CONSORZI E/O FUSIONI D'IMPRESE
Il Consorzio Tutela Aceto Balsamico Tradizionale di Modena può essere considerato, come vedremo, un caso un po’ anomalo nella realtà economica modenese, ma anche in quella nazionale e internazionale, e associa quasi trecento soci produttori. In questo Forum, ci si chiede se un consorzio o un’associazione di aziende sia una valida alternativa ai processi di fusione, oggi sempre più diffusi. In un mondo in cui la globalizzazione avanza inflessibile, le aziende più grandi guadagnano sempre maggiore spazio sul mercato, sottraendolo alle più piccole che, a loro volta, devono attivarsi con strategie molto attente all’analisi dell’attuale e per individuare gli obiettivi futuri. In Italia abbiamo esempi di aree che, se prima erano spente dal punto di vista della promozione e dell’immagine dei propri prodotti, oggi hanno adottato nuove idee che valorizzano, a partire dalla loro specificità e disomogeneità da altri contesti, i propri punti di forza. Dalle Langhe al Sud dell’Italia, molte aree territoriali, fra cui anche quella modenese con il suo aceto balsamico, hanno individuato proprio nella disuguaglianza dei propri prodotti tipici, la capacità di competere sul mercato globale anche con grandi società multinazionali. Questo perché tutto si basa sulle idee. Per Platone le idee erano la sola realtà, disgiunta dal tempo e dallo spazio, mentre noi oggi pensiamo che le idee siano qualcosa attorno a cui si riesce a costruire una nuova realtà. Tuttavia, il concetto di migliaia di anni fa e quello di oggi probabilmente coincidono, se si procede attraverso un’attenta analisi della situazione, si individuano delle idee e si costruisce su di esse una nuova realtà, che è poi la strategia dell’impresa. È accaduto questo anche quando è stato costituito il nostro Consorzio, nel 2003, con l’obiettivo, per così dire, di “ridare a Cesare quello che è di Cesare”. Dal 1987, infatti, l’Aceto Balsamico Tradizionale di Modena era promosso da un consorzio che, se all’inizio era partito molto bene, a un certo punto non rispettava più gli obiettivi per cui era nato. Come sanno gli esperti in materia, un prodotto tipico non può essere altro che una proprietà collettiva, quindi non di pochi, neanche degli stessi produttori, ma una proprietà del territorio (nel nostro caso, della modenesità). Invece, nel 2003, sulla promozione di un bene del territorio e del lavoro dei produttori del territorio, erano prevalsi interessi privati. La goccia che aveva fatto traboccare il vaso era stata quella di volersi mettere al di sopra di qualsiasi controllo: chi doveva essere controllato pretendeva di essere egli stesso il controllore. A quel punto, sono intervenute le istituzioni (Provincia, Camera di Commercio e Consorteria), che hanno analizzato la situazione, hanno avuto delle idee, hanno deciso una nuova strategia e poi si sono adoperate perché si realizzasse: occorreva un consorzio assolutamente imparziale, che mettesse l’interesse del territorio e dei produttori associati davanti a tutto. È così nato il nostro Consorzio Tutela Abtm. Una scelta fondamentale per raggiungere questo obiettivo è stata quella di nominare un presidente che non fosse un produttore, Enrico Corsini, fra l’altro all’epoca assessore all’Agricoltura della Provincia. Da ottimo amministratore, ha dato un impulso notevolissimo all’attività del Consorzio e alla promozione. Un’altra scelta è stata quella di offrire, da parte dei consiglieri, la massima disponibilità ai soci ma non consulenze retribuite, così da evitare conflitti d’interesse. Si è poi fissato come obiettivo primario del Consorzio quello della promozione al di fuori del territorio, sia a livello nazionale che internazionale, cercando di avvantaggiare anche gli interessi dei piccoli produttori che normalmente non avrebbero visibilità sul mercato. Una visibilità che noi vogliamo dare perché il gran numero di piccoli produttori è di per se stesso una viva testimonianza delle nostre antiche tradizioni. Questa è la strategia che ci porta ogni anno nuovi successi.
Parlando invece di fusioni, devo dire che in questi giorni siamo sotto il fuoco mediatico di chi vorrebbe una fusione fra noi e il vecchio consorzio (che nonostante tutto è ancora attivo). Noi, ovviamente, manteniamo i nostri obiettivi e la nostra strategia, anche se siamo disponibili, come sempre, a vedere e rivedere se eventualmente la situazione fosse cambiata. Siccome però, al momento, niente è cambiato, non sembra esserci la possibilità che questa fusione avvenga.
Per tornare ora al quesito iniziale, se un’associazione o un consorzio di produttori sia una valida alternativa a un processo di fusione fra società per dare origine a un organismo più grande, più importante e più visibile. Ebbene, devo dire che purtroppo non è così perché, se da una parte l’associazione o il consorzio sono strumenti potenti per la valorizzazione del prodotto e dell’insieme dei produttori, creando quindi visibilità per territorio e tradizioni, dall’altra, però, sono semplicemente un’aggregazione di tanti produttori, ciascuno dei quali è libero di seguire una propria strategia, a volte in contrasto con quella del consorzio stesso. Consorzi e associazioni possono solo lavorare per la promozione e delineare linee guida per gli associati. Invece, un’azienda grande, che mediante processi di fusione possa diventare ancora più grande, anche grazie a una maggiore disponibilità economica unitamente a una presenza più diffusa sul mercato, potrà raggiungere obiettivi molto più importanti e avere una grande potenzialità. Ciò non toglie che assistiamo tutti i giorni al crollo di “colossi”; questo avviene perché, in fin dei conti, per quanto le strategie possano essere buone e le idee eccezionali, anche “un ottimo cavallo vince solo se ha un buon fantino”. Il motore deve essere di prima qualità ma, in ultima analisi, l’importanza del capitano è assolutamente fondamentale. E a tale proposito, oggi in questo Forum abbiamo esempi che parlano da soli.