secondo me, perché appena l’ho visto, ho pensato: “Ma guarda, anche Fontela si è messo a scrivere il manualetto per diventare ricchi”; e invece non è così, basta leggere le prime pagine e questa impressione viene subito cancellata. Lo stesso autore lo dice nell’introduzione: è un’opera di “meditazione prospettica” in cui si analizzano “i cambiamenti fondamentali dell’impresa” nel suo ruolo, nella nostra società che viene definita dell’informazione, della globalizzazione e del ruolo dell’imprenditore “nel divenire dell’Europa”. Europa, che potrebbe per certi versi essere contraria alla globalizzazione, perché spesso guarda a certi interessi “particulari” di guicciardiniana memoria. Ma ciò non toglie che l’Europa vada vista all’interno di un mercato mondiale.
Ho detto che il libro si legge come un giallo, perciò v’invito alla lettura. Voglio citare, però, ancora un punto a pagina 20: “Il Maggio del ’68 suonò come campanello d’allarme in Francia, udito anche nel resto d’Europa. La società andava saziandosi: molti prodotti procuravano una soddisfazione puramente transitoria, perché consumare molto non è sempre sintomo di felicità. I lavoratori incominciavano a averne abbastanza e i giovani a demoralizzarsi”. Questa frase mi ha colpito molto. E prosegue: “Ciò che accadde in Francia nel ’68, fra scritte sagaci, barricate universitarie e manifestazioni operaie, toccava nel profondo tutta la nostra società e annunciava con sorprendente esattezza i cambiamenti e le evoluzioni che vediamo riflessi nella vita sociale e politica dei nostri giorni”. Quest’ultimo brano è tratto da un testo di A. Sáenz de Miera, edito nel 1976, quasi dieci anni dopo il ’68, ma potrebbe anche riferirsi all’attuale.
Anche se ho una barba sessantottina, nel ’68 ero purtroppo già dall’altra parte della barricata, ero già laureato ed in una posizione particolarissima: ero direttore di un collegio universitario a Torino, discutevo con gli studenti, la Casa dello Studente da me diretta fu l’unica non occupata a Torino. Io però restavo in piedi tutte le notti fino alle tre per discutere e mi accorgevo che gli studenti più preparati, i leader della contestazione, dicevano cose vere: volevano, a differenza della massa che cercava una laurea facile, discutere e mettere in evidenza le questioni. Altri facevano demagogia, volevano facilitazioni che ancora adesso la scuola italiana sta pagando.
Leggendo il libro di Fontela, si può constatare che certe cose, che allora erano state dette, stanno ora maturando fino a divenire ovvie, quasi fossero patrimonio genetico del mondo industriale. Tanto che, se avessi dovuto dare io il titolo al libro, l’avrei chiamato: “Tutto quello che deve sapere l’imprenditore del ventunesimo secolo”. È un vero e proprio manifesto per chi voglia pensare alle funzioni e al ruolo di chi crea lavoro in modo strategico. È uno strumento prezioso perché l’imprenditore possa continuare nel futuro e non incidere negativamente sull’ambiente, ma rinnovarsi, adattarsi, soprattutto grazie al continuo rinnovarsi di quel particolare fattore che è il patrimonio delle conoscenze.