UNA VOCAZIONE PER LA MODERNITÀ E LA RICERCA
Trentotto anni fa, lei ha fondato nel cuore del comprensorio ceramico italiano quello che negli anni ha fornito in tutto il mondo la più avanzata tecnologia di automazione industriale per il settore della ceramica, e non solo, e che oggi è diventato un gruppo, System S.p.A., che come polo tecnologico occupa un’area di oltre 82.000 metri quadrati e ospita personale altamente specializzato che, sulle orme del fondatore, si dedica alla ricerca continua di soluzioni innovative per migliorare la produttività delle imprese...
Ha sempre fatto parte del mio modo di lavorare sollecitare il mercato dove ancora non c’era e i miei progetti inusuali lasciavano di stucco la clientela. Questo è forse l’elemento distintivo che ci ha permesso di essere impresa di ricerca e innovazione, di anticipare le esigenze del mercato e, talvolta, di rivoluzionarlo. Una vocazione per la modernità e la ricerca che si è palesata nella capacità di oltrepassare standard industriali consolidati. La filosofia della nostra impresa si realizza quindi non solo nell’innovazione dei prodotti, ma anche nella presenza costante sui mercati. Ma, per fare ciò, occorre mettersi in gioco ciascun giorno e non accontentarsi di un solo successo, ma essere continuamente alla ricerca di successo.
Quali sono le sue ipotesi per l’avvenire del distretto di Sassuolo?
Alcuni cambiamenti in atto fanno riflettere. Se, per esempio, in passato la produzione ceramica era molto frazionata, oggi si sta integrando in pochi gruppi. Un altro problema a cui via via si sta dando una risposta è quello dei trasporti: i costi di trasferimento e logistica in questo settore sono troppo alti sulle lunghe distanze, quindi in futuro ci saranno solo imprese ceramiche dislocate a un massimo di settecento o ottocento chilometri dalle aree in cui è richiesto il consumo. Inoltre, le imprese del distretto dovranno offrire prodotti sempre più innovativi, di nicchia e ad alto valore aggiunto, se vorranno trovare i mercati adeguati.
Queste considerazioni non valgono per l’industria di supporto o ingegneristica, che riesce a produrre in un luogo ed esportare in tutto il mondo senza grandi sprechi legati al trasporto, soprattutto se pensiamo che un container di ceramiche ha un valore medio di diecimila euro, mentre uno di macchinari ne vale circa duecentomila.
Ma ci sono ancora tanti problemi che devono essere risolti – tra cui la connessione logistica di questo territorio verso il mare, le grandi arterie e le ferrovie – e che anzi in quarant’anni non sono stati pressoché affrontati. C’è stata miopia e profondo disinteresse dal punto di vista politico e industriale.
Noi non rinneghiamo niente di ciò che il territorio ci ha dato e siamo interessati all’avvenire delle aziende ceramiche del distretto, in quanto ci hanno aiutato a divenire ciò che siamo.