UN NUOVO PROGETTO PER MIGLIORARE L'UDITO
Intervista di Pasquale Petrocelli
Può parlarci della storia di Amplifon?
Amplifon è una multinazionale italiana con sede a Milano. È leader mondiale nella distribuzione di sistemi uditivi e del loro adattamento e personalizzazione alle esigenze dei pazienti ipoacustici.
Amplifon nasce negli anni cinquanta a opera dell’ingegner Charles Holland, capitano dei paracadutisti inglesi rimasto nel nostro paese al termine dell’ultimo conflitto mondiale. Il nostro fondatore aveva competenze elettroniche e si è impegnato in questo campo iniziando a progettare, costruire e commercializzare strumentazioni elettroniche per i reparti ospedalieri di ORL e i loro specialisti. Successivamente, è entrato nella distribuzione degli apparecchi specifici per l’udito. Già alla fine degli anni settanta, Amplifon disponeva di oltre 50 punti vendita in Italia. Oggi sono oltre 300. Con l’inizio di questo secolo, Amplifon si è trasformata in una Holding International. Nel 2004 ha realizzato 491,6 milioni di euro di fatturato con un volume di circa 500.000 apparecchi acustici venduti, direttamente e indirettamente, attraverso una rete di distribuzione di oltre 2.200 punti vendita specializzati, 3.000 centri autorizzati, 2.100 negozi affiliati e circa 2.500 audioprotesisti in 11 paesi. Amplifon ora si presenta sul mercato mondiale come il più grande distributore di protesi acustiche.
Qual è l’impegno e la missione di Amplifon?
L’impegno di Amplifon è quello di una grande azienda di servizi che opera a livello globale nella riabilitazione del debole d’udito e che ha come missione quella di ridare ai propri clienti la piena attività di comunicazione. La filosofia si traduce nella soddisfazione delle esigenze specifiche di ciascun cliente. In quanto azienda di servizi, Amplifon è convinta che, per realizzare la propria missione, deve lavorare in stretta collaborazione con gli operatori del settore che la condividono.
Da quanto tempo lavora in Amplifon e in che cosa consiste la sua attività?
Mi avvio verso i trent’anni di collaborazione. Sono entrato come audioprotesista lavorando in varie sedi di Bologna, poi per quasi cinque anni ho gestito il punto vendita di Ravenna. Successivamente, per altri cinque anni, l’azienda mi aveva affidato un incarico di tipo commerciale, svolgevo consulenza alla promozione su tutto il territorio nazionale. Agli inizi degli anni novanta sono entrato nello staff della direzione di Amplifon Emilia Romagna-Marche, per poi diventare direttore di quest’area nel 2000. In questo momento l’area è composta da Emilia Romagna e Trentino Alto Adige.
Lei che tipo di formazione ha seguito?
Sono laureato in Storia contemporanea, presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Bologna. Naturalmente, ho conseguito il diploma di audioprotesista, al Politecnico di Milano. La mia formazione umanistica per me è stata una risorsa. Un’istruzione di tipo umanistico consegna alla società persone con una mentalità aperta. Non credo che una laurea in Lettere vada ricondotta solo al fatto che si diventa esperti di storia, filosofia o letteratura italiana. Allo stesso modo in cui il laureato a indirizzo economico può imparare a “filosofeggiare”, un laureato a indirizzo umanistico può imparare a maneggiare i computer e i bilanci adeguandosi alle esigenze e confermando la propria poliedricità.
Attualmente ci sono progetti nuovi ai quali sta lavorando con Amplifon?
Stiamo lavorando a un progetto d’iniziativa sociale che consente alle persone deboli di udito di poter frequentare anche ambienti nei quali di solito sono in difficoltà. Il progetto prevede la magnetizzazione di grossi ambienti come teatri, chiese, banche, uffici postali, ecc. Magnetizzare un ambiente vuol dire produrre, mediante un filo elettrico che corre tutto intorno a una stanza, grande o piccola che sia, un campo magnetico che consente alla persona utente della protesi uditiva, attraverso un dispositivo di cui quasi tutti gli apparecchi acustici dispongono, di sentire in maniera molto favorevole, escludendo i rumori ambientali, quindi di avere una sorta di segnale diretto privo di disturbi. La tecnologia di per sé non è né difficile né particolarmente costosa. È priva di rischi, non vi è alcuna controindicazione per l’emissione di questo campo magnetico, addirittura inferiore a quella del magnetismo terrestre. Però consente di sentire molto bene. L’abbiamo già installata nel Teatro Valli e nel Duomo di Reggio Emilia. È un’innovazione presente solo in pochissimi luoghi in Italia. L’utilità può essere estesa anche ai deboli d’udito “non dichiarati”, quelli con un piccolo difetto uditivo che non hanno mai pensato di dotarsi di uno strumento per poter sentire meglio. Questi, nel momento in cui si recano per esempio al teatro Romolo Valli di Reggio Emilia, troveranno a disposizione delle cuffiette, che possono utilizzare per sentire in maniera perfetta e, proprio come nelle traduzioni simultanee, restituire al termine dell’avvenimento.