L’IMPRENDITORE È COSTRUTTORE DI CIVILTÀ
La vostra azienda è leader nella ripa razione della plastica delle carrozzerie nel settore automotive e ha diversi brevetti a livello europeo. Oggi, MWM è attraversata da una nuova fase di rilan cio, che ha comportato anche importanti investimenti in nuovi macchinari, oltre all’assunzione di nuovi collaboratori. Ma fra i vostri talenti c’è anche la capacità di proseguire nel lungo periodo le collaborazioni con fornitori e clienti…
Noi tendiamo sempre a prosegui re la collaborazione con fornitori e clienti, talvolta anche diminuendo i profitti, perché per noi conta la qualità dell’interlocuzione con loro. Un’altra particolarità del nostro cammino è l’interesse per l’arte. Quando abbiamo celebrato i primi trent’anni, per esempio, abbiamo esposto alcune opere di pittura e scultura, anche in ceramica, per promuovere alcuni artisti bolognesi. L’arte testimonia lo spirito costruttivo che noi condividiamo quando lavoriamo al progetto delle nostre attrezzature. Per questo ritengo che, oltre ai pittori e agli scultori, siano artisti anche coloro che, come noi, progettano e producono pezzi meccanici.
Mi piace considerare arte tutto ciò che è frutto dell’ingegno dell’uomo. Non è arte soltanto un quadro o una fotografia, ma anche alcuni degli elementi meccanici che produciamo in MWM. Ogni pezzo meccanico viene da un progetto e da un disegno che deve seguire regole e numeri che devono avere caratteristiche precise. Per la lavorazione del pezzo non basta soltanto utilizzare una buona macchina, perché sono necessari l’ingegno, le competenze e l’esperienza dell’operatore. Sono queste cose che fanno la differenza e rendono il prodotto “artistico”. Inoltre, le attrezzature a marchio MWM oggi sono scelte dai nostri clienti anche per il loro design, esso stesso frutto dell’ingegno e di quel made in Italy costituito anche dalla bellezza e dall’arte del fare.
Voi sostenete anche alcune associazioni Onlus che operano nell’area bolognese…
Ne abbiamo sostenute diverse nel corso degli anni, ma poi abbia mo proseguito soltanto con alcune, anche perché man mano sono intervenuti cambiamenti al loro interno. Abbiamo incominciato con l’Associazione SAMUR Onlus, Studi Avanzati in Malattie Urologi che, tramite il presidente professor Giuseppe Martorana. Noi abbiamo finanziato alcune visite urologiche preventive e in un caso abbiamo contribuito alla diagnosi precoce di un tumore.
Poi, abbiamo sostenuto l’associazione FANEP, Famiglie Neuropsichiatria Pediatrica, contro i disturbi neurologici e dell’alimentazione di bambini e ragazzi, con il suo presi dente professor Emilio Franzoni e tramite la compianta Cristina Marri. Inoltre, abbiamo sostenuto la Fondazione Dopo di Noi Bologna Onlus, che realizza progetti per persone con disabilità. Nelle serate che abbiamo contribuito a organizzare per finanziarne l’attività il nostro battitore d’asta era Maurizio Cevenini. E poi abbiamo sostenuto l’Associazione ANSABBIO, Associazione Nazionale Spettacolo A Beneficio dei Bambini in Ospedale, per rivitalizzare la vita culturale e sociale all’interno dell’ospedale. Attualmente, ciascun anno regaliamo panettoni, colombe e uova di Pasqua con il marchio di queste associazioni, fra cui vi è anche l’Associazione Annarosa Andreoli, che sosteniamo insieme al presidente Francesco Mauro.
Voi siete impegnati su un fronte industriale che sta attraversando una fase difficilissima, quello dell’automotive, e che oggi viene posto in alternativa alla mobilità green. Ma le difficoltà del settore non vi hanno impedito di risparmiarvi nel sostegno delle associazioni Onlus…
Ho incominciato a sostenere l’Istituto Ortopedico Rizzoli, quando mio padre vi era stato ricoverato per una lunga degenza. Da allora abbiamo continuato in questa direzione. Ho sempre pensato che noi siamo stati fortunati, perché abbiamo un lavoro, una famiglia, dei figli meravigliosi e oggi anche due splendide nipoti. Abbiamo tutto ciò che occorre per vivere bene e l’abbiamo guadagnato con tanti sacrifici. Dare una mano a chi ha bisogno credo sia un dovere di tutti i cittadini, non soltanto di alcuni imprenditori generosi.
Spesso, in Italia, “la mano” degli imprenditori è intesa come mano che prende per sé e l’imprenditore viene rappresentato come sfruttatore più che come inventore di nuove opportunità. Ma chi fa non toglie nulla all’Altro…
Oggi fare impresa è una missione, non è più un mestiere. Il missionario cosa fa? Parte, va per esempio in Amazzonia, dove non sa cosa trova. La stessa cosa fa l’imprenditore: parte, ma non sa cosa troverà lungo il cammino e dove giungerà, anche perché gli imprevisti sono quotidiani. Quindi, o ci crede veramente o lascia stare. Oggi fare impresa è così. Inoltre, spesso si dimentica la grave concorrenza che subiscono le nostre imprese da parte di quelle di altri paesi, che si aggiunge agli esosi oneri burocratici da parte delle amministrazioni pubbliche del nostro Paese.
La questione è che si nasce e non si diventa imprenditore. La tensione a costruire tipica dell’imprenditore comporta che egli sia sempre proteso a fare e a donare le proprie idee. L’imprenditore sostiene la vita produttiva del paese e anche per questo è costruttore di civiltà.
Qual è il migliore ringraziamento che lei vorrebbe ricevere?
Ciò che manca oggi è la cura in ciascuna cosa che facciamo nella vita e il rispetto verso chi incontriamo. Se posso cerco di dare una mano e di avere cura di chi ha bisogno. Il ringraziamento è nel sorriso, che davvero non ha prezzo.