LE PIANTE ANTIDOTO ALL'INQUINAMENTO

Qualifiche dell'autore: 
docente di Patologia vegetale all'Università di Bologna, consigliere del Comune di Bologna

Come ambientalista, ho letto con molto interesse il libro di Sergio Mattia (L’ambiente, la città, i valori) e mi sono soffermato soprattutto sulla seconda parte, quella che evidenzia i danni che l’attività dell’uomo, che io considero a volte eccessiva e un po’ estremizzata, ha prodotto in questi ultimi trenta, quarant’anni sull’ecosistema. Un’attività che, pur giustificata da motivi economici e dalla necessità di migliorare la qualità della vita, ha però creato profondi turbamenti in tutto il nostro ambiente ed è sfociata in problemi generali che possono essere riassunti prevalentemente nel cambiamento climatico, ossia in un aumento della temperatura dello 0,8%, un rischio di aumento delle piogge nelle zone temperate del pianeta e di forte diminuzione in quelle meridionali con rischio di scioglimento dei ghiacciai. E su questo non intervengo minimamente, perché è un problema di carattere mondiale, planetario, che se non verrà risolto danneggerà tutte le forme di vita, quindi anche l’uomo. Ritengo giusta una visione geocentrica, più che antropocentrica, quindi una visione che considera in pericolo tutte le forme di vita, con il rischio di una catastrofe.

Ma il problema delle città, i problemi più grossi che si sono creati con un urbanesimo eccessivo, sono quelli dell’inquinamento: atmosferico, acustico, luminoso e da elettrosmog. Poi ci sono altri problemi quali lo smaltimento dei rifiuti, i trasporti, ecc. Allora, è importante fare una considerazione sulle piante. Le piante sono un enorme antidoto allo stress, all’inquinamento e alla cattiva qualità della vita della città, e hanno grandi capacità, poiché filtrano costantemente l’aria – immagazzinano CO2, la filtrano, la smistano attraverso le loro cellule e emettono ossigeno, O2. Una pianta di circa quarant’anni emette 80 tonnellate di ossigeno al giorno. Quindi, producono un aumento della respirabilità. Ma, non solo, trattengono tutte le molecole tossiche, che sono il risultato delle nostre attività tecnologiche negative, e le trasformano. Da questo processo l’aria esce purificata. Quindi, bisognerebbe aumentare il numero delle piante, anche perché hanno una funzione rilassante sul nostro umore. Molti ricercatori statunitensi e canadesi dimostrano che dove le città sono più ricche di verde ci sono meno problemi psichici e, addirittura, negli ospedali la gente guarisce prima. Oltre, naturalmente, a migliorare il clima, perché umidificano l’aria e abbassano di qualche grado la temperatura nelle città, e a svolgere una funzione fonoassorbente. Quindi, la mia proposta è che in tutti i progetti urbanistici venga triplicato il numero delle piante, non solo nei parchi, ma anche nei centri storici. Solo così miglioreremo, almeno da un certo punto di vista, la qualità nella vita.