L'OGGETTO DI DESIGN COME OPERA D'ARTE
Specializzata in oggetti e arredi di design che vanno dagli anni cinquanta agli anni ottanta, la galleria Victim Design è una pietra miliare a Bologna…
Fin dalla sua nascita, è specializzata esclusivamente in questo periodo. A differenza di altre gallerie che, insieme agli oggetti del periodo trattato, sporadicamente offrono oggetti diversi, io non propongo mai un oggetto più antico che non rientri nella collezione Victim. Qui le persone possono anche trovare opere d’arte, sculture, oli, quadri degli autori che preferisco o reputo ancora a buon mercato rispetto a altri che sono arrivati a quotazioni improponibili.
Lei fa consulenza di interior design. Quali sono le richieste più frequenti dei suoi clienti?
Per lo più ho arredato case private, alcuni negozi di abbigliamento e anche un ufficio di rappresentanza a Milano per un cliente per il quale avevo arredato la casa di Bologna. Ricordo che mi aveva chiesto, tra l’altro, la scrivania di Borsani, la Boomerang. Ho fatto una ricerca e, quando l’ho trovata, il cliente era così entusiasta che ne ha comprate tre: una in noce, una in palissandro e una laccata nera, ciascuna dello stesso designer, ma realizzate in periodi diversi.
Alessandra Alice Busà svolge da più di vent’anni una costante ricerca fra oggetti di design e opere d’arte con grande passione, perciò i suoi clienti accolgono le sue proposte...
Per me il design è cultura, non basta il buon gusto, per questo alcune delle case che ho arredato appaiono sulle riviste di architettura d’interni.
Cosa differenzia il modernariato dagli oggetti che propone lei e che non definisce propriamente come oggetti di modernariato?
Modernariato è un termine che non valorizza l’oggetto di design. L’oggetto di design è un oggetto d’arte, che viene da una ricerca nei materiali o nei colori, da una ricerca strutturale dell’oggetto. L’oggetto di design è un’opera d’arte che poi viene prodotta in serie e la sua industrializzazione fa sì che questo oggetto possa entrare in più case e divenire icona. Questa è la particolarità dell’oggetto di design. Oggi chiunque riconosce la sedia di Jacobsen o la superleggera di Gio Ponti.
C’è un gran bisogno di modernità perché stanno ritornando di moda linee che riprendono oggetti del periodo che lei propone, con la differenza che alla Victim Design si trovano gli originali.
Attualmente, i designers sono alla ricerca di nuove idee, che attingono alla storia del design, perciò ripropongono alcuni oggetti in chiave moderna. Per esempio, la superleggera di Gio Ponti era in legno e Philipe Starck l’ha riproposta in acciaio cromato; recentemente ha fatto un restyling di una scrivania in plastica, distribuita dalla Vitra, che si rifà a una scrivania degli anni sessanta disegnata da un architetto francese importantissimo; così anche per la Big Archimoon, che non è altro che una sua lampada ingigantita quattro volte rispetto al normale, che aveva già inventato Gaetano Pesci verso la fine degli anni sessanta.
La Victim Design propone opere autentiche quando ancora non hanno raggiunto quotazioni improponibili. È stato così per le sedie di Ron Arad oggi ricercatissime, che purtroppo hanno raggiunto cifre che vanno dai 90 ai 200 o 300 mila euro.
Lei riporta alla ribalta la cultura del design europeo dagli anni cinquanta in avanti...
I designers italiani che fanno minimalismo sono da biasimare, se pensiamo che Gio Ponti, già negli anni cinquanta, con le sue linee pure, era minimalista. Oggi purtroppo si va spesso verso una forma diversa di minimalismo, che porta a arredare le case con pochi pezzi, rendendole anonime: un divano bianco può essere disegnato da chiunque e prodotto da un’azienda qualsiasi, trascurando il nome di chi l’ha prodotto, tanto che si potrebbe pensare che sia stato acquistato all’Ikea.