IMMUNITÀ E CANCRO
Nei primi anni settanta si pensava che trasferire i successi terapeutici ottenuti con i chemioterapici e le radiazioni sulle malattie ematologiche, come leucemie e linfomi, poteva essere utile anche per combattere i tumori solidi – in pratica, la maggioranza delle neoplasie –, ma purtroppo non è stata la soluzione migliore e, sebbene negli Stati Uniti dell’amministrazione Nixon siano stati fatti ingenti investimenti su questo tipo di ricerca, i risultati sono stati negativi, anche nel caso di terapie molto aggressive che provocavano numerosi effetti collaterali. È stato in quel momento che noi medici ci siamo chiesti se esistevano altri metodi per curare i tumori, non con la presunzione di guarirli, ma nella prospettiva di tenerli sotto controllo e continuare a garantire ai pazienti una buona condizione di vita.
L’oncologo francese George Mathé ha sperimentato la stimolazione immunitaria e, nell’Italia degli anni cinquanta, Filippo Rossi Fanelli ha tentato di utilizzare il calore per tenere sotto controllo la malattia tumorale. In effetti, sottoponendo la cellula tumorale, entro certi limiti, a un trattamento termico, essa tende a morire, mentre la cellula sana sopravvive.
Questo metodo si è dimostrato estremamente interessante e, in mani esperte, non pone il problema degli effetti collaterali, anzi, sono stati ottenuti buoni risultati per quanto riguarda la sopravvivenza dei malati e le loro condizioni di vita.
L’approccio terapeutico ha una sua collocazione precisa e il tumore in molti casi può essere prevenuto, attraverso un trattamento efficace in fasi precoci. La diagnosi precoce, quindi, è molto importante e noi medici siamo riusciti a trattare i tumori in fase pre-chirurgica – terapia neoadiuvante – attraverso numerosi esperimenti con chemioterapia, ipertermia e stimolazione immunitaria effettuati prima dell’intervento del chirurgo. La risposta è stata migliore di quella che si può ottenere nelle fasi avanzate di malattia, ma questo modo di agire non si è diffuso e per questo abbiamo scritto il libro Questione cancro. Le persone, ma anche i medici, devono capire che il tumore non è sempre sradicabile con la chirurgia: il “fascino” del bisturi non è sempre la soluzione del problema. Quando si riesce a trattare il paziente prima dell’intervento chirurgico si ottengono risultati terapeutici più duraturi.
Bisogna prima di tutto cercare di prevenire il tumore, bisogna mettere in atto tutti i tentativi per una diagnosi precoce. Quando, invece, il tumore è già in atto, è possibile ottenere ottimi risultati a distanza, associando l’ipertermia con la stimolazione immunitaria e l’intervento chirurgico. Nei casi in cui il trattamento chirurgico non è possibile, si può ottenere una buona qualità di vita e una sopravvivenza anche con pratiche non troppo aggressive. Esistono indicazioni precise per terapie efficaci a livello molecolare, che costituiscono il futuro dell’oncologia per la cura di tumori in fase avanzata, ma bisogna tenere in considerazione che si tratta di terapie dai costi elevati e difficilmente sostenibili dal Sistema Sanitario Nazionale; per questo motivo, dovranno essere attivati meccanismi economici che ne rendano possibile la diffusione.