L'ORIENTAMENTO SCOLASTICO PER IL RILANCIO DELLA METALMECCANICA
Quattro anni fa la PTL – azienda da lei presieduta, che è riuscita a fare scuola nell’innovazione nel settore meccanico, a livello sia nazionale sia internazionale – ha promosso la costituzione di Energy Group, un gruppo che riunisce le esperienze e le competenze di cinque aziende della nostra provincia, fornitrici di servizi differenti nei settori della piccola carpenteria, dell’automazione e dell’impiantistica. A proposito di politica dell’impresa, quali sono i vantaggi che ha portato il raggruppamento dal punto di vista sia del valore economico, sia della crescita culturale?
Se inizialmente ciascuna azienda del gruppo badava solo al proprio circolo chiuso di clienti e fornitori, man mano è stata sempre più frequente la condivisione di informazioni tra le varie imprese e l’apertura verso nuovi settori merceologici, cosa che ha permesso di aumentare i fatturati delle singole imprese, oltre che del gruppo nel suo complesso. C’è da dire che l’associazione d’imprese non sarà mai equiparabile a una grande azienda, perché in una piccola impresa (anche se associata ad altre) il titolare è direttamente coinvolto dall’inizio alla fine nel processo di produzione e la creazione di valore dipende direttamente dai suoi rapporti con i clienti, anziché, come nella grande impresa, dall’investimento di capitali sempre maggiori che consentono di aumentare i volumi di fatturato e, pertanto, il profitto finanziario.
Tuttavia, i clienti oggi potrebbero considerare svantaggioso il rapporto con le grandi aziende, proprio a causa di un’omologazione eccessiva dei prodotti e dei servizi, mentre, rivolgendosi alle piccole aziende, hanno la garanzia di trovare un prodotto su misura e un servizio soddisfacente. L’ulteriore vantaggio che deriva dal rivolgersi a un gruppo d’imprese come Energy Group è quello di ridurre il più possibile il numero dei fornitori per acquisire prodotti finiti “chiavi in mano”. Mentre prima, per avere lo stesso risultato, il cliente era costretto a rivolgersi a più aziende e a occuparsi in prima persona del loro eventuale coordinamento, grazie alla collaborazione tra le imprese del gruppo, egli non solo ha un unico referente, ma ha la qualità della grande impresa, se non maggiore, con la differenza che parla con persone e non con meccanismi automatici, come invece accade nelle grandi imprese, dove ormai il cliente non può più essere seguito con la cura che gli spetterebbe e che egli stesso si aspetterebbe. Allora, è chiaro che si sente più sicuro, avendo un referente responsabile, con nome e cognome, a cui rivolgersi.
Com’è cambiata in questi anni la politica del Gruppo a favore del capitale intellettuale, è aumentato l’investimento in ricerca, comunicazione e informazione?
Sicuramente, ma quello che ci preme di più in questo momento è il reperimento di manodopera qualificata, che nel settore metalmeccanico è in continua diminuzione, le scuole forniscono sempre meno periti meccanici e c’è un’evidente carenza di personale qualificato. L’orientamento verso il settore metalmeccanico, che solitamente avviene in terza media, non prende atto della situazione. Eppure, basterebbe analizzare i dati della Camera di Commercio e delle associazioni imprenditoriali per rendersi conto dell’effettivo bisogno di manodopera nella nostra provincia, dove hanno sede oltre tremila aziende del settore, se contiamo solo quelle iscritte a CNA e Confartigianato.
Le iscrizioni nelle scuole di specializzazione per periti meccanici, al contrario, diminuiscono di anno in anno, e non è escluso che a questo non abbia contribuito il pregiudizio che negli ultimi decenni ha gravato sulle attività manuali. Le officine di metalmeccanica hanno subito una denigrazione per troppo tempo e occorreranno generazioni prima che i suoi effetti siano smaltiti dalla nostra società. La qualità della manodopera non è rimpiazzabile dai lavoratori provenienti dai paesi dell’Est così facilmente come si può pensare, perché il perito meccanico deve formarsi nelle nostre scuole. Oggi, sempre più spesso, a chiedere lavoro sono coloro che non ne trovano a causa del grande esubero di altri settori. Purtroppo, però, non è scontato che anche ragazzi molto dotati, che magari hanno il diploma del liceo, possano entrare in officina, perché non hanno l’attitudine pratica.
I pregiudizi che hanno gravato sul settore metalmeccanico sono antirinascimentali. Nella bottega di Leonardo non c’era separazione tra lavoro manuale e lavoro intellettuale, anzi, anche grazie alla lezione di Leonardo, oggi intendiamo che la mano è intellettuale. Allora possiamo dire che la politica dell’impresa nel settore della meccanica dovrebbe essere di promozione dei valori di tradizione e innovazione insiti in questo settore?
È quello che facciamo cercando d’impegnarci come CNA, anche costituendo un fronte unico con la Confartigianato. Le nostre associazioni cercano continuamente di promuovere valori per il rilancio del settore e soprattutto per la salvaguardia della diversificazione merceologica: non possiamo ridurre il numero di settori di produzione, pena l’impoverimento della società. La crescita economica ha una ricaduta nella società e un raggio d’azione che non si limita al solo profitto, perché incide nella cultura d’impresa, che dovrebbe essere diffusa a tutti i livelli. Se i giovani hanno cultura d’impresa, nella loro vita riescono, come i nostri imprenditori in passato, a organizzarsi e a seguire il proprio progetto e il proprio programma. La cultura d’impresa è la base di ciascun giorno e ci auguriamo che la collaborazione fra la scuola, l’impresa e le istituzioni possa creare sempre più il terreno per una sua maggiore diffusione.
Certamente, l’impresa svolge il proprio ruolo nella formazione interna, ma non può essere lasciata da sola, c’è un ruolo che spetta alle istituzioni, quindi, alla scuola da una parte e allo stato dall’altra.