L'APPROCCIO CULTURALE ALLA BIOEDILIZIA

Qualifiche dell'autore: 
presidente della Coop Murri (Bologna)

Intervista di Anna Spadafora

Quest’anno la Coop Murri compie quarant’anni e il numero di soci è cresciuto dai dieci del 1963 ai circa ventiquattromila odierni. Qual è stato il contributo che la Coop Murri in questi anni ha dato al miglioramento dell’offerta immobiliare, non solo nella nostra città ma in tutta la provincia?

La Murri è forte dell’esperienza di 11.000 alloggi rogitati in quarant’anni. Per rendere l’idea, 11.000 alloggi sono un’intera città come San Lazzaro, completamente costruita dalla Coop Murri. Un bel traguardo. La nostra è una cooperativa di abitazione un po’ particolare. Normalmente le cooperative di abitanti sono meno strutturate, acquisiscono all’esterno le competenze, esternalizzano molte funzioni. Noi, invece, siamo strutturati in modo tale da presidiare all’interno tutti gli aspetti produttivi: dall’ideazione, alla direzione dei lavori, all’assistenza cantiere, ai collaudi, oltre ai servizi che danno tutti, come l’assistenza finanziaria. Per questo, la competenza accumulata negli anni ha un sedimento, non si disperde. Anche la ricerca nella bioarchitettura, che ci contraddistingue, non è stata una folgorazione sulla via di Damasco, ma la logica evoluzione della ricerca della qualità e della connotazione del progetto. Uno dei requisiti più importanti del nostro prodotto di bioarchitettura è quello dell’inerzia termica, della capacità della struttura dell’edificio di fare da scambiatore di calore: l’abbiamo studiata con l’Università di Bologna, ma i risultati arrivano anche da una qualità costruttiva precedente, di trent’anni, che abbiamo acquisito attraversando tutte le fasi della tecnologia costruttiva dal dopoguerra a oggi.

Tengo a dire che la bioedilizia necessita di un giusto approccio culturale – la bioedilizia deve essere appannaggio di chi progetta, di chi costruisce, ma anche di chi vive nella casa –, se non c’è uno di questi elementi, parliamo di capitolato che può avere un materiale piuttosto che un altro, ma non affrontiamo il tema della bioedilizia. L’utente, insomma, non può essere indifferente. Occorre l’educazione all’abitare di qualità perché ci sia un aumento della domanda di bioedilizia. Questo, dal punto di vista di una cooperativa di abitanti, che quindi ha un certo rapporto con i propri utenti, i propri soci – che continuano a essere soci della cooperativa anche dopo dieci anni dall’acquisto –, è un terreno su cui occorreva impegnarsi molto e l’abbiamo fatto. Al di là della crescita dei nostri tecnici, che sono tornati sui banchi di scuola, da cinque anni abbiamo una convenzione con il Dipartimento di Architettura e Pianificazione Territoriale dell’Università di Bologna e tutti gli anni finanziamo due borse di studio con neolaureati per ricerche che concordiamo con il Dipartimento. Una delle ultime riguarda i tre marchi di Coop Murri: il Quadrifoglio, la Coccinella e il Girasole, creati per rendere coerente il livello di prestazioni che noi garantiamo con ciascun marchio con la legislazione regionale sulla bioarchitettura. Il Quadrifoglio caratterizza il primo livello di applicazioni “bio” adottate, i materiali, e garantisce l’uso di prodotti naturali, tra cui, isolanti realizzati con pannelli in legno mineralizzato, intonaci traspiranti, biopitture, l’uso di materiali riciclati, come i tappeti di gomma per isolare acusticamente i solai. Con questo marchio viene certificata anche la realizzazione di pacchetti di muratura di elevato spessore, con grande inerzia termica, in grado di garantire risparmio energetico e benessere abitativo in ogni stagione. La Coccinella invece attesta che, oltre ai materiali, sono stati applicati principi di bioarchitettura anche alla parte impiantistica: gli impianti elettrici, ad esempio, sono posizionati “a stella”, anziché “ad anello”, per evitare il formarsi di campi elettromagnetici all’interno dell’abitazione. Nella nostra sede stiamo sperimentando una serie di tecnologie innovative che poi saranno applicate nei prossimi interventi: camini solari, sistemi fotovoltaici, recupero delle acque meteoriche. Infine, il terzo marchio, il Girasole, racchiude in sé i massimi livelli qualitativi in materia di bioarchitettura negli impianti, nei materiali e nel progetto bioclimatico. Prevede, infatti, l’applicazione dei principi di bioclimatica attraverso lo studio, già in fase progettuale, del sito su cui sorgerà l’insediamento: studio dei venti dominanti, dell’esposizione e dell’ombreggiamento delle abitazioni.

Nel dibattito sulla cura della città, che si è avviato nella nostra rivista di recente, è emerso come l’attenzione all’arte e all’estetica contribuisca alla qualità della vita. C’è un progetto che la Coop Murri sta portando avanti in tale direzione?

Da qualche anno nel nostro giornale abbiamo avviato la rubrica “Scolpire la città”, curata da Valerio Dehò, docente di Estetica, con cui abbiamo anche iniziato una raccolta di opere d’arte sul tema della casa, con artisti anche di altri paesi, come il Giappone, l’Africa e la Cina. Inoltre, per introdurre l’arte nelle case, abbiamo ideato il concorso “Murri Public Art”.

L’anno scorso abbiamo fatto la prima edizione e, nonostante i tempi fossero molto stretti, abbiamo avuto l’adesione di oltre cento artisti di vari paesi che hanno mandato i loro progetti di opere. Il concorso prevedeva la realizzazione di un’opera da collocare nella corte interna di un edificio in costruzione a Bologna, in via Masia, ed è stato vinto da una scultura di Aldo Mondino. Quest’anno il concorso sarà organizzato in collaborazione con Ceramica Imola e sarà dedicata agli ingressi, quei luoghi bistrattati in cui di solito il costruttore tende a risparmiare. Oggi il nostro partner Coop Ceramica ha materiali molto pregiati che si possono decorare in svariati modi e il modo particolare in cui saranno posati sarà un contributo che andrà ad aggiungersi all’opera da collocare. L’importante, comunque, è creare questa familiarità con l’opera d’arte, con la ricerca estetica, che ha a che fare con la qualità. In questa esperienza quarantennale, oltre alle case, la Murri ha progettato piazze, quartieri, fontane, giardini, statue.

Come combinate la sensibilità per l’arte con il senso della solidarietà tipico di una cooperativa?

Abbiamo realizzato un’altra iniziativa simpatica: per i quarant’anni della Cooperativa abbiamo incaricato dieci studenti del Dams d’intervistare cento soci della Cooperativa. Le storie emerse sono servite da spunto per i racconti degli scrittori Carlo Lucarelli e Giampiero Rigosi, pubblicati poi nel libro Le porte accanto, che è piaciuto tantissimo.

Con l’Associazione Nazionale Cooperative di Abitanti abbiamo costruito un gioco sulla bioedilizia per i bambini delle scuole medie inferiori, in cui c’è il percorso per imparare a conoscere i materiali, i tipi di impianto e i criteri di orientamento climatico.

Inoltre, siamo sponsor dell’iniziativa “Progetta il tuo spazio”. L’Associazione “Nuovamente” ha già organizzato due edizioni di questo concorso, rivolto ai ragazzi delle scuole medie superiori. I ragazzi dovevano progettare spazi pubblici non utilizzati.

La prima edizione ha avuto molto successo, con più di trecento progetti, alcuni dei quali anche realizzati, con il contributo di sponsor, tra cui la Fondazione Carisbo, e la pubblicazione di un libro finanziata da noi. La seconda edizione era sulla bioarchitettura e sono nati progetti molto interessanti, di recupero, riqualificazione e uso collettivo di spazi pubblici dismessi. Fra questi, una stazioncina della ferrovia Veneta, abbandonata, lungo San Vitale, che è diventata un centro giovani.