LA COMUNICAZIONE COME VALORE AGGIUNTO DELL'IMPRESA
Intervista di Anna Spadafora
Fin dal suo sorgere STUDIO ’80 grafica industriale si è occupato d’impresa e comunicazione…
Abbiamo seguito le diverse fasi che si sono avvicendate nel corso degli anni, le trasformazioni sono state moltissime, non ultima, la rapidità con cui avviene la comunicazione oggi, uno dei più grandi vantaggi, ma anche uno dei più grandi problemi dei nostri tempi. Sicuramente, si è intensificato l’uso dei mezzi di comunicazione, ma in alcuni casi c’è spesso una banalizzazione: la diffusione di strumenti semplici da utilizzare, che incorporano tante funzioni, un tempo affidate a strumenti specifici – come i telefonini che fanno da macchina fotografica, radio, lettore MP3, ecc. –, crea l’illusione che tutto sia abbastanza facile da fare e in questo modo viene sminuita la competenza professionale. Non è raro il caso in cui, quando dobbiamo realizzare il catalogo dei prodotti di un’azienda, il cliente crede di poter fare da sé le foto con il telefono cellulare e inviarcele, magari dopo averle stampate con la sua “stampantina”. Purtroppo, è troppo diffuso il sentore di essere tutti capaci di comunicare perché abbiamo a disposizione la tecnologia, ma il risultato finale, che è quello che conta nel saper comunicare, non è lo stesso. E questa è l’importanza che un po’ presuntuosamente si cerca di sottolineare anche presso il cliente.
È chiaro che voi professionisti sapete che un’immagine deve avere una definizione, deve avere un certo tipo di caratteristica per poter essere utilizzata per la stampa…
Questo è un secondo aspetto. Il primo è, per dir così, di pura comunicazione e riguarda il modo in cui un’immagine deve essere perché sia efficace, perché si faccia guardare piuttosto che un’altra. Non è detto che alcune persone, anche se non professioniste della comunicazione, non possano avere intuizioni valide per la comunicazione. Ma poi, e qui veniamo al secondo aspetto, bisogna trasferirle da un punto di vista tecnico, e non sono sicuro che ci riescano tutti. Tutti, se si mettono d’impegno, riescono a riparare un paio di scarpe, ma non credo che riescano a farlo come lo farebbe un calzolaio.
In momenti di crisi, le aziende investono un po’ meno all’esterno e si fanno carico internamente di determinati lavori. Però, il risultato lascia molto a desiderare, mentre comunicare bene è sicuramente un valore aggiunto, specialmente quando nelle manifestazioni e nelle fiere non ci si può portare dietro il prodotto, soprattutto se ingombrante, ma solo una comunicazione efficace è in grado di trasmettere la qualità. Quello delle nostre aziende non è un prodotto di massa, per questo è inutile che pensiamo di competere con le aziende dei paesi dell’Est o della Cina, dobbiamo uscire da questo vicolo cieco grazie alla qualità, che deve essere sia nel prodotto sia nella comunicazione. E qui dobbiamo fare molta attenzione perché, se in passato la nostra tecnologia era decisamente superiore, adesso la stessa Confindustria comincia a mettere l’accento sull’esigenza d’investire in ricerca e in sviluppo, nella scuola e nell’università. Questa è la sfida dei prossimi anni. Tenendo conto del fatto che, purtroppo, negli ultimi anni, abbiamo perso parecchie posizioni nel grado di scolarizzazione, mentre ai primi posti troviamo l’India e la Cina. Questo dovrebbe fare riflettere e dovrebbero essere sempre più le agevolazioni per le imprese, specialmente in un momento così difficile come quello che stiamo vivendo. Tuttavia, al contrario, esistono problemi nella comunicazione, come quello delle vie di comunicazione, le infrastrutture, che stentano a trovare una soluzione a breve termine. Tra un po’ avremo un bellissimo ponte sullo Stretto di Messina e continueremo a impiegare cinque ore per percorrere i pochi chilometri che separano Bologna da Modena.
Lei notava che l’Italia potrà distinguersi in futuro proprio per via della qualità e del bello, nel senso che comunicare in un certo modo vuol dire anche avere una cultura del bello, quindi, il valore aggiunto del nostro paese è quello dell’arte che comunica.
Sì, le aziende produttrici devono investire risorse per avere un buon prodotto e affidarsi a persone che siano del mestiere per quel che riguarda la comunicazione, perché il prodotto venga presentato bene, perché la comunicazione possa garantire quel surplus che effettivamente il prodotto può dare, sia dal punto di vista tecnico sia da quello dell’immagine. Se un’azienda ha un ottimo prodotto e poi lo presenta con un volantino fatto in casa non dà l’idea di essere migliore dello stesso prodotto cinese presentato magari con lo stesso volantino. Sicuramente, una comunicazione migliore non garantisce che il prodotto sia migliore, però potrebbe dare l’idea. Se invece il prodotto è veramente migliore, ma viene presentato male e magari costa anche di più, allora non c’è modo di vincere. Un’azienda può anche pensare di organizzare una struttura internamente, ma deve farlo con professionisti di quel settore. Nessuna azienda automobilistica farebbe progettare un’auto a qualcuno che non è del mestiere, quindi, non si capisce perché sui progetti di comunicazione debba esserci tanta improvvisazione. Ripeto, non giova a nessuno, specialmente in un momento in cui occorre distinguersi in qualità.