UNA CAMPAGNA SANITARIA RIUSCITA

Qualifiche dell'autore: 
docente di Programmazione e organizzazione dei servizi sociali e sanitari dell'Università di Modena e Reggio Emilia e dell'Università di Bologna

A proposito della salute del cuore, vorrei riportare la testimonianza di un’esperienza importante avvenuta in Svizzera, nel Canton Ticino, a opera dell’amico Gianfranco Domenighetti, il primo al mondo a effettuare una vera campagna di educazione sanitaria a tappeto, seguita da una verifica sui risultati in termini di salute. Tale campagna, che gli valse il premio dell’OMS nel 1992, verteva essenzialmente sui seguenti punti: riduzione del fumo, riduzione della sedentarietà della popolazione e correttezza dell’alimentazione. Attraverso i media, ha fatto arrivare quotidianamente e per anni con slogan efficaci, ma mai terroristici, il suo messaggio ai concittadini del Canton Ticino, e ha così contribuito a fare di questa popolazione, particolarmente sfortunata dal punto di vista del cuore, una popolazione sana. Si trattava di popolazioni montanare, presso cui il pesce era assente e anche le verdure non abbondavano; mangiavano sopra tutto formaggio che, specialmente se assunto in quantità considerevoli, non si concilia certamente con la salute del cuore. Quindi, Domenighetti cercò di convincere a cambiare l’alimentazione i suoi concittadini, i quali prima, quando erano poveri – il Canton Ticino è stato una zona povera fino a mezzo secolo fa – mangiavano, come recita il detto arabo, poco di quello che fa male e non molto di quello che fa bene. Con la ricchezza intervenuta, i cittadini di questo cantone si buttarono letteralmente su consumi alimentari ricchi di colesterolo. Questo comportò che il Canton Ticino cominciasse a sopravanzare di molti punti il resto della Svizzera sia per morbilità sia per mortalità cardiovascolare. Domenighetti ha affrontato con grande decisione questo problema, non solamente con gli spot pubblicitari ma anche inviando a casa dei cittadini opuscoli con illustrazione di ricette salubri, cercando di convincere coloro che vendevano prodotti alimentari di un certo tipo a riconvertire l’oggetto della loro attività in altri prodotti non dannosi per la salute, per esempio, favorendo, con i nuovi mezzi di trasporto, l’arrivo di pesce fresco o diffondendo l’uso di pesce surgelato, che offre anche un vantaggio economico.

C’è stato dunque uno sforzo di squadra e un gioco con i professionisti, non soltanto della salute, ma anche della vendita al dettaglio di generi alimentari, per dirottare il commercio, il business da cibi dannosi ad altri che non fanno male, o addirittura che fanno bene, un gioco che ha coinvolto persino i ristoratori. Si è rivelata molto efficace anche la campagna nelle scuole, non soltanto in proiezione ma anche nell’attuale: se si convincono i ragazzini di un’idea, questi diventano “pasdaran” di questa stessa idea, prima di tutto nella propria famiglia, presso i cui componenti intraprendono decise azioni di convincimento.

In cinque anni di questa campagna, nel Canton Ticino si è abbassato in modo davvero rilevante non solo il tasso di morbilità ma anche quello di mortalità cardiovascolare, con un indice molto più elevato rispetto a quello corrente di altre zone.

Ma parliamo anche di Bologna. È vero che le liste di attesa per gli esami clinici sono molto lunghe, anzi accade anche che a un certo punto vengano chiuse per eccesso di richiesta, allungando ulteriormente i tempi, nonostante la direttiva contraria impartita dalla Regione, che ha dichiarato l’illegittimità di questa procedura. Tuttavia, dobbiamo considerare che a Bologna facciamo più esami clinici che nel resto dell’Emilia, e in Emilia si fanno più esami clinici che nel resto d’Italia. Con confusione di alcuni indicatori. Un conto, per esempio, è fare una mammografia per screening preventivo ogni due anni, un conto è fare una mammografia d’urgenza per noduli, che non può assolutamente essere penalizzata da attese. Ci troviamo dunque di fronte, nella nostra regione e a Bologna, a un eccesso di consumismo sanitario notato anche da Domenighetti, il quale ha osservato che, a suo parere, fatto in questo modo non porta grandi vantaggi alla salute. Anch’egli ha fatto un’indagine in questo senso. Ha individuato due categorie professionali particolarmente significative: quella dei medici, per ovvie ragioni di competenza, e dei loro familiari, e quella degli avvocati, che presumibilmente ottengono un particolare riguardo in sanità per timore di accuse di malpractice, e dei loro familiari.

Queste due categorie, familiari compresi, in termini di erogazioni sanitarie, consumano molto meno delle altre. Ha fatto poi un’indagine su quale potesse essere la categoria che consumava maggiormente e ha visto che era quella costituita da persone non molto acculturate ma con maggiore disponibilità di denaro in quanto detentrici di polizze assicurative sanitarie private. Tutto ciò è molto significativo.