NOI CONTINUIAMO A COSTRUIRE MACCHINE

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presidente di Checchi & Magli Srl, Budrio (BO)

La vostra azienda è leader nella produzione di macchine innovative, in parti colare nel settore delle orticole, con una percentuale di export consolidato di oltre l’80% della produzione. Quali sono le tendenze nel settore della meccanica agricola?

È forte la richiesta di macchine sempre più avanzate tecnologica mente. Oggi, però, la tendenza da parte dei produttori è quella di impiegare software che mal si concilia no con le problematiche del settore agricolo. Queste tecnologie, infatti, sono utilizzate nei campi in stagioni che raggiungono temperature di quaranta o cinquanta gradi oppure quando piove o nevica e, quindi, spesso presentano problemi. Del resto, i contributi che lo Stato o le Regioni elargiscono per finanziare gli investimenti sono vincolati all’utilizzo di queste tecnologie avanzate.

Purtroppo, però, queste ultime non sempre sono in linea con le necessità dell’utilizzatore, il quale spesso ha bisogno di macchine che siano performanti, semplici e che possano essere riparate subito quando si guastano. È vero che una parte di questi investimenti sono garantiti dallo Stato, ma finanziarle anche per oltre il 50% rischia di falsare il mercato. L’agricoltore, invece, dovrebbe poter acquistare il macchinario con i soldi che ha guadagnato con il proprio lavoro, cioè vendendo ciò che produce con il giusto margine che gli spetta, e non soltanto perché la Regione o lo Stato hanno erogato contributi a fondo perduto, drogando così il mercato.

Poi, occorre considerare un altro fattore. A un certo punto, questa burocrazia crea aspettative per cui c’è chi dice: “Io non investo, non compro il macchinario che mi serve, per ché aspetto che arrivino i contributi”.

Quali sono i problemi che avete riscontrato?

Noi continuiamo a investire e a fare ricerca per produrre macchine sempre più performanti, tenendo conto che la tendenza in agricoltura è sempre più quella di limitare il fabbisogno di mano d’opera, perché nessuno vuole più andare a lavorare nei campi. E questo fenomeno non avviene soltanto in Italia. Allora, a parte gli imprenditori agricoli, il problema è che occorre trovare mano d’opera specializzata, che però in molti casi ha preferito accontentarsi del reddito di cittadinanza, che ha disincentivato le persone dal cercare lavoro.

Inoltre, ci sono aree nel Paese dove coloro che hanno acquistato una macchina con tecnologie molto complesse non trovando collabora tori preparati a utilizzarle, quindi lasciano ferme le macchine oppure accettano che lavorino un po’ per poi parcheggiate. Questo è un problema che vediamo specialmente con i nuovi trattori, per esempio. Accade come quando andiamo in strada in auto e poi, quando si ferma perché un piccolo chip è andato in tilt, dobbiamo chiamare il carro attrezzi che porterà l’auto all’officina del rivenditore, siccome nessuno è più in grado d’ingegnarsi per ripa rare il guasto.

A chi giova questa tendenza a ridurre sempre più la meccanica nelle macchine?

È chiaro che queste ipertecnologie hanno costi inferiori a quelli dei componenti meccanici, che però una volta consentivano di poter riparare i guasti in modo più veloce. Questo è lo stesso motivo per cui, per esempio nel settore moto, alcune sono ricercatissime perché non si fermano mai, mentre quelle che impiegano i chip ogni tanto lasciano qualcuno a piedi.

Quindi, cosa occorrerebbe fare?

Nel nostro ufficio tecnico operano alcuni ingegneri esperti di meccani ca. Io mi raccomando ogni giorno di ben ponderare e limitare l’utilizzo di queste tecnologie che integrano le nostre macchine, affinché prevalga la semplicità che serve all’utilizzatore. Però, per alcune applicazioni non possiamo più fare a meno di utilizzarle perché, ripeto, sono a basso costo. Purtroppo, anche in questo ambito ha prevalso la mentalità che ne privilegia la produzione in paesi in cui i lavoratori non hanno diritti, quindi le merci costano meno. Soltanto adesso ci accorgiamo che poi questi paesi, come la Cina, tengono le briglie del business mondiale. An che se, negli ultimi mesi, pare che la tendenza sia quella di invertire la rotta. Ma passeranno anni prima di recuperare questo gap. Basta vedere cosa sta accadendo nelle case automobilistiche, soggette ai lunghi tempi di consegna dei componenti ipertecnologici provenienti da questi paesi e per questo costrette a ferma re le loro linee di produzione. Fare macchine sarà sempre più difficile, anche se noi abbiamo ancora la passione di continuare a costruirle.