IMPORTANZA DELLE SUPERFICI
Nata all’interno dell’Istituto Nazionale per la Fisica della Materia, che a Modena ha un centro d’eccellenza sulle nanotecnologie, ospitato nel Dipartimento di Fisica dell’Università di Modena, la STAR ha fatto dell’analisi e del trattamento delle superfici la sua scommessa imprenditoriale. Può fare qualche esempio di settori d’intervento?
Fra i settori in cui lavoriamo è molto interessante quello dei rivestimenti superficiali innovativi, trattamenti in vuoto per fase fisica o chimica utilizzati da tempo nel mercato internazionale ma da poco in Italia. Grazie a questi rivestimenti si possono ottenere superfici funzionalizzate depositando pochi micron di materiale, che nel campo meccanico, ad esempio, possono ridurre il coefficiente d’attrito, aumentare la durezza della superficie – portandola anche a ordini vicini al diamante –, diminuirne l’usura e quindi migliorare le prestazioni del dispositivo. Un esempio è il rivestimento color oro delle forcelle della Ducati, elemento decorativo ma anche funzionale con basso coefficiente d’attrito e antigraffio. Con questi rivestimenti, oltre ai vantaggi già elencati, si evitano le conseguenze ambientali e di salute dei normali rivestimenti di tipo galvanico.
Sono tanti i settori a cui noi forniamo i nostri servizi – dalla meccanica all’automotive, dall’industria aerospaziale a quella biomedicale, dal packaging al settore ceramico –, ma sempre con l’obiettivo di migliorare le prestazioni partendo dalla conoscenza delle superfici. Inoltre, offriamo la nostra consulenza per la ricerca di finanziamenti regionali e comunitari alle imprese che vogliono fare innovazione attraverso la sperimentazione di queste tecnologie.
I vostri servizi sono in grado di dare un contributo non solo alle singole aziende che ne usufruiscono, ma anche alla salute e all’ambiente, per esempio, grazie alla diminuzione dei consumi di carburante che i trattamenti applicati alle superfici comportano…
A questo proposito vorrei ricordare che da quest’anno abbiamo l’esclusiva italiana per la vendita di un prodotto che, attraverso una particolare lucidatura della superficie, basata sull’utilizzo di innovative spazzole, consente di raggiungere tre obiettivi: mantenere il lubrificante all’interfaccia, cosa vantaggiosa per le parti in strisciamento – nel motore, ad esempio, l’accoppiamento segmento-cilindro –, evitando l’usura della superficie, esempio del cilindro, che nel tempo comporta perdite di olio e riduzione di compressione; diminuire la microrugosità superficiale, quindi creare una maggiore area di contatto tra due parti; e, infine, indurire i primi micron della superficie. Sui motori diesel, con questa tecnica, abbiamo registrato un risparmio dell’uno, due per cento del carburante e una riduzione del particolato emesso fino al quaranta per cento. Inoltre, c’è da considerare che, a differenza dei rivestimenti superficiali, questo processo non comporta forti investimenti ma soltanto l’impiego di queste spazzole nella fase di lucidatura.
Avere la sede nel dipartimento di Fisica vuol dire avere accesso diretto alla strumentazione e ricevere una formazione giornaliera sulle tecniche e soluzioni innovative, come le nanotecnologie…
Sì, noi utilizziamo strumenti in grado di vedere nel cosiddetto nanomondo. Abbiamo iniziato una collaborazione con alcuni laboratori internazionali con l’obiettivo di sperimentare l’utilizzo delle nanoparticelle multicomponente – leghe, ceramici, ossidi e nitruri – su prodotti di largo consumo. Le loro applicazioni sono le più svariate. All’interno del cemento, per esempio, consentono di aumentare le proprietà meccaniche e l’idratazione. Aggiunte invece ai polimeri normali, permettono, ad esempio, di aumentarne le proprietà meccaniche, la conducibilità, la resistenza alla fiamma. Una loro applicazione interessante è quella nel biomedicale, perché, pur aumentando la durezza, lasciano invariata la bio-compatibilità. Nel settore della stampa danno la possibilità di realizzare colori particolari o inchiostri conduttivi, stampabili anche su carta, con stampanti normali o industriali.
Avete attivato anche una rete di collaborazioni con gruppi di ricerca in altri paesi?
Sì, perché dobbiamo essere in grado di dare alle imprese tutto il supporto necessario, dalla A alla Z, e fino a oggi ci siamo riusciti. Fin dall’inizio abbiamo dedicato grande attenzione ai rapporti internazionali con laboratori pubblici e privati in grado, in qualsiasi momento, di darci un supporto: per esempio, in Inghilterra, c’è un laboratorio privato che può fare per noi analisi particolari a un prezzo convenzionato. In un settore innovativo come il nostro, il rapporto con la comunità scientifica e industriale mondiale è fondamentale: i nostri contatti con Stati Uniti, Russia e Israele ci consentono di dare risposte concrete e rapide alle imprese che si rivolgono a noi. Sarebbe impensabile pretendere che l’innovazione e la ricerca fossero esclusiva di un gruppo: nel mondo esistono tanti centri di eccellenza, con una forte esperienza alle spalle, soprattutto nelle applicazioni industriali, da cui occorre acquistare tecnologia per trasferirla alle nostre imprese.