UN NUOVO RUOLO PER IL GIURISTA
Nel suo libro Emilio Fontela tratteggia le caratteristiche di un nuovo tipo di imprenditore e di impresa che – già presenti nella realtà odierna – sono destinati senz’altro ad avere una diffusione più larga nel prossimo futuro. La globalizzazione finanziaria e la circolazione delle informazioni che pervadono ormai il nostro tempo hanno reso obsoleto il modello dell’imprenditoria tradizionale, rendendo evidente come sia necessaria una maggiore capacità di adattamento, di percezione della diversità, di proiezione temporale.
Io vorrei rivendicare, accanto a questa nuova immagine di imprenditore, un nuovo ruolo anche per il giurista.
Il fenomeno della globalizzazione non è, infatti, solo appannaggio del mondo finanziario, ma investe, e da tempo, anche gli ambienti giuridici. Sempre meno si ritiene oggi che la soluzione alle specifiche esigenze dei singoli e delle imprese possa esser rinvenuta al chiuso delle esperienze giuridiche nazionali. Al contrario, interi settori del diritto sono trattati ormai in modo praticamente uniforme nella maggior parte dei paesi della medesima area economica.
Per buona parte del secolo appena trascorso la sapienza del giurista è stata basata sulla conoscenza profonda del proprio ordinamento giuridico nazionale e su una scarsa e frammentaria informazione su aspetti specifici dei sistemi geograficamente o ideologicamente vicini. L’idea dell’universalità del diritto – che per secoli aveva dominato nell’intera Europa – sembrava dimenticata per sempre. Oggi, invece, è apertamente in corso un fenomeno d’unificazione del diritto attraverso un progressivo avvicinarsi dei diritti nazionali ed una tendenza verso l’omologazione delle soluzioni. Tale fenomeno è riscontrabile anche al di fuori dei settori più inclini al dialogo con altri ordinamenti – quale il diritto commerciale – poiché tende ormai ad investire anche gli istituti più tradizionalmente legati ad una disciplina interna. Si pensi al diritto di famiglia o alla responsabilità civile, in relazione ai quali gruppi di lavoro formati da delegati provenienti da tutti i paesi dell’area comunitaria sono all’opera per proporre norme uniformi.
La figura del giurista, in particolare quella dell’avvocato o del consulente che affianca l’imprenditore nella sua nuova dimensione tratteggiata da Emilio Fontela, si serve già ora – ma sempre più farà uso – di strumenti quali il diritto comparato, il diritto internazionale privato, il diritto comunitario. La conoscenza dei meccanismi di trasferimento delle idee da un ordinamento giuridico ad un altro, e la capacità di adattare istituti e strumenti giuridici nati in altri ordinamenti al proprio sistema giuridico interno sono un fattore essenziale perché il giurista riesca a rispondere alle esigenze della nuova economia.
Come lo stesso Fontela riconosce, un ruolo importante va riservato, in questa prospettiva, alle università, dove si svolge la fase formativa del nuovo imprenditore e del nuovo giurista: un’università, egli raccomanda, più attenta alle esigenze del territorio, alla necessità di un collegamento con il mondo della produzione. Non posso non essere pienamente d’accordo con lui. Al tempo stesso vorrei però proporre un ribaltamento della prospettiva: anche le imprese e le aziende del territorio devono sviluppare una sensibilità per la ricerca svolta dall’università, che non può e non deve incoraggiare solo progetti rivolti ad immediati fini pratici. I ricercatori – e questo vale anche per i giuristi – hanno spesso la capacità di guardare troppo lontano perché i risvolti applicativi siano immediatamente visibili da tutti. Invece, proprio nella prospettiva di un’imprenditorialità capace di cogliere le novità che si affacciano e di prefigurare i possibili sviluppi derivanti dalla ricerca per quanto apparentemente solo speculativa, la vicinanza e il supporto delle imprese all’università appaiono produttivi di risultati concreti ed economicamente apprezzabili.