IL CIBO, LA POLITICA, LA CIVILTÀ
Leggendo il libro di Zhou Qing, La sicurezza alimentare in Cina (Spirali), si coglie subito come le problematiche inerenti la realtà cinese, rispetto alla sicurezza alimentare, attraversano l’intero globo. La testimonianza di Zhou Qing è molto importante, anche per chi, in un territorio più piccolo, come quello della provincia di Bologna, ha bisogno di approfondire i temi della sicurezza alimentare, che mai sono stati così dirompenti come da quando esiste la realtà dei mercati globali.
Nell’incipit del libro viene citata una frase di grande efficacia: “Dimmi cosa mangi e ti dirò il tuo destino”. Altre massime introduttive interessanti dicono che le sorti di un popolo sono segnate da cosa mangia e da come mangia. Certo, da questo punto di vista, la Cina ha una storia e un’attualità particolari: è abitata da un miliardo e trecento milioni di persone che hanno diritto all’alimentazione e alla sovranità alimentare come tutti i popoli del mondo. Tuttavia, che “l’uomo è ciò che mangia” lo sosteneva anche Feuerbach nel 1872.
Il libro ripercorre la storia del popolo cinese e le traversie per procacciarsi il cibo, ma anche i limiti dei governi nel garantire l’alimentazione ai cittadini. Racconta come la storia cinese sia stata caratterizzata soprattutto dalle guerre per il cibo, al contrario che nei paesi occidentali, in cui le guerre sono state causate dalle religioni o da discordie provocate dalle donne (come nel caso di Elena di Troia). In realtà, le guerre per il cibo hanno coinvolto tutti i popoli, anche se la Cina rimane una testimone particolarmente significativa. La lotta per il cibo è sempre stata al centro della storia dell’uomo. Le grandi civiltà neolitiche hanno preso avvio nel momento in cui tre cereali, in tre zone diverse del pianeta, hanno permesso ai popoli di passare da una vita nomade a una vita stanziale: il frumento nel bacino del Mediterraneo, il riso nel sud-est asiatico e il mais nelle Americhe. Questi tre cereali sono i veri protagonisti delle civiltà umane. Da lì sono partiti il controllo e la difesa delle colture al fine di procacciarsi il cibo. Il libro di Zhou Qing, con il suo resoconto dettagliato sulla situazione alimentare in Cina e sui pericoli connessi all’esportazione, ma anche sulla propagazione globale dei danni causati dalla mancata applicazione dei criteri per la sicurezza alimentare, fa una denuncia di forte impatto: contraffazione di alcolici, produzione di cibi geneticamente modificati fuori norma, inadeguatezza igienica, presenza di sostanze velenose e così via. È un’indagine coraggiosa e di servizio, se consideriamo, fra l’altro, che nel mondo due miliardi e cento milioni di persone vivono in comunità rurali.
L’Unione Europea, soprattutto dopo la crisi della cosiddetta “mucca pazza”, è diventata più vigile rispetto alle politiche sulla sicurezza alimentare. Da allora è stata prestata maggiore attenzione all’emanazione di normative comunitarie a favore di condizioni e codici condivisi fra i vari paesi per la diffusione e la commercializzazione dei prodotti agricoli. Credo che le regole sulla rintracciabilità debbano riguardare non soltanto alcuni stati, ma diventare una priorità delle politiche del governo globale, per evitare che si creino grandi disparità. È un’aspettativa legittima da porre al centro delle strategie dei governi mondiali. Come enti locali territoriali, c’interroghiamo sulle azioni che possono dare sviluppo a un’economia locale fondata sul cibo. L’agricoltura si basa su due economie mondiali legate all’alimentazione: una è quella delle grandi estensioni cerealicole e l’altra quella delle piccole comunità rurali. Se incominciamo a sostenere l’agricoltura che guarda allo sviluppo rurale locale come a un insieme di economie che concorrono a creare un’economia globale, forse ci sarà una maggiore prospettiva anche per nutrire i poveri del mondo.
Nel 2008, il Ministero dell’Agricoltura, a Pechino, ha spinto le grandi società agroalimentari cinesi a investire nell’acquisizione di superfici coltivabili in tutto il mondo. Su questo c’è stato un grande impegno da parte della Cina, che pure è una superpotenza in agricoltura. Oggi la Cina non può più puntare sull’economia di esportazione del riso, alimento necessario per sostenere la propria popolazione. Anche questo c’interroga rispetto agli scambi, all’import e all’export che nelle politiche globali sono da garantire, sebbene con le regole di cui parlavo.
La Provincia di Bologna ha cercato un canale di collegamento con l’EFSA (l’Agenzia europea per la sicurezza alimentare) che ha sede a Parma. Insieme alle Province emiliane, alla Regione Emilia-Romagna, alle università e ad altri enti, abbiamo creato un’associazione denominata EUROPASS che interagisce con l’EFSA, proprio perché consideriamo di grande priorità gli interventi legati alla sicurezza alimentare. Inoltre, abbiamo intrapreso altre azioni – su cui non mi soffermo in questa sede – in materia di educazione alimentare e orientamento dei consumi a partire dall’utilizzo dei prodotti tipici e biologici, che danno garanzia di qualità e salubrità, attraverso tecniche produttive il più possibile lontane dall’utilizzo di quei fitofarmaci che una volta causavano inquinamento.
Concludo con un detto popolare cinese, che ha sempre ispirato le mie attività di assessore in questi anni: “Il medico mediocre cura i pazienti con la chirurgia, il medico discreto cura i pazienti con le medicine, il medico bravo cura i pazienti con l’alimentazione”. Credo che la saggezza di questa massima popolare racchiuda un messaggio importante anche per le istituzioni.
Facciamo tanti auguri a Zhou Qing – testimone privilegiato del contrasto ai totalitarismi, che riteniamo non debbano aver alcun diritto di cittadinanza – e lo ringraziamo particolarmente per il suo coraggio.