LA CERAMICA CONTRO LO SMOG

Qualifiche dell'autore: 
ingegnere, direttore generale del Gruppo Ceramiche Gambarelli

Intervista di Anna Spadafora

Può dare qualche informazione sulle caratteristiche della piastrella antismog, Oxygena?

La piastrella sfrutta una nota proprietà del biossido di titanio, che è utilizzato ormai da quindici anni in Giappone, dove sono stati depositati oltre cinquecento brevetti. È una sostanza che, esposta alla luce del sole, attiva la proprietà denominata fotocatalitica, ovvero, una reazione chimica per cui la luce del sole o delle lampade, a una certa lunghezza d’onda, agisce sugli inquinanti, come il monossido di carbonio o il biossido di azoto, trasformandoli in nitrati o in innocui sali ecocompatibili. È una trasformazione dovuta all’energia della luce del sole, un procedimento già usato in moltissime applicazioni, negli abiti, nel vetro, nel cemento, ma noi siamo stati i primi ad applicarlo alle piastrelle. Con un procedimento particolare, applichiamo sulla piastrella il biossido di titanio ed essa, esposta alla luce del sole, crea un effetto di depurazione dell’ambiente. L’effetto non decade poiché l’energia è quella della luce del sole, quindi, non ci sono invecchiamenti, a meno che le piastrelle non siano scalfite meccanicamente. Abbiamo verificato che la percentuale di abbattimento degli inquinanti presenti nell’atmosfera – grazie agli effetti attivati dalla luce del sole o dalla luce che proviene dall’esterno o dalle lampade florescenti, in maniera inferiore – può andare dal 7 al 20%. Per definire questi dati, collaboriamo con la Facoltà di Chimica dell’Università di Modena e con il CNR di Ferrara e abbiamo attivato una partnership con la Millennium e la Global Engineering, che sono le società di Italcementi che producono il cemento fotocatalitico. Abbiamo ricevuto la validazione dei risultati con un decreto legge del 1° aprile di quest’anno del Ministero dell’Ambiente, che ha dato ufficialmente validità alla tecnologia del biossido di titanio; nella Gazzetta Ufficiale sono inserite anche le prove che abbiamo effettuato e la piastrella oggi può ritenersi di diritto uno strumento efficace per abbattere l’inquinamento.

Quali sono state le applicazioni, a un anno dalla nascita?

Abbiamo incominciato le vendite all’inizio dell’anno, abbiamo già realizzato a Firenze tre rotatorie del traffico, a Bellinzona una scuola e una piscina e così stiamo avendo le prime referenze. È evidente che si tratta di un prodotto che aveva bisogno delle validazioni e dei risultati delle università prima di essere lanciato. Oggi poi il problema di un prodotto vincente è quello di riuscire a distribuirlo. Per questo noi abbiamo fatto l’accordo con Ideal Standard, del gruppo American Standard, che fattura 7 miliardi di euro nel mondo e in Italia possiede il 70% del mercato della rubinetteria e dei sanitari.

A parte il vostro settore Ricerca e Sviluppo, dove il cervello è più che constatabile nell’innovazione, che cosa può dirci del cervello della vostra impresa nella gestione del personale e di tutti quei settori in cui non c’è più chi comanda e chi obbedisce?

Sicuramente, siamo un’azienda ancora di medie dimensioni (260 dipendenti e 50 milioni di fatturato), quindi, le decisioni passano sempre attraverso me e mio fratello. La nostra è la classica azienda dove non ci sono tanti dirigenti o una piramide molto appuntita. C’è una serie di quadri, con una serie di lavoratori sotto la loro direzione, ma il centro decisionale rimane quello della famiglia. Abbiamo il vantaggio di essere una famiglia ristretta, siamo in pochi, quindi, le decisioni sono molto flessibili e veloci, cosa oggi indispensabile. Se c’è un’idea la sera, il mattino, se è valida, la rendiamo operativa. Nella nostra azienda, non esistono, se non sulla carta, il consiglio di amministrazione e le assemblee. Si decide insieme, si prende una decisione e si procede.

Ci sono altre sedi nel mondo?

Qui a Solignano abbiamo la produzione, poi abbiamo due sedi produttive in Toscana e due sedi commerciali con depositi all’estero, una in Romania e una in Slovacchia. Se all’inizio pensavamo di renderle produttive, oggi ci siamo resi conto che produrre nell’est Europa non è una grande idea. Stiamo concentrando qui la produzione, perché è difficile avere una persona di fiducia che gestisca l’azienda all’estero.

In questo dibattito sull’industria, la città, l’ambiente, la nostra rivista si prefigge lo scopo di fare una fotografia delle aziende che contribuiscono a questa combinazione…

Purtroppo, spesso non c’è la volontà da parte dei politici di contribuire effettivamente al problema dell’ambiente, ma c’è solo conflittualità. Quando le aziende hanno solo dei vincoli, occorre che l’imprenditore sia presente giorno e notte per fare quello che negli altri paesi riescono a fare andando a casa alle cinque. Noi, purtroppo, andiamo a casa alle dieci per ottenere le stesse cose. Soprattutto le opere pubbliche hanno delle logiche molto complesse e lente. Nel residenziale, l’impresa edile fa un palazzo di trenta piani, acquista le piastrelle oggi e noi le consegniamo anche domani. Nel pubblico, troppo spesso le ordinazioni si perdono sulle scrivanie di chi aspetta di vedere che cosa succede alle elezioni prima di mettere un timbro. Oggi l’essenziale è costruire qualcosa, perché la concorrenza straniera è agguerrita e rischiamo di non poter andare avanti. Il nostro mercato principale sono gli USA, dove c’è una grandissima prerogativa: è tutto permesso tranne quello che è vietato espressamente. Se in Italia devi aprire un cancello, devi fare otto pratiche da sottoporre a organi di controllo – che è giusto che ci siano –, ma che spesso ti considerano come un delinquente che vuole fare una rivendita di droga, anziché collaborare, dare indicazioni per compilare i moduli correttamente e offrire un’educazione alle norme.