I LAVORATORI: IL VERO VALORE AGGIUNTO
L’internazionalizzazione del distretto di Sassuolo ha prodotto problemi in termini occupazionali?
Anche se Sassuolo formalmente non è riconosciuto come vero e proprio distretto dalla Regione Emilia Romagna, convenzionalmente l’abbiamo sempre considerato tale, per la sua capacità di formulare una proposta complessiva ed economicamente importante in un’area delimitata. Uno dei valori aggiunti che ha avuto questo distretto da un punto di vista occupazionale sta nel fatto che nessuna delle imprese o dei gruppi che si sono internazionalizzati ha trasferito altrove il proprio centro direzionale, quindi l’innovazione e le trasformazioni di prodotti e processi che sono intervenute nel corso di questi anni sono rimaste patrimonio di quest’area.
Tuttavia, l’internazionalizzazione ha avuto un limite, al quale oggi le imprese stanno cercando di sopperire: quello di non aver affermato nei tempi dovuti il marchio del made in Italy, attraverso un processo che congiunge la tracciabilità dei prodotti con l’applicazione di un codice etico completo. Il valore aggiunto del marchio sta nella tracciabilità del prodotto a partire dalla materia prima per finire all’imballaggio e alla commercializzazione. In questa direzione, mi sento di segnalare ancora un ritardo.
Codice etico, inoltre, vuol dire certificare che tutti i lavoratori che concorrono alla realizzazione di quel prodotto siano trattati secondo le norme del contratto nazionale dal punto di vista economico, normativo ma soprattutto della salute e della sicurezza. Infatti, attualmente le aziende garantiscono per la parte di loro competenza, ma non ancora per l’insieme della filiera, la parte che non è di responsabilità diretta dell’impresa non è ancora totalmente garantita.
In termini occupazionali, oggi registriamo un aumento del ricorso alla cassa integrazione ordinaria – in vari periodi tra la fine di quest’anno e l’inizio del 2009 – che dipende dalla crisi internazionale e dal calo dei consumi. Ma, il problema delle riduzioni non tocca tanto gli occupati a tempo indeterminato, quanto l’ambito della precarietà, oggi presente nel mercato del lavoro e anche nelle imprese ceramiche. Per cui alcune imprese non confermano i lavoratori che erano stati assunti e magari avevano visto prorogato il loro contratto a termine anche due o tre volte. In breve, possiamo dire che gli assunti a tempo indeterminato che godono di garanzie e degli ammortizzatori sociali sono comunque i più tutelati, anche in un momento di difficoltà maggiore rispetto all’anno scorso perché il settore non è esente dai problemi provocati della crisi economica-finanziaria complessiva. I più penalizzati sono invece le categorie deboli, i giovani e le donne, assunti con le nuove forme di contratto introdotte con la riforma Biagi.
Quali sono le proposte programmatiche perché non si perda il valore aggiunto del distretto, per esempio nell’ambito della formazione?
Tra le province di Modena e Reggio ci sono tre proposte forti che si possono mettere in campo con il consenso dei diversi soggetti interessati. Esiste già un tavolo nel quale si è sancito che il centro ceramico che sorgerà a Sassuolo assumerà una connotazione forte in rapporto con l’università, per lo sviluppo legato a ricerca e innovazione, che può vedere anche risorse pubbliche all’interno di un piano triennale. Ma la ricerca e l’innovazione dovranno essere finalizzate all’aumento della capacità di penetrazione nel mercato attraverso prodotti che siano veramente nuovi, non che rappresentino una nicchia nella nicchia: non basta cambiare la tipologia produttiva e rimanere competitivi mantenendo lo stesso prezzo e producendo piccole partite. La ricerca e l’innovazione devono consentire di mettere in campo prodotti altamente innovativi rispetto al passato e questa è una ricetta che può valere solo se c’è un legame vero con i produttori di macchine per ceramica e i colorifici e soprattutto con la loro ricerca, ossia se si ricomincia davvero a fare investimenti sul settore. Per investimento intendo investimento-innovazione legato alla ricerca rispetto a un prodotto o anche a una modalità nuova di collocarlo sul mercato che contribuisca a quel valore aggiunto che può segnare il tratto distintivo del made in Italy. Un altro aspetto di fondamentale importanza per il futuro del distretto è la garanzia che le imprese abbiano l’intenzione di continuare a investire a Sassuolo e che, all’interno del mercato globale con il quale tutti devono confrontarsi, il processo d’internazionalizzazione continui a mantenere qui i centri direzionali e a far passare da qui le risorse economiche. Il terzo aspetto, non ultimo per importanza, riguarda l’esigenza di considerare che la risorsa umana oggi disponibile e la professionalità acquisita dai lavoratori del settore sono il più grande valore aggiunto che l’impresa ceramica oggi ha a Sassuolo. Ecco perché occorre che le imprese comprendano l’importanza del codice etico e della responsabilità sociale dell’impresa, individuando, non solo nel sindacato ma anche nei lavoratori, degli stakeholders privilegiati ai quali rendere conto del proprio operato. In questo senso va fatto un ragionamento sulla formazione: occorre collaborare ai fini della certificazione delle competenze, in raccordo con le qualifiche regionali, in modo che un lavoratore, anche se non è in possesso di un diploma, ma ha seguito un percorso nell’azienda, abbia una professionalità spendibile; e questo diventa tratto distintivo per l’impresa ed elemento di soddisfazione e di qualificazione per la persona. Per di più, nel caso di persone che da anni svolgono lavori ai quali non è dato riconoscimento, bastano poche ore di formazione. Un percorso professionale che oggi la Regione può certificare è un alto valore aggiunto per il distretto, perché il cuore della piastrella sta ancora nei reparti produttivi e se non s’investe sulle risorse umane, oltre che sulle macchine, è evidente che qualche limite si registrerà.