PROGETTO ATLANTE: GLI INFISSI PER LA SALVAGUARDIA DELL'AMBIENTE

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presidente della Luppi Serramenti, Modena

Luppi Serramenti, da oltre quarant’anni, si distingue soprattutto perché ha fatto della qualità la sua filosofia nella produzione di infissi che presentano requisiti di alta tecnologia e efficienza, in anticipo rispetto all’entrata in vigore di norme che ne prevedono l’obbligatorietà. Che cosa vuol dire oggi qualità negli infissi e in che modo fa la differenza nella vita delle persone?

Noi marchiamo CE già dall’inizio di quest’anno, con grande anticipo rispetto alla normativa che ne prevede l’obbligatorietà dal 1° gennaio 2009, perché riteniamo che i clienti debbano godere di tutte le prestazioni e le possibilità che la tecnologia consente. Sicuramente, il rispetto delle norme in fatto di abbattimento acustico, per esempio, significa vivere in una casa più tranquilla, ma c’è un aspetto economico da non trascurare, quando si tratta di seguire le norme per il contenimento dei consumi energetici di un fabbricato. A questo proposito, abbiamo avviato il Progetto Atlante, che aggiunge alla nostra gamma di serramenti – in linea con le normative attuali già da parecchi anni – un serramento idoneo a essere inserito nelle costruzioni CasaClima, quindi con coefficienti tra lo 0,8 e lo 0,6.

Perché l’avete chiamato Progetto Atlante?

Il tema energetico è mondiale, per questo abbiamo utilizzato il nome di Atlante, il personaggio della mitologia che sosteneva il mondo: il Progetto Atlante è volto all’interesse generale e dà un contributo, oltre che al risparmio energetico di ciascuna abitazione, alla riduzione dell’impatto ambientale nel mondo; anche perché, per la costruzione degli infissi denominati Progetto Atlante, si utilizza solo legname di riforestazione, cioè proveniente da foreste che vengono ripiantumate man mano e saranno di nuovo disponibili dopo una media di trenta, quarant’anni. Inoltre, nell’ambito del Progetto Atlante, s’inserisce un grande investimento per la realizzazione dei nuovi serramenti, si tratta di un impianto completamente robotizzato, che consentirà di ridurre i costi di produzione e, di conseguenza, il prezzo dei serramenti sul mercato. Ma lo scopo non è solo il recupero dei costi di manodopera, ma anche di quelli energetici: se la produzione attuale si avvale di linee di lavorazione che assorbono in media 300-350 kilowatt/ora, con questo impianto ecocompatibile riusciremo a risparmiare almeno i due terzi dell’energia.

Quello che facciamo è poco rispetto a ciò che occorrerebbe fare, però pian piano le cose stanno cambiando e sempre più deve affermarsi un nuovo stile di vita, una nuova cultura. Le nuove generazioni dovranno capire che occorre invertire il senso di marcia perché ormai abbiamo toccato l’apice: fino a ieri abbiamo consumato tutto quello che avevamo a disposizione, oggi bisogna cominciare a produrre e a conservare con un altro criterio, che è poi quello che ci hanno tramandato i nostri nonni e i nostri bisnonni. Bisogna cominciare a pensare di conservare un po’ di più e produrre materiali e oggetti che abbiano una lunga durata nel tempo, non più “usa e getta”. Credo che l’era del consumismo sia finita, quindi conviene fare prodotti di alta qualità, che possano durare nel tempo.

E i serramenti Luppi non hanno concorrenti in questo senso. Infatti, s’inseriscono bene sia nelle nuove costruzioni che nel contesto delle ristrutturazioni di abitazioni e di palazzi storici, per i quali sono richiesti profili, e sezioni e spessori mirati particolari, che soltanto un infisso di qualità può avere...

La qualità fa parte della filosofia aziendale del titolare, radicata di generazione in generazione. I nonni e i genitori mi hanno trasmesso valori che continuano a far crescere l’azienda. Nata nel 1960, con mio padre, Danilo, è giunta alla terza generazione con i miei figli, Matteo, di 26 anni, che affianca il responsabile commerciale, e Luca, di 23 anni, che si occupa della qualità: a questo proposito, di recente, abbiamo ottenuto per l’ottavo anno consecutivo la certificazione EN ISO 9001 Vision 2000.

I vostri clienti sono sia privati sia aziende e si trovano principalmente nel Nord Italia, ma avete ipotesi di espansione per l’avvenire?

Sì, anche grazie alla collaborazione che stiamo per intraprendere con Confindustria, C.N.A. e Università di Parma, stiamo conducendo un’indagine per capire quali mercati esteri possono essere interessati alla nostra produzione di serramenti. Credo che abbiamo buone prospettive innanzi tutto perché produciamo serramenti di alto livello tecnologico con finiture e ricerca dei particolari unico, poi, perché il made in Italy, e in particolare il made in Modena, è riconosciuto e apprezzato in tutto il mondo.

A questo proposito, che cosa pensa del ruolo delle istituzioni nell’affermazione dei nostri prodotti e dell’impresa in generale?

Purtroppo, per le piccole imprese siamo dinanzi a una situazione di forte disagio nel nostro paese, in cui ciascuna azienda si chiude in se stessa e non partecipa alla vita politica della comunità perché non vede un intervento adeguato delle istituzioni che, anzi, vengono meno al loro ruolo. Proprio quando i comuni dovrebbero concedere il terreno per ampliare l’azienda e le regioni dovrebbero mettere in condizione le imprese di aumentare gli investimenti e creare occupazione, in realtà, molto spesso, non fanno che mettere il bastone fra le ruote. Anziché rafforzare e consolidare l’impresa nel nostro territorio, fanno il contrario: già tanti anni fa la Regione, per esempio, ha distribuito contributi alle imprese che delocalizzavano in aree dell’est Europa. Questo fa male alla nostra economia, perché per creare ricchezza, sviluppo e lavoro abbiamo bisogno di mantenere i posti di lavoro, non di perderli. Comunque, lo spirito non manca e speriamo che resti alto l’orgoglio degli imprenditori, perché solo questo può cambiare le cose. Ciò non toglie che servirebbe un segnale importante dalle istituzioni, affinché consentano agli imprenditori di reagire alla crisi e di mettere in gioco i talenti per fare quello che occorre fare: riorganizzare le aziende, avviare nuovi progetti e investire in ricerca e sviluppo, rivoluzionando il concetto di produzione con nuovi materiali e nuove tecnologie e nuovi sistemi di produzione, sempre più competitivi e qualitativi. Evitando, in questo modo, che le imprese migrino all’estero e divengano competitive solo grazie al basso costo della manodopera che trovano in quei paesi, dove la ricerca e l’evoluzione tecnologica spesso non conviene, dove tutto sommato conviene il profitto facile a basso costo e a basso rischio. Credo che i comuni, le regioni e tutto il sistema politico nazionale debba prendere in seria considerazione le istanze dei “piccoli imprenditori”, razza in via di estinzione!